Sogni / 3

Sono adulta, ma devo sostenere l’esame di terza media – la qual cosa non mi appare affatto strana. Faccio una serie di viaggi in autobus, e durante uno di questi incrociamo il minibus bianco che fa servizio alle elementari.
Attraverso il paese con un cd di forma piuttosto anomala in mano, diretta verso il mio ottico per fare un esame della vista, necessario per sostenere l’esame. Mentre cammino, su un’isola pedonale, vedo disposti un sacco di manici d’ombrello, tutti in legno, lavorati in colori e fogge esotici (uno rappresenta un ariete, il mio segno zodiacale, con il manico ritorto bianco e azzurro). Li passo in rassegna per prendermene alcuni, ma poi qualcosa mi distrae (un serpente?) e proseguo.
All’interno di una sorta di centro commerciale incontro un vuoto tra il mio piano ed i tre scalini sottostanti, che portano dove voglio arrivare: stimo che con un saltello modesto posso arrivarci, mi metto il cd tra i denti per prendere la misura, ma poi dubito desisto e rinuncio. Mi avvio ad un ascensore lì vicino, che ovviamente prima non c’era.
Uscita dalla scuola media (come sarà andato l’esame?), trovo per terra, nell’ordine: due monetine entrambe di rame, cinque centesimi di euro e cento vecchie lire, che faccio per restituire ad un ragazzo ma che quello mi regala, ed un sasso bianco che attira la mia attenzione. Penso per un momento a quando raccoglievo sassi carini con mio padre, faccio per passare oltre ma poi mi dico che forse me l’ha mandato proprio lui: torno indietro, lo raccolgo: è più grande di quanto sembrasse e colorato, a cerchi concentrici come un diaspro orbicolare grezzo.

diaspro-orbicolare-gemmologia-olistica
Più avanti due ragazzini tentano di strapparmi una busta che mi porto appresso (cosa conterrà?), lotto un po’ per trattenerla e cerco nel contempo di prendere lei a sberle – sì, ieri ho avuto un pomeriggio movimentato e incazzoso e sì, c’è una “lei” cui avrei voluto suonarle di santa ragione. Riesco non so come a ridurli alla ragione (per modo di dire) e proseguo.
In una stanza dominata dalla penombra sto parlando con alcune persone che conosco, e in una stanza attigua, dietro un vetro a tutta parete, vedo una salma con quattro estremità che spuntano dal lenzuolo che la ricopre. Passo mezz’ora a stabilire se la coppia di estremità al centro sia di piedi o di scarpe, o viceversa, e lo stesso per la coppia ai lati esterni. Mi volto verso la persona alla mia destra, e quando riporto lo sguardo sulla salma vedo mia madre. Tempo un attimo e si sta alzando dal lettino, faccio per accorrere ma in battito di ciglia mi accorgo che devo aver avuto un’allucinazione. Il suo corpo è di nuovo disteso, immobile e con gli occhi chiusi.
Finisco in mezzo ad una guerra tra bande dentro un’aula di scuola (ancora!), ma la scena è breve: la donna affascinante e imponente che pare avere la maggiore autorità e le maggiori chance di cavarsela, per un banale acaro velenos(issim)o, finisce stramazzando a terra. Mi affretto, anche se non l’ho toccato, a lavarmi le mani e ripulire Dio sa quanti barattoli di purè i quali, per qualche oscuro motivo, mi convinco siano stati contaminati.
FINE.

Una sintetica analisi (molto personale e poco freudiana):
mia madre risorgerà dai morti, mio padre è sempre con me anche se non fisicamente, supererò gli ostacoli che mi si presenteranno e riuscirò a non farmi avvelenare dalle circostanze. 
Avrò fortuna sul piano economico.
Forse mi comprerò un ombrello nuovo, bello bello.
Sarà comunque preferibile, per me, stare alla larga dagli esseri umani.

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