“I had a bad day”.

Sì, sto continuando a leggere roba su Joker, qualche commento cinematografico ma soprattutto, e sempre più diffuse, analisi più e meno approfondite a livello psicologico, psichiatrico, psicoanalitico.
Io stessa – che sono interessata per piacere intellettuale a questi ambiti, e coinvolta personalmente in diverse delle questioni trattate dal film e dai blogger – mi sono allegramente consegnata ad un’orgia di autoanalisi “andante con brio”.
Se un tempo, pur essendomi assolutamente necessaria, l’autoanalisi mi scaricava addosso angoscia, oggi (da parecchi anni) non è più così: è uno strumento di sollievo, di ordine e di consolazione; dato che raramente riesco ad avere un confronto costruttivo sul funzionamento e sulle problematiche della mia psiche con qualcuno – chiunque sia.
Come sa chi mi segue dall’inizio, cioè dal gennaio di quest’anno, mi è capitato di sfogarmi, o raccontare un po’ di fatti miei, qui sul blog, ma in misura contenuta, e talvolta “poetizzandoli”. Ci sta, lo faccio scientemente – non è un impulso irresistibile.
Ma il blog non è nato per questo, né come diario né come autoterapia.
Non si spaventi nessuno perciò se occasionalmente, e in questo periodo di più, tiro fuori argomenti pesanti. Al limite, skippateli. Ma adesso lasciatemi dire ancora due cosette su ‘sto benedetto pagliaccio…

… punto primo: sì, d’accordo, ha avuto una brutta giornata. Anzi, ha avuto una serie di brutte giornate, quelle che vediamo nel film. Ma prima di dire che anche un intero mese di brutte giornate non basta a giustificare l’omicidio, prima di sostenere con gli opinionisti televisivi – scovati dai direttori di rete in omaggio nei pacchetti di patatine – che il raptus non esiste, raccogliete un po’ di mastice e tappatevi la bocca.
Lo sappiamo tutti che il concetto di raptus è abusato, ed utilizzato di frequente come scorciatoia giuridica per arrivare a chiedere l’infermità mentale, quando invece l’imputato è un misero stronzo ed il suo avvocato uno squalo.
Ma decidere che non esiste, che è un fake scientifico, è come dire che la pubblica amministrazione è un’organizzazione mafiosa. Tout court: non che la corruzione ne è una forma deviata, ma che la natura stessa della PA è mafiosa. Entiendes?
La famosa “brutta giornata” al termine della quale arrivi ad ammazzare qualcuno – per rabbia, per insofferenza, per disperazione – è solo la ciliegina sulla panna montata di molte brutte giornate, a loro volta adagiate su una torta che è un’esistenza intera di brutte giornate, di dolore, di fatica, di traumi.
E’ talmente elementare che, quando sento i suddetti opinionisti negare la possibilità di un raptus esplosivo (ma da tempo non li frequento più, quei deficienti) mi vien quasi da ridere a crepapelle, anziché incazzarmi.

Ve ne racconto solo un paio.
L’ultimo periodo di convivenza con mia madre (sì, anch’io convivevo con mia madre malata e per me il momento più difficile da sopportare del film è stato quello in cui si vede Penny all’ospedale), l’ultimo periodo è stato sereno, anzi: felice. E ce ne sono stati molti altri, certo.
Ma c’è stato anche un litigio al termine del quale, seppure involontariamente, le ho rotto un femore: ero stata spinta all’angolo, mi era stata tolta l’aria e la possibilità di replica, al punto che potevo o implodere e soccombere – potenzialmente, avere un crollo psichico – o ribellarmi. La mia fortuna è stata, fra le altre, aver sempre avuto la tendenza a ribellarmi e buttar fuori la rabbia anziché subire e reprimermi.
C’è stato un periodo in cui, nei sogni notturni, più volte mia madre l’ho strangolata; provando un sollievo e un senso di riscatto enormi.
C’è stata una notte in cui ero arrivata al limite, e una volta spentosi l’ennesimo conflitto, mentre lei era già a letto, mi sono seduta sul terrazzo e ho valutato con molta concretezza l’opportunità di rientrare, aprire le valvole del gas sul piano cottura e mettermi a dormire – metterci a dormire, definitivamente.

E sto parlando soltanto degli ultimi 8 anni.
Prima, è venuto altro, non meno pesante e difficile.
Potrei parlare per ore, in alcune occasioni con le persone giuste l’ho fatto, di come mi sia stato possibile sopravvivere e non perdermi – perché, di fatto, sono una sopravvissuta; e in più di un senso: psicologicamente al mio passato, fisicamente ad una famiglia intera, persa per malattia ed incidenti.
Tralascio il come, vi lascio con un ribadito dato di fatto: ho avuto un’esistenza che avrebbe potuto disintegrarmi del tutto, ma sono sopravvissuta. E’ possibile, dunque. Ma non è un regalo che tocca a chiunque, c’è in questo molta casualità. E chi ce la fa a superarla, chi riesce in qualche modo a limitare i danni, di danni comunque ne fa: ma a noi strambi esseri umani piace ululare alla luna perché Joker troviamo sia un film diseducativo, e poche ore appresso ci sediamo comodi davanti a La vita in diretta a speculare sull’ennesimo omicidio-suicidio, sull’ennesima famiglia distrutta, sulla tragedia del giorno con contorno di vicini di casa che in coro affermano: ‘era una persona buona, sempre allegra’.

