De Botton non ha scritto un saggio sul lavoro, ha compiuto un’escursione affascinata in alcuni dei suoi territori attuali più caratteristici. A cominciare da quelle navi di trasporto merci che già Saviano aveva messo al centro della riflessione incipit di Gomorra.
Vi lascio qualche estratto per farvi capire il tono delle sue digressioni.
Devo dire che ho scoperto un autore che temevo, in quanto filosofo, di trovare ostico e cerebrale, invece è godibilissimo – come un Bryson, per dire, ma nei suoi propri territori.
Uomini che guardano le navi
[…] gli uomini che osservano le navi sono quantomeno adeguatamente vigili riguardo ad alcuni degli aspetti più sconvolgenti del nostro tempo.
[…] provano piacere nel sentire la propria piccolezza o ignoranza a confronto della costosa intelligenza della mente collettiva moderna.
[…] Hanno la stessa concentrazione di una bambina che si blocca nel mezzo di una strada affollata, mentre i passanti deviano per evitarla, chinandosi a esaminare meticolosamente un pezzo di gomma da masticare spiaccicato sul selciato o il sistema di chiusura della tasca del proprio cappottino.
[…] Apprezzano la funzione dell’operatore di gru al terminal per container, perché offre un’ottima visuale sulle navi e sui moli, proprio come un bambino aspira a guidare un treno perché attratto dal sibilo seducente delle porte idrauliche tra gli scompartimenti, o sogna di gestire un ufficio postale per la soddisfazione di applicare i bolli di posta aerea su buste rigonfie.
Prodotti da forno
Il problema non è decidere se produrre biscotti sia un’attività dotata di significato o no, ma capire in che misura possa ancora sembrare tale dopo che è stata sottoposta a un continuo processo di ampliamento e frazionamento tra cinquemila vite e una mezza dozzina di stabilimenti.
Un’attività dotata di significato riesce ad essere percepita come tale solo quando procede veloce nelle mani di un numero limitato di agenti in modo che i singoli lavoratori riescano a collegare nella propria mente le azioni compiute nel corso della giornata lavorativa al loro impatto sugli altri.
[…] non possiamo fare a meno di notare che c’è qualcosa che non va in una professione che si chiama “Coordinatore della supervisione del brand, Biscotti dolci”.
Consulenza di carriera
Mi resi conto che, al di là di qualsiasi interpretazione ipercerebrale applicata al nostro modo di funzionare, conserviamo comunque dei bisogni vergognosamente semplici, tra i quali una prodigiosa e continua fame di amore e sostegno.
[…] un riflesso di quanto poco, alla fin fine, i terapeuti comprendano della natura umana.
Una certa fame di risposte da parte dei potenziali clienti induceva molti di loro a promettere troppo, al modo degli insegnati di scrittura creativa che, per avidità o buoni sentimenti, danno a intendere a tutti i loro studenti che un giorno potrebbero produrre letteratura di valore, invece di ammettere francamente la verità oscura e inquietante, un vero tabù per le società democratiche, che il grande scrittore, come il lavoratore soddisfatto, resta un evento anomalo e sporadico, immune ai metodi di produzione industriale quanto i tartufi.
Dipingere
[…] gli artigiani trasformano una parte del mondo con le loro mani, e possono vedere il lavoro come un’emanazione del proprio essere, fare un passo indietro alla fine della giornata o della vita, indicare un oggetto – che sia un tela squadrata, una sedia o una brocca – ed eleggerlo a stabile ricettacolo delle proprie abilità, sceglierlo come resoconto accurato degli anni vissuti e quindi sentirsi racchiusi in un unico luogo, invece che dispersi in progetti evaporati da molto tempo in un nulla che nessuno può più vedere o sentire.
Contabilità
[…] Nulla qui si è mosso mentre, sulle rive del Tamigi, il contabile aveva una riunione con l’IT o mentre si sforzava di mantenere la calma parlando con un sottoposto. Non nota l’asciugamano che ha buttato di fretta sul divano dopo la doccia del mattino. […] La mente si è caricata al massimo per concentrarsi sulle interazioni professionali. Ora c’è solo il silenzio e il lampeggiare dell’orologio sfasato del microonde. Al contabile sembra di aver giocato ad un computer game che ha spietatamente messo alla prova i suoi riflessi solo per poi spegnersi all’improvviso. E’ agitato e inquieto e allo stesso tempo esaurito e fragile. Non ha la forza di dedicarsi a nulla di impegnativo.
Ovviamente leggere è impossibile, perché un libro autentico richiederebbe non solo tempo, ma anche uno spazio emotivo libero al cui interno lasciare emergere e dipanare libere associazioni e ansie.
Altri settori esplorati:
Logistica, Scienza spaziale, Ingegneria elettrica, Imprenditoria, Aviazione
Nelle puntate precedenti:
> Lavoro .1: Ufficio di scollocamento, Perotti – Ermani
> Lavoro .2: Lavorare gratis, lavorare tutti – Domenico de Masi
> Lavoro .3: La chiave a stella, Primo Levi
Questo lo devo comprare assolutamente. Grazie della dritta 😘
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Piacere mio! Poi mi dirai.
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Certamente 😉
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Ecco perché la gente legge così poco! Butta gli asciugamani dopo la doccia… mi segno questo libro perché è molto interessante. La conclusione è che viviamo in un mondo di alienati dal lavoro o di senza lavoro? Un elogio delle abilità artigiane? In ogni caso sono d’accordo, anche sulla parte della scrittura creativa. Se ognuno scrivesse allo stesso modo tanto vale fare scrivere i computer (o non è che lo stanno già facendo? A volte ho dei sospetti)…
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Di sicuro Olena non è nata da un computer.
Il computer “ha solo eseguito gli ordini” (oops, questa mi viene da altre letture… ma nel contesto mi pare cosa buona).
Credo che De Botton, come me, abbia sotto sotto la vocazione dell’umarell, anche se la nasconde molto meglio.
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Adesso che ho scoperto l’umarell lo voglio. Lo pretendo! Mi meraviglia che non me l’abbiano regalato a Natale. Forse perché avevano l’originale?
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Forse! 😀
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La vocazione dell’umarell? Faccio un po’ fatica a riconoscertela 😉 Grazie del consiglio di lettura, che farò mio
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Diciamo allora della “contemplativa”, un po’ più onorevole 😉
Prego!
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Ecco, perchè proprio solo i cantieri …
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Eheh, no, solo i cantieri no 😅
Il mio posto d’osservazione preferito, perché ha un’ampia visuale ma è defilato, è il mio terrazzino. Vedo molte cose ma me ne sto da parte.
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