La vita quotidiana come rappresentazione è il titolo di un saggio di Erving Goffman, citato da Franklin Foer nell’ultimo libro da me letto. Tutto sommato, il titolo dice cose che tutti sperimentiamo (e che molti comprendono): dove più dove meno, la nostra vita personale riflette, almeno in parte, ciò che desideriamo gli altri vedano e pensino di noi; dal trucco che scegliamo di applicare o non applicare, passando dal colore delle pareti di casa sino ai libri esposti sugli scaffali del salotto (esempi miei, me ne assumo tutta la responsabilità: ed aggiungo, anzi, le nostre parole).
Ogni cosa concorre, in maniera più o meno incisiva e più o meno consapevole, a giocare le carte di un dramatis personae nel quale profondiamo sforzi inesausti.
Ma come insegna la Psicologia Cognitivo-Comportamentale, non è soltanto la direzione che diamo al nostro modo di essere e rappresentarci quotidianamente a modellare quanto mostriamo al pubblico, anche la nostra esteriorità, l’abitudine, il comportamento – tanto più se studiato – imprimono un disegno preciso alla nostra mente ed alle sue produzioni.
E’ un dato che so interessare molto a Diego.
Così, non soltanto io ho selezionato i libri che possedevo riducendoli a minimi e diversi termini, ma soprattutto quelli che sono rimasti, nella loro nuova posizione dentro la libreria e con significato e valore rinnovati, stanno trasformando me.