Libri .10: Enzensberger, Launet

Parli sempre di soldi! – Hans Magnus Enzensberger

Ogni volta che zia Fé arriva in visita a Monaco, la tranquilla quotidianità dei Federmann finisce bruscamente. È molto anziana, anche se nessuno sa con precisione quanti anni abbia; vive ufficialmente in una grande villa sul lago di Ginevra, ma in realtà è sempre in giro per il mondo; e infine, considerando la vita che conduce, deve anche essere molto ricca. A Monaco ad esempio alloggia al Vier Jahreszeiten, l’albergo piú elegante e costoso della città. Ed è qui che i suoi tre nipoti – Felicitas, Fabian e Fanny – vanno a trovarla, affascinati, a seconda dell’età, ora dal suo stile di vita e dai misteri che la circondano, ora dalle meravigliose coppe di gelato e da altre leccornie che come per prodigio appaiono nella camera.
Il che naturalmente fa riflettere i tre ragazzi, visto che i Federmann – i genitori peraltro non sono mai invitati – non navigano proprio nell’oro. E cosí iniziano a fare domande: da dove vengono i soldi, i soldi in generale, non quelli della zia? Perché non bastano mai, anche se in giro ci sono fantastiliardi di banconote? Chi li ha inventati e chi li stampa? E perché esistono l’inflazione, i fallimenti, il mercato nero, il lavoro nero, i pagamenti in nero, la divisione del lavoro, la svalutazione, i cartelli, la congiuntura (tutte cose, sostiene la stravagante zia, piú importanti di quelle che vengono insegnate a scuola)? E cosa significano quelle strane parole che usa sempre il mondo della finanza: private equity, hedge fund, global player e chi piú ne ha piú ne metta? E per quale motivo, infine, il denaro, l’essenza del materialismo, è qualcosa in cui in ultima analisi bisogna credere? Tutti interrogativi ai quali zia Fé, pescando dal vasto repertorio della sua lunga e avventurosa esistenza, fornisce le adeguate e il piú delle volte non scontate risposte.

Carino, certamente.
Cosa vuole insegnare però, in fondo?
La storia è volutamente semplice a questo scopo, trasmettere qualcosa.
E a chi: adulti? Non approfondisce nulla. Giovani e giovanissimi? Non risulta abbastanza chiaro, ed il linguaggio tecnico viene utilizzato ma non spiegato.
Non vi sarebbe stato bisogno di strutturarlo in tal modo (con tanto di glossario) se il messaggio non volesse essere specificatamente economico.
Romanzino senza infamia né lode.

In fondo al laboratorio a sinistra – Edouard Launet

Può un piccione distinguere un Picasso da un Monet? Le mucche producono più latte ascoltando La sinfonia pastorale di Beethoven o una canzone dei Beatles? E qual è il modo migliore di suicidarsi con i fuochi d’artificio? Spulciando la stampa scientifica a caccia di quella che chiama la scienza champagne, l’autore passa in rassegna 55 studi scientifici, uno più strampalato dell’altro.

Curioso, adatto per passare un paio d’ore divertenti – ma un approccio meno superficiale sarebbe stato apprezzabile.
Dopotutto se alcune ricerche scientifiche, con tanto di appositi finanziamenti, somigliano più a barzellette, in molti altri casi la bizzarrìa apparente nasconde un fine sensato ed utile: anche la burocrazia e la necessaria sistematicità del metodo scientifico ci mettono del loro nel farne, talvolta, oggetto di ridicolo.
Non è conveniente, poi, se si scrive per il grande pubblico, mescolare ricerche di scienza pura, di medicina e di scienze sociali: gli scopi e le interpretazioni dei tre rami divergono troppo per poterne fare una lettura univoca e giustificare ogni sarcasmo.
Lodevole come passatempo, mi aspetterei tuttavia da un giornalista scientifico una certa accortezza e cognizione di causa nella valutazione del lavoro dei ricercatori. Ma, del resto, Launet è prima di tutto ingegnere 🙂

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