27 pensieri riguardo ““I had a bad day”.

  1. Mai ascoltare gli opinionisti, fanno più danni di qualunque altra cosa pur non avendo alcun titolo (e spesso e volentieri nemmeno le competenze) per parlare di ciò che viene chiesto loro.

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      1. E qui farei uno spunto di riflessione sulla parola “professionista”, anche questa fin troppo abusata per definire sia i professionisti veri e propri che i cazzari qualunque che sparlano dandosi toni che non li appartengono.

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        1. Sì, certo.
          Ma ti garantisco che, a me, questo sembra il problema minore.
          Li possiamo lasciar parlare, che si fottano (😏)
          Non fanno del bene, ma siamo liberi di silenziarli e spegnerli (a fianco dell’incolpevolezza per incapacità di fermare un impulso distruttivo, non scordiamoci della responsabilità di cui tutti godiamo nel tenere lontano gli stimoli negativi – quelli che possiamo controllare e scegliere, chiaro).

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        2. Magari la colonna sonora di Joker, appunto, della brava Hildur.
          In sottofondo mentre si lava via il sangue di un povero opinionista televisivo dal set di coltelli da macellaio – Dexter docet 😁
          (Se dopo i post già programmati non mi vedrai più comparire nel Reader, vuol dire che mi hanno arrestato in via precauzionale.
          X le istituzioni: non sto progettando alcun assassinio, qui si discute soltanto 😉 )

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        3. E io che stavo già preparando la busta di arance da portarti 😂

          Come dissi qualche giorno fa, questo film non l’ho visto (anche se alcuni dicono che come incassi potrebbe raggiungere o addirittura superare Avengers Endgame) quindi non saprei nemmeno come sia la colonna sonora ma mi fido di quello che dici visto che a te è piaciuto tutto 🙂

          Sugli opinionisti televisivi meglio l’ironia della mannaia anche se, a dirla tutta, alcuni se la meriterebbero proprio ma poi si perderebbero “clienti” per le prese per il cuculo 😏

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        4. Mannaggia, le arance!!
          Fuori dal carcere, in libertà, sono ottime – ma vuoi mettere il gusto della dura conquista?
          Mi vengono in mente i resoconti e i diari dei prigionieri politici sovietici, e dei loro familiari, a proposito della trafila complicata ed incerta per far avere pacchi alimentari… alla Lubyanka, per esempio.

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    1. Sì.
      “Sollecitazioni” è la parola esatta.
      Cogne dà proprio l’idea di quanto può essere difficile e scivoloso, anche solo a livello neutro di comprensione di un fenomeno, definire questi casi.
      Ed in tutti quelli che salgono al discutibile onore delle cronache, anche quelli meno spettacolari (sic), è comunque insita una complessità inaffrontabile in modo adeguato da mezzi ed in sedi quali la televisione.
      Non è un problema, di per sé: chi pretende di sapere la verità dei fatti e di trarre conclusioni personali su vicende simili ha una povertà intellettuale che, purtroppo, lo accompagna con e senza stupidaggini catodiche.

      Mi piacerebbe, magari, sentir qualcuno almeno una volta invitare il pubblico, specie quello che non si ritiene passibile di avere un raptus, a rompere qualche piatto, e qualche orribile bomboniera del matrimonio di zia Pina, ogni tanto.
      Anche così, aggratis, senza aspettare di aver motivo di sfogare un mucchio di rabbia repressa. Soluzioni semplici per problemi semplici, prima che s’aggravino 😉

      Comunque: a che proposito avevi in mente Cogne?

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      1. Il motivo alla base di questi interessi è che sono interessata alla criminologia e amo leggere e scrivere gialli. Il fatto di Cogne mi colpisce perché la mamma, pur essendo l’unica possibile colpevole per la successione degli eventi, ha sempre negato di essere stata lei e i familari hanno fatto quadrato, compreso il marito. Secondo me ha avuto un black out e, se si tratta di raptus, è il precipitato di una serie di fatti stressanti.

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    1. Lo immagino, tesorina, anche se abbiamo malattie diverse certe conseguenze sono comuni… come dice spesso la mia best friend, sarebbe tutto più facile e “spiegabile” agli altri se avessimo i pallini rossi in faccia, anziché tutto un inventario di stranezze 😉
      (Hai mai letto I miei martedì con il professore, di Mitch Albom?).
      Nonostante tutto questo “pensierame” io sto bene, sono serena in questo periodo.
      Potrei giusto lamentarmi (posso?) delle mialgie alle gambe, ma oh, il divano e i massaggi esistono per un motivo 😄
      Bacini, Ape 😘😘😘

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    1. quant’è vero…
      … il libro della Hart l’ho sentito e letto nominare più volte, ma non ho mai approfondito. Colgo senz’altro il suggerimento, e quando sarà, ne parlerò qui.
      Ti ringrazio molto e ricambio l’abbraccio 😃 🤗

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  2. E su “era una persona buona, sempre allegra”, farei il paio con “era uno tranquillo, lavorava 16 ore al giorno”…. Se lo fai perché sei disperato ci sta, ma se lavori 16 ore al giorno perché non sai vivere altrimenti sei pericoloso, altro che brava persona!

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