Libri .14: Foster Wallace (Crociera)

Mi piacciono i libri di piccolo formato, limitato spessore e dai contenuti ad alto peso specifico. La fortuna questo mese mi ha assistito fornendomene subito un paio, uno dei quali è Una cosa divertente che non farò mai più di Foster Wallace – uno dei suoi gustosi reportage per conto di Harper’s Baazar.
Stavolta, oggetto d’indagine e materia evocata dal titolo, la “cosa divertente che [Wallace] non farà mai più” è nientemeno che una crociera. Sì, uno di quei viaggi a bordo di navi-palazzo che solcano mari ed oceani facendo tappa in località più e meno amene, ed intrattenendo, di-vertendo (quanto ci sarebbe da dire su questo!) i passeggeri tra uno scalo ed il successivo a suon di eventi/spettacoli/concerti/treniniedanze/shopping/piscine (l’acqua sull’acqua!) cenedigala/garedicucina/gareditutto/fitnesswellnesssaunaspa.
Una bolgia infernale.
Un assurdo moderno (già vecchio, ma ancora ben frequentato).
Una pacchianata da parvenu.
Bene: tutto vero.
Ma – c’è un ma.
Senza tema di contraddirmi, va anche detto che a me l’idea della crociera (l’idea, poiché non ho mai avuto occasione) piace. Forse perché mi appassionano i parchi a tema, dal Gardaland della mia infanzia al Disneyland Paris delle superiori, proseguendo verso l’infinito e oltre (cit.).
La curiosità verso (un po’ tutto) ciò che concerne le crociere periodicamente mi riaffiora, e colpisce in molti modi diversi: per esempio, col recente romanzo-fiume (uno dei migliori di questo 2019) Senza amare andare sul mare, letto giusto prima di DFW.
O con un altro libro, che tratta dei delitti commessi durante le crociere e delle particolarità (meglio forse dir carenze) con i quali vengono normalmente gestiti. Parlo del saggio, purtroppo ancora non tradotto in italiano, del giornalista Gwyn Topham – qui un suo articolo inerente lo stesso argomento, e qui un estratto del libro.
Volendo, se siete d’umore più scanzonato, potete solcare la Rete in cerca delle navi da crociera più piccole esistenti (e a mio parere, sicuramente più a misura d’uomo: mi attira quella a vele, 100 posti, con libreria di bordo), le dieci più diffuse tipologie di crocieristi rinvenibili (io sono senza dubbio un’Ansiosa, con la maiuscola), oppure alcuni degli attracchi più insoliti.
Chissà, se vincessi una lotteria magari questi link mi torneranno utili… uhm.

Tornando a Foster Wallace, comunque, cosa dire che non suoni come la scoperta dell’acqua calda (magari con tanto di idromassaggio in Jacuzzi, dato che di lusso sfrenato stiamo parlando)?
Oddio, lusso. Che cos’è il lusso? (O come direbbe Leroy Jethro Gibbs: Definisci lusso, pivello). Senza scomodare dizionari, etimologie e massimi sistemi, più che un “possesso di beni che eccede il necessario” io lo intendo come il godimento, anche temporaneo, di oggetti ed esperienze – necessari o meno che siano alla vita quotidiana – dotati di una naturale bellezza, raffinatezza ed eleganza. E’ qualcosa di difficile da inquadrare, tant’è che da questi tre sostantivi alcuni di voi ricaveranno forse un’immagine algida, impostata, che suggerisce scomodità – l’inverso di quanto risuona in me. Ma l’argomento è più affine alla sfera del minimalismo che pratico, e in questa sede mi porterebbe (mi sta già portando) fuori traccia.
Basti allora dire che il lusso popolarmente inteso, una delle attrattive dei giganti che ospitano le crociere, visto da lontano cioè da terra appare pacchiano. Una patacca. “Esagerato, opulento, sfacciato e iperbolico” – cito una blogger pescando da un suo post appena pubblicato, elenco d’aggettivi che nulla c’entra con le crociere (parla di Luna Nuova di Ian McDonald, fantascienza) ma ben vi si adatta.
Se così è, e se lo disprezzo, perché desiderare una crociera?
Ma perché è facile, cazzo (pardonnez moi le francais).
Perché offre, sia pure per un tempo limitato, una vita facile.
Ciò che io realmente desidero è una vita semplice, leggera, non facile; ma facile alle tante può rivelarsi un utile surrogato.

