Autosufficienza: qualche nota.

Chiamatela autosufficienza pratico-economica, autosussistenza, autoproduzione (che ne è un aspetto): la sostanza è far da sé, dalla polpa di pomodoro allo scaffale alla crema viso; evitare il più possibile l’utilizzo del denaro come merce di scambio a favore del baratto; riparare e conservare piuttosto che comprare. Il tutto ottenendo, fra le altre cose, un notevole risparmio.
Il manuale di Massimo Acanfora ed Ilaria Sesana dedicato a questi temi – qui la scheda sul sito dell’OPAC, con l’indice –  è molto ben pensato (gli accenni ai massimi sistemi sono pochi e di grande buonsenso, va decisamente al sodo senza tuttavia dar per scontato che chiunque nasca agricoltore oppure falegname) ed utile. Fra quelli da me letti che affrontano la questione, l’ho trovato senz’altro il più equilibrato e ricco.
Non fa però alcun tentativo di mascherare i principi condivisi dai due autori per riuscire più gradito al grande pubblico: l’autosufficienza, seppure non per tutti – è detto chiaro – resta e viene dichiarata un valore positivo.
L’autosufficienza è un valore.
[…] E’ una forma di disciplina, ma è una nostra scelta, che possiamo modulare cum grano salis, e che nessuno ci impone di seguire pedissequamente o di spingere oltre le nostre possibilità.
All’inverso, proponendo un avvicinamento alla condizione di autosufficienza economica si suggerisce, qui, anche la concomitante adozione di uno stile di vita più consono ai ritmi naturali.
Alex Langer è una figura fondamentale nella storia dell’ecologismo.
Uno dei suoi motti era il contrario della visione della modernità olimpica, citius, altius, fortius (più veloce, più in alto, più forte). A questo Langer contrapponeva il suo lentius, profundius, suavius (più lento, più profondo, più dolce).
[…] possiamo scoprire con l’indipendenza la liberazione del tempo. E’ il tempo infatti la risorsa più scarsa della nostra epoca. Fermarsi – forse – è già un atto di indipendenza.
Ma attenzione, ecologia e downshifting lavorativo – meno tempo dedicato al lavoro, più tempo dedicato a sé ed agli affetti – non sono parole “buoniste”, idealiste, retoriche. Su questo Acanfora è assai diretto: 
Essere contadino è una cosa seria. Non è cosa per i cittadini che hanno nostalgia – spesso solo letterariamente – di un mondo idilliaco e bucolico.
Il resto, tutto il resto, è un carnet di consigli dritti al punto; come detto.

Posso solo concludere consigliando il testo a chi sia interessato all’argomento, e con un paragone del tutto personale che m’è sorto leggendo: trovo che, fra le altre presentate, l’attività di raccolta (di frutti, fiori, bacche ecc.) mi sia congeniale più di ogni altra, perché semplice non faticosa e moderatamente stimolante – e che possa essere l’equivalente “in movimento” di un’altra, differente attività, cioè lo shiatsu (del quale mi pregio d’aver imparato le basi).
Dico questo perché, in entrambi i casi, si tratta non di esercitare una forza attiva (che per altro stanca ed esaurisce chi la applica), ma di “attendere ciò che, da sè, cade e (r)accoglierlo” nel primo, di “lasciarsi cadere” e dunque esercitare una pressione passiva, delegando per così dire alla gravità il compito di imprimere forza sul corpo di chi ci si affida, nel secondo.

16 pensieri riguardo “Autosufficienza: qualche nota.

  1. Mi piace. In teoria mi piace molto. La verità è che la mia vita è come un volano. Ci ho messo tanto a farla girare a velocità vorticosa. E se ora cercassi di rallentarla mi travolgerebbe, insieme all’horror vacui generato dal volano semi fermo.
    Si, sono in trappola.

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  2. Riflettevo su quanto un logorroico con tendenze ossessive compulsive come me, possa mentire a sé stesso quando afferma di procedere in ordine sparso… O forse semplicemente procedo davvero così e poi ci sto male… Mah!

    Comunque, mi erano venute in mente delle cose (che bello il poeta Pasquale Panella, maestro dei giochi di parole, quando, surfando sui lemmi dei suoi testi tanto discussi dell’album Don Giovanni di Lucio Battisti, componeva come paroliere il verso «una cosina, una cosina dolce», così borghese, così quotidiano, così di satira di costume appena accennata, come una signora lombarda fintamente attenta alla dieta che si concede con le amiche una piccola trasgressione nel bar pasticceria della piazza, fingendo di non sapere che intanto il marito la sta cornificando con la segretaria o peggio sta facendo turismo sessuale nel background dei suoi viaggi di lavoro come bauscia rampante)…

    Volevo quindi interrogarti (questionarti? No, perché il verbo è orribile e con un transitivo imposto in stile scendere il cane) su cose invero assai banali, Ma che mi aiuterebbero a conoscere i tuoi strumenti di apprendimento audiovisivo e cartaceo…

    So, delle tue parole, che ogni tanto vai al cinema (vedi il Joker), ma so anche che questo avviene molto di rado… Ti leggo spesso recensire o comunque parlare di film che passano, come si dice in gergo, in chiaro ovvero nei canali generalisti del servizio pubblico e privato ed infine accenni spesso a film che prenoti in visione palesemente quindi in supporto digitale da home-video…

    Ecco quindi le mie domande:

    1. Segui sempre solo la TV generalista in diretta o anche dei canali a pagamento via satellite o via streaming (ti ho sentito una volta parlare della Barbara d’Urso con Wwayne)?

