Omo .7: I love you, Phillip Morris; Ficarra & Requa

Un rom-com-drama, un’altalena fra generi e sentimenti ben congegnata, “solare, leggero” solo finché non ti tira cannonate dritte allo stomaco in ripetuti plot-twist.
Interessanti le interviste, soprattutto quella alla coppia di registi che già apprezzavo, ed ora ancor di più (osservate come interagiscono, è stuzzicante). Parliamo per altro dell’opera prima – vi metto il titolo originale, cosa che di norma non faccio, perché la traduzione italiana lascia a desiderare: ne prevede due differenti che rimandano sì ai due aspetti fulcro del film, ma facilmente potrebbero generare confusione (Colpo di fulmine, Il mago della truffa).

Il suddetto “mago della truffa” è Steve Russell (Carrey), che a seguito di un incidente d’auto sceglie di buttare a mare il suo lungo impegno per costruirsi l’immagine di figlio perfetto, serio lavoratore, ammogliato con figlia e pilastro della sua chiesa (questione interessante, ma qui marginale e solo funzionale alla trama) per dedicarsi alle sue vere passioni: uomini e bella vita. Se la prima gli viene naturale, la seconda richiede qualche accorgimento in più, e l’accorgimento si chiama appunto truffa.
Steve va avanti finché non perde il proprio compagno e non viene arrestato… la prima volta. In carcere conosce Phillip (McGregor) (pensavo fosse un gioco di parole degli sceneggiatori, invece no: vorrei tanto conoscere i suoi genitori…), tipo tranquillo, piuttosto timido, dentro per un reato minore. In una successione in crescendo di inganni, dentro e fuori dalle celle, Steve metterà la sua propensione incoercibile alla menzogna al servizio di Phillip. Per non spoilerare, mi limito a dire che non sempre riuscirà a “proteggerlo” com’è nelle sue intenzioni, ma riuscirà sicuramente a dimostrargli che lo ama. Anzi, non riesco proprio a immaginare modo più orrendo ma granitico e definitivo per dimostrarlo alla propria anima gemella…! O_o 😅


Perfetto per:
i romantici che non vogliono ammettere di essere tali.
Avranno una scusa per commuoversi
e al tempo stesso potranno fare sfoggio di cinismo.
//
Chi gradisce un Prova a prendermi più pazzerello.


i-love-you-phillip-morris-carrey-mcgregor

As usual, non ricordo come ci sono arrivata… è stato molto di recente, comunque. Una delle consuete associazioni di idee – incastri di letture bloggose mi ci ha portato, e volevo provare una cosa diversa: una commedia (ma è molto di più), una storia vera (ne esiste anche il libro, non scritto dai protagonisti), un Jim Carrey (che manda avanti il carrozzone – letteralmente -, con Ewan McGregor a sostenerlo in tutti i sensi possibili).
Jim Carrey oltretutto ho deciso di recuperarlo, almeno in buona parte, prima che muoia, perché postumo son capaci tutti a schiodare le chiappe dalle abitudini sull’onda dell’emotività e dell’attualità. L’ho deciso perché dai tempi di The Mask purtroppo l’ho sempre detestato – anzi no: ho detestato i suoi personaggi, lui mi starebbe pure simpatico -, e questo imprinting finisce per inchiostrare anche ciò che vale.

Mi ha dato da pensare una dichiarazione di McGregor nell’intervista: dice che è stato difficile trovare produttori che si fidassero ad investire denaro nel progetto. Al che gli viene chiesto (sa tanto di domanda “su richiesta”, ma di chi?), se ciò sia dipeso dall’argomento “amore omosessuale”, e lui ci tiene a precisare che nooo, l’argomento non c’entra (e in effetti: perché dovrebbe? Ma forse sono io che non colgo), c’entrava invece la crisi finanziaria nata l’anno precedente.
Boh: strano scambio. Il film è ambientato negli anni ’90, ma è stato poi presentato al Sundance nel 2009, mi riesce difficile trovare una reale difficoltà tanto sul tema quanto sui fondi – avrei capito meglio se si fosse detto: “il materiale tra cui scegliere è sempre moltissimo, dovendo andare a botta sicura i più han preferito altro”. Non che ci debba essere chissà quale intrigo dietro, ma la netta sensazione è che, se qualche reale difficoltà c’è stata, possa rappresentare una storia curiosa. Solo un topo d’archivio come Lucius saprebbe dissotterrarla (occhiolino occhiolino) 😉
Ad ogni modo, a garantire la produzione del film è poi stato Luc Besson.


Nelle puntate precedenti:
> Omo .1: Brokeback Mountain, Ang Lee
> Omo .2: Il compleanno, Marco Filiberti
> Omo 3.: Commentino su Guadagnino
> Omo .4: Nicolosi e vs. Nicolosi
> Omo .5: L’identità ferita, Andrew Comiskey
> Omo .6: Boy erased, Garrard Conley

20 pensieri riguardo “Omo .7: I love you, Phillip Morris; Ficarra & Requa

  1. Lusingato dalla stilma e dalla considerazione: non ho mai “indagato” sul film, ma spesso i motivi di problemi produttivi sono vari e variopinti, basta una farfalla che sbatta le ali per mandare in fumo un progetto magari già partito.
    Ho conosciuto tardi il film e onestamente non mi è proprio piaciuto, con entrambi i bravi attori in ruoli che non mi sembrano azzeccati per loro. Però magari indagando uscirebbero fuori retroscena ghiotti, molto più interessanti del film stesso 😛

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    1. Eh, chissà… io ti pungolo, e da mille proposte almeno un centinaio di ulteriori serie investigative verranno fuori 😀
      A proposito, con i libri che compaiono nei film ed i libri letti in treno / metro, facendo una crasi fra te e Pendolante, la scorsa settimana ho beccato una chicca (mi faccio contagiare facilmente!): in Reinas, Il matrimonio che mancava, c’è una delle protagoniste, Nuria (Veronica Forqué) che in treno legge Memorie di Adriano. Ho persino fatto la fotina!:

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    1. Sìsì, non temere. Ci sono anche momenti drammatici, ma pure in quelli c’è una certa ironia nera. A volte nerissima… non si scade mail nel disperato.
      E ogni volta che sembra si sia arrivati alla fine delle burle, c’è un nuovo colpo di scena 😉

      Il film migliore di Carrey, di quelli che hai visto?

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        1. Yes, fu The Truman Show.
          Dai, almeno questi tre li ho visti.
          Mi intriga molto, ma ho anche paura che mi distrugga emotivamente, Eternal sunshine of the spotless mind (nel quale per altro recita anche la mia amata Kate Winslet!), da noi tradotto orrendamente con Se mi lasci ti cancello – sigh, sob.

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  2. Ricordo