Le diverse nicchie di mercato [comprendono]: lusso, lusso assurdo, lusso grottesco.
[…] una miscela di relax ed eccitazione, di appagamento senza stress e turismo frenetico.
[…] terzo tipo di sconfitta del terrore della morte […] quello che non richiede né lavoro né divertimento. […] Dalla brochure della 7NC: “Il peso della vita quotidiana svanirà come per magia”.

Interessante, no?, questo tentativo di sconfitta della paura della morte.
Non è il mio caso, a me l’idea della morte, così molto ipoteticamente, piace perché coincide col sollievo, con l’esonero definitivo e irrevocabile dalle incombenze della vita quotidiana – appunto.
Ma DFW, con occhio clinico, fa invece la radiografia di qualcosa di più severo, al contempo causa ed effetto della scelta d’una crociera anziché d’un camping, per dire: la disperazione. Ehi, quella gente che è salita a bordo con lui pare stesse sopportando un’esistenza ben più disperata della sua, per quanto possa essersi risparmiata il suicidio (ma nelle sue notarelle che farciscono la riflessione, un suicida compare. O meglio, scompare nel mare).

Tranquilli, però: tutto questo l’autore ce lo serve con la partecipazione del curioso ed il distacco dello studioso – tanti etnografi c’han provato a comporre questo mix, senza successo. Lui lo padroneggia, e nemmeno per mestiere ma per natura, secondo me.
E poi, non sia mai, non mancano nemmeno le chicche d’orrore cosmico che tutti, segretamente o apertamente che sia, attendiamo: per esempio, il pellicano al marzapane e l’omelette con tracce di tartufo etrusco.

Poco dopo la partenza, ci si sente già lieti di non far parte della carovana di passeggeri che fan le vasche su e giù per i ponti, per le sale, i ristoranti, i negozi, eccetera.
Eppure, quando sarò stufa della vita, chissà.
C’è sempre una crociera che può aiutare ad andar meglio a fondo.

22 pensieri riguardo “Libri .14: Foster Wallace (Crociera)

  1. Ho letto il libro di dfw, trovandolo moderatamente esilarante, e ho fatto qualche crociera, per cui sento di poter dire la mia, dopo aver letto questo tuo bell’articolo…
    Devo dire che inizialmente l’idea delle crociere non mi ispirava, la vedevo come un’esperienza da pensionati… sono abituato ai viaggi on the road, del resto… ai viaggi fai da te…
    Poi dopo averla provata (perché bisogna sempre provare nella vita, prima di eventualmente stroncare) devo dire che come esperienza non mi è dispiaciuta…
    Sono d’accordo quando dici che le crociere offrono, astraendo al massimo, una vita “facile”…
    E anche un’idea di turismo facile: di notte dormo e mi sposto, la mattina sono in una nuova località, pronto per visitare… È forse l’aspetto che mi piace di più…
    Poi dfw ha ragione su tante cose: la confusione, l’atmosfera pacchiana… però sono dell’idea che ogni tanto ci possa stare!!

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    1. Grazie per il commento ed il complimento 🙂
      Come immagino si sia capito, io son ben poco “portata” per i viaggi fai da te, come scrivi, zeppi d’avventura e di imprevisti: mi piacciono sulla carta o in video, mentre me li godo con uno spuntino a breve distanza ed un morbido cuscino a sostenermi 🤣
      Non per nulla uno dei passaggi che più mi han colpito (e fatto sognare, diciamolo) del libro è stato questo, riferito appunto al momento del sonno:
      […] il dondolìo del mare grosso ti culla, la spuma delle onde ti fa shhh dall’oblò, il rumore del motore è il battito del cuore della mamma.