    2. Hai una connessione internet domestica sufficientemente potente da guardare lo streaming online o da scaricare più o meno legalmente film e serie televisive (anche spediti via web da me o altri) senza aspettare i tempi tra una glaciazione e l’altra?

    Queste due domande possono essere fastidiose, perché vanno a rimestare nelle tasche e nelle capacità reddituali personali ed anche non lecite, perché non ho alcun diritto di porre, ma sappi che:

    1. La mia interpretazione del Settimo Comandamento (quello del Catechismo Cattolico, posteriore alla debraicizzazione del decalogo biblico originale, che ha fatto perdere purtroppo il grandioso e potente secondo comandamento, dedicato al dio “geloso” che puniva l’idolatria e che oggi, mutatis mutandis, sarebbe stato azzeccatissimo nel mondo dei marchi commerciali mitizzati) è molto fluida e tutta ruotante attorno ad una personalizzazione dell’unico vero dictat universale dell’amare il prossimo; pertanto non mi faccio mai scrupoli di scaricare da siti pirata film e fiction per giudicarli e recensirli fin tanti che possano anche farmi capire le tendenze del mondo dell’intrattenimento domestico (ad esempio, mi sto guardando la nuovissima serie televisiva scritta da Jon Favreau The Mandalorian senza essere minimamente abbinato al servizio Disney+ che sarà disponibile per l’Italia solo da Marzo)

    2. Non sono ricco e sono anche uno spendaccione: non riesco a risparmiare nulla ed in più ho una scaletta di priorità da bambino di cinque anni, in base alla quale più di un mese ho rischiato di restare senza luce perché tardavo a pagare la bolletta dopo aver appena comprato l’edizione blu ray in 4K di un film che avevo amato e senza mai rinunciare agli abbonamenti di Sky e Netflix; faccio spesso colazione la mattina con fette biscottate integrali in pacco famiglia di qualità non dissimile da quelle che regalano alla Caritas e marmellate fatte in casa a costo zero da qualche parente, per poter contemporaneamente risparmiare ed avere i soldi per comprarmi gli unici krumiri degni di questo nome ovvero gli unici fatti ancora secondo la ricetta originale, quelli della premiata ditta Rossi, ancora venduti in scatola di metallo e che al chilo costano quanto una fiala di interferone o un fegato comprato al mercato nero della malavita internazionale).

    Se vorrai rispondermi, io ne sarò lieto, così come accoglierò con la stessa leggerezza un tuo diniego.

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    1. Oh, risponderò, eccome se risponderò 🙂
      Non ora perché tra poco uscirò, ma intanto ho bevuto un buon thé e mangiato il tuo ben nutrito commento, che compensa sempre le mie carenze nutrizionali 😀
      Dunque, nel frattempo, buon pomeriggio 😉

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    2. Io al contrario della borghese signorina nulla nascondo: uno dei pochi piaceri extra che mi concedo (quelli che nel mio file Excel di rendiconto spese figurano come “Uscite > Voluttuarie”) è il cibo, il dolce in particolare… e su questo meraviglioso appunto vado a riprendere le tue questions (in inglese funziona), comprese quelle economiche che in generale, ed in particolare venendo da te, non mi arrecano alcun disturbo – anzi, mentre ero fuori già meditavo di scrivere un post a tema su come campo e come mi gestisco: nella speranza di fornire qualche idea ad altri…
      … allora.

      1) In TV vedo solo roba in chiaro. O sulla Rai (recuperando di quando in quando qualcosa da RaiPlay), o su La7 e giù giù fino agli ultimi canali generalisti disponibili, secondo il caso – su Mediaset pochissimo, per lo più il Tenente Colombo (my darlin’!) alla domenica mattina ed i film del pomeriggio, che guardavo abitualmente con mia mamma… soprattutto western e roba datata 🙂
      So cosa vuol dire avere una piattaforma digitale perché anni annorum per un po’ abbiamo tenuto Sky, ma parliamo di quando c’era mio papà e lavorava. Dopo, per un po’ c’è stato anche margine, volendo fare un abbonamento basico, ma considerata l’offerta ho trovato che il gioco non valesse la candela.
      Altre piattaforme non ne ho mai provate direttamente, e infatti rosico quando leggo di certe belle cosette che si possono beccare su Netflix (no, dai, esagero 😉 ): non per altro, ma perché a differenza di altre difficilmente la roba orginale di Netflix viene poi passata in chiaro, ed è forse l’unica che promuova davvero novità e non solo “anteprime”.
      (La Carmelina occasionalmente la vedo, da quando ho scoperto che i suoi programmi sono più spassosi ed “educativi”, per rigetto, di quanto potessi figurarmi: o forse perché la Rai sta cadendo davvero in basso? Ad ogni modo, sempre su Canale5).

