Periferia di gravità oscillante

Non è un esotico concetto matematico, è che da quando te ne sei andata, Mamma, ho perso per strada la gravità che mi teneva ancorata al suolo e ho dimenticato tutte le mie routine. E’ banale, ma non avevo ancora focalizzato questo fatto.
Ecco perché mi sembra di non avere più una direzione.
Stanotte, fra le altre bizzarre cose, ho sognato che mi inoltravo in un mercato all’aperto, uno spaccio di ravioloni ripieni di carne speziata. Volevo comprartene un bel pacco e portartelo a casa, pregustavo il momento, la tua contentezza ed allegria – solo al risveglio ho realizzato che non ti ci avrei trovata.

Ma ci sarai poi, dall’altra parte, alla fine della strada?

23 pensieri riguardo “Periferia di gravità oscillante

    1. Tesorah, è da iersera che ho la scimmia.
      Mi sa che il ventaccio ha fatto la sua parte, questo vento agita anche me, e un bel po’ 🤷‍♀️ Ma tengo duro… le penne con panna e broccoli dovrebbero aiutare. Non capisco perché i medici non le prescrivano mai.

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        1. E’ proprio vero 😦
          Grazie, stellina ✨
          Io intanto ho broccolato 🥦 e poi mi son messa a leggere sullo sgabello che ho piazzato vicino all’altarino, col cero vicino.
          Faccio tanto profuga di guerra, però col riscaldamento. E sarà meglio farlo andare, dato che ho stabilito di far la notte bianca – domattina presto analisi e vaccinazione antiflu.
          Bacio 😊

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  1. Il tempo non ha misura, a parte quella degli orologi che è “solo” fisica pura, come anche l’assenza, assenza che alla fine voglio credere sia anche una sorta di presenza, si presenza.
    Quella sorta di corporale mancanza che è talmente pesante da rendersi tangibile.
    Ho “toccato” spesso quella sensazione, ormai sono anni che la percepisco addosso, così un giorno ho deciso di renderla presente, visto che era sempre lì, tanto valeva farla partecipare. Sebbene eterea ha dalla sua la fruibilità dell’amore, il peso della coscienza, la vestibilità della pioggia. Si, quest’assenza (certamente soggettiva) mi vive (ossimoro volutamente espresso) nel modo in cui me la faccio bastare, perché nulla è più lacerante di un assenza assenza.
    Spero di non essere risultato contorto.
    Ciao

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    1. Contorto no, affatto. Poetico invece, ma non patetico, il che corrobora.
      Ogni tanto adotto un nuovo oggetto transazionale, prima fu un giubbino lungo che lasciavo sopra il letto come a illudermi che ci fosse ancora un corpo accanto al mio, ora un maglione che alle volte andando a dormire prendo per la manica.
      Spesso e volentieri una foto mia mamma si guarda i telefilm insieme a me – ma, adesso, è bello farlo senza necessariamente mettere i sottotitoli, che per lei viva erano indispensabili poiché sorda, ed ora non più: pur non avendo ancora visto la vera e propria risurrezione dei corpi, confido che valga per lei ora come varrà per il suo corpo glorioso, come da dottrina, quando sarà il momento: ossia che non le pesi più addosso questo deficit.
      Ciao, e grazie. Passa pure quando vuoi.

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      1. Mio padre anche da vivo era silenzioso, molto silenzioso, figuriamoci da morto. Ma io quel silenzio lo custodisco ancora. Un silenzio che gridava all’epoca come ora, un silenzio che mi ha insegnato il peso e il senso delle parole. Un silenzio fatto di gesti, di sguardi, di piccole gioie quotidiane, quasi non avesse senso comunicare il altri modi. La voce era qualcosa di inutilmente ingombrante.

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        1. Anche se coccolona lo sono sempre stata, con mia madre ho imparato meglio usare il senso del tatto. E a parlare con le mani (tanti gesti, pochissimi segni).

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