      A questo punto, comunque, non posso esimermi dal domandarti almeno quali crociere hai fatto, e con che compagnia 😉

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      1. il passaggio del libro che riporti non lo ricordavo e devo dire che mi fa un po’ sorridere, perché dfw se la prende un po’ con tutto di quella crociera, per poi… fare il romantico con il mare grosso (capisco con le onde, ma con il mare grosso!) e addirittura con il rumore del motore…
        ad ogni modo, ci sono altri aspetti che trovo fantastici in una crociera, come ad esempio quello di potersene stare a lungo seduti a contemplare il mare mentre la nave è in navigazione (meglio se dal balcone della propria camera e non nelle più affollate aree comuni)…
        quanto alle mie crociere: ne ho fatte un po’, ma tutte con un’unica compagnia, quella con la grossa C sul caminone centrale…
        le più belle sono, a mio avviso, quelle nel nord Europa… quella dei Fiordi ma anche – e soprattutto – quella delle capitali del Baltico (Stoccolma, Helsinki, San Pietroburgo, Tallinn)…
        meno belle quelle nel Mediterraneo, frequentate da più italiani casinisti 😀 e in generale meno suggestive per paesaggi e luoghi da visitare…
        l’unica del Mediterraneo che meritava veramente è quella delle isole greche

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        1. Forse il mare grosso aiuta anche a recuperare un immaginario di navigazioni a vela senza motore, di avventure marinaresche di altri secoli… insomma, belle le crociere, ma dove sono i pirati (quelli veri, non quelli farlocchi che al largo non ricordo se di Cozumel o cos’altro hanno allestito il loro spettacolino ignorato da tutti)?
          Dove sono i pappagalli con la benda sull’occhio?
          E gli abbordaggi, ed il pericolo di naufragi, ce l’hanno sostituito con inchini imbecilli e morti evitabili, ingloriose.

          (Ehm).
          I paesi nordici mi affascinano (ma soprattutto, il freddo lo tollero, il caldo no).
          Ho anche letto della possibilità di sfruttare i viaggi di riposizionamento, in bassa stagione, delle navi; a prezzi molto scontati. La compagnia con la C ( 😀 ) pare ne organizzi uno in settembre – ma, con buona pace delle vacanze, preferirei sapermi al lavoro, per allora.

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        2. Sì vero, ci son quei viaggi lì che sono un buon compromesso tra crociera e portafoglio (mai provato, però)…
          Io preferirei sapermi in vacanza sempre, ma è un classico caso di inversione della prospettiva😁

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        3. Non so che lavoro tu faccia né dunque se sarei in grado di sostituirti (ne dubito…), ma volendo potremmo anche scambiarci i ruoli – ovviamente una percentuale del tuo compenso me la piglio io 😛 😉

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  2. Scusa la brutale sinteticità del mio seguente commento (ed anche gli eventuali errori di battitura), ma sto scrivendo dallo smartphone (cinese puro sangue e non una sorta di Mulan disneyano alla Apple, che finge di essere americano ma in realtà è un cinese fatto per gli americani e blà blà blà) e faccio una discreta fatica ad essere come mio solito logorroico…

    Mi sto affezionando alle tue non-recensioni (nel senso di non-rituali, non-autoreferenzianti, non-tradizionali e per lo più tangenziali al testo ed ellittiche sulla struttura) e questo mi porta per transizione a provare affetto quando vedo il tuo nome nel reader di WordPress…

    Per inciso, questo libretto di Wallace mi fu regalato alla sua uscita e dopo avermi perplesso non poco è alla fine divenuto uno dei miei preferiti (considerando che a suo tempo affrontai Infinity come un’esperienza da calvario… Un sacrificio che volevo fare per un bene superiore…).
    Bye

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    1. Un calvario sicuramente abbastanza allucinogeno da spingerti avanti pagina per pagina, sì, nonostante a un certo punto a me siano usciti gli occhi dalle orbite e non vi siano più rientrati sino alla conclusione.
      Ma vogliamo parlare delle meravigliose (e molto farmaceutiche) note a piè di pagina?
      E delle note alle note?
      E delle sottonote alle note alle note primarie?

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      1. Si, è una delle cose che rende quell’opera unica dove sembra che io testo si.modifichi davanti ai tuoi occhi come la cronologia delle modifiche che si fanno quando si scrive su Word… Un libro che è davvero (per usare un aggettivo abusato) lisergico…
        Per questo, avendo appuntato sul mio immaginario, come una medaglia sul petto, la lettura completa da parte mia, quando poi ho affrontato la lettura della Nave di Teseo è stato di una semplicità disarmante!!!

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  3. Ehi, avevo perso questo post!

    “Una cosa divertente” è forse il libro migliore di DWF e praticamente contiene già il nucleo concettuale di Infinite Jest: la dipendenza, il desiderio di piacere infinito e la impossibilità di ottenerlo.

    Hai presente quando Wallace fa la partita a scacchi con la bambina geniale che lo batte? Il modo in cui descrive la madre odiosa della bambina è lo stesso in cui descrive Avril Incandenza. Forse ci sono persino un paio di frasi uguali. Avevo proprio confrontato i libri mettendoli materialmente fianco a fianco.

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    1. Dai! Non mi stupisce…!
      In effetti avrei voluto trovarmi a bordo per strozzarla, così accidentalmente, una volta che l’avessi pescata da sola.

      Al momento ho in transito Il rap spiegato ai bianchi, che non so se sia precedente o successivo, comunque i suoi articoli-reportage-fiume li adoro.

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  4. Ma anche quando osserva che le cabine sono volutamente non insonorizzate, per far sentire il tum tum dei motori, che ti ricordano – effetto voluto – il tum tum del cuore della mamma che sentivi quando stavi in utero «l’unico momento nella tua vita in cui avevi davvero tutto quello che volevi ed eri assolutamente felice»

    Infatti in IJ dell’inizio del Film si sa solo che appare una donna che rappresenta la Madre.

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    1. E’ il passaggio che mi è piaciuto di più in assoluto, quello.
      Un mare d’acqua – calda ma non troppo – in cui galleggiavamo senza nulla da fare, ed era perfetto così. L’ultima volta che non abbiamo avuto nulla da fare o da inseguire…
      … e avremmo voluto invitare tutti a star lì con noi, perché era troppo bello ❤

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  5. L’ho visto l’altro giorno in libreria, e non l’ho comprato nonostante mi ispirasse molto solo perché mi sto avvicinando solo ora a DFW e ne ho presi altri di suoi. Ora lo voglio subito! Questo pezzo mi invoglia assai! Nemmeno io ho mai fatto una crociera e, per le stesse strane ragioni, amerei provarne una. Solo per un paio di giorni però, per evitare di lanciarmi in mare 🙂

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  6. Bellissimo. Lo scorso anno per motivi di lavoro ho passato una settimana su una nave da crociera e nel libro ho poi trovato moltissimi punti in comune con la mia esperienza. Lo sguardo di DFW poi rende tutto più assurdo, mi è piaciuto un sacco

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    1. Sì, il suo non è mai uno sguardo puramente sarcastico, è quello di chi si accorge suo malgrado di far parte di qualcosa di ridicolo, ma che già nel suo mostrarsi ridicolo fornisce una ragione per esistere.
      E poi, se leggendo IJ mi mettevo le mani nei capelli ogni volta che incrociavo una nota a piè di pagina, ora spero sempre di trovarne molte 😀

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