      2) Ma sai che non ho nemmeno idea di che connessione ho? La TIM ti tira matto con modifiche, proposte, offerte e controproposte che non ricordo più a che punto sto. Credo, comunque, si tratti di una normalissima 7 mega.
      Ti dirò, dello streaming non approfitto mai – salvo come ti dicevo per quelle due cosette più accessibili, RaiPlay – MediasetPlay e compagnia, che non so dire se sia lo stesso tipo di streaming di cui parli tu, ma così lo chiamano – e non ne approfitto più che per ragioni di velocità di connessione, per il banale motivo che mi mette in difficoltà. Dovermi registrare, scaricare, smanettare mi fa passar la voglia, punto. O vado via liscia, o preferisco passare ad altro.
      Ho invece scaricato roba con e-Mule per diversi anni, prima (quando ancora avevo il modem e dovevo sottrarre spazio alla linea telefonica!) molto lentamente, ma con la passione e la speranza di chi andava scoprendo un mondo espanso e per di più gratuito – bei tempi… lacrimuccia -, poi più fluidamente. Ma, appunto, è storia passata. Ora viaggio leggera, e poi come giustamente rilevavi vedo i 3/4 dei film su dvd o blu-ray.

      3) Capita comunque che, sempre attraverso canali non autorizzati ma soprattutto agili – il più quotato nella mia stima, dopo l’ovvia mail che però ha capacità di allegato limitata, è WeTransfer, segue DropBox – mi faccia volentieri passare cosette carine, e in particolare: introvabili altrimenti, almeno per me.
      Certo, qualcosa becco anche su YouTube e simili, ma è una minima parte di tutto il materiale “irraggiungibile”. In questo senso, e forse contrariamente al sentire comune, i circuiti bibliotecari sono ancora forieri di una quantità di sorprese…
      … anyway, qualora tu o chiunque voleste passarmi pappa buona, non posso che dirmi presente 😉

      4) Ho letto in alcuni dei vostri commenti che, se ben ricordo, The Mandalorian non ti sconfinfera poi tanto. Non sapevo bene di che si trattasse, poi per caso ho trovato il titolo correlato con l’immagine di un elmo guerriero, e ho cestinato il file 😀

      A proposito delle fette biscottate “da Caritas”, ti dirò: la qualità media risulta, appunto, essere molto media, ma io cerco sempre di presentarmi all’apertura, perché capitano – per donazioni o caso fortuito – certe chicche da non perdersi, come le fette biscottate (ma la ditta dà loro un altro nome) della Monviso: dolcissime, da mangiare in quantità industriali e così come sono, senza nulla aggiungere. O colombe / panettoni che al supermercato costerebbero un occhio della testa, magari anche una mezza faccia come a Dent, ma vengono scartati perché le confezioni sono abbottate – buon per me, peggio per questa nostra società di svitati.
      E potremmo parlarne per ore…!

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      1. Leggo la tua bellissima prosa scorrevole e l’umiltà senza esibizione di usi e costumi forse da alcuni giudicabili “ai bordi” della società (prima o poi scriverò un libro su cosa abbia per me significato vivere in quella zona grigia del consorzio umano in cui ci si muove come fantasmi e da cui sono uscito, non so nemmeno io come, ma che non dimentico e non voglio dimenticare) ed intanto rifletto sulle cose che dici e di cui potremmo, come tu dici, discettare ore… Poi giro l’angolo e come mi capita ogni volta che ti leggo trovo un meraviglioso roseto in fiore, quella frase «buon per me, peggio per questa nostra società di svitati» che hai buttato là, quasi di striscio, ma che è quella cifra stilistica non meditata, rigurgitata, ma sapiente, che ti rende alla fin dei conti una vera scrittrice.

        P.S. Non ricordo se te l’ho mai chiesto, ma tu il film Sucker Punch lo hai visto? Lo so che è vecchio e che lo cito spesso e sono anche rompipalle ma ho necessità di saperlo per sentirmi libero di parlarne o meno.

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        1. Non te ne sei accorto, vero?
          Si può dire che nell’ultimo commento ho un po’ imitato, con una mimesi del tutto spontanea e sim-patica, il tuo stile di scrittura: ci sono incisi, parentesi e periodi lungherrimi, persino più lunghi dei miei abituali! E un frasario ricercato 😉
          E lo sto facendo di nuovo… potere dei neuroni specchio, vieni a me!! ✨ ✨ ✨

          Nell’attesa del tuo libro, che mi divorerò come ogni cosa che scrivi (e a maggior ragione interessandomi l’argomento), mi vedrò Sucker Punch, che è nella mia listina invernale perché sì – ne avevamo parlato, anche se, non me l’avessi ricordato tu, non avrei saputo chi e quando e dove me ne aveva tessuto le lodi… niente di nuovo sotto il sole, insomma. Devo avere un post salvato… da qualche parte…
          … buona (seconda) serata, mio piccolo accumulatore compulsivo 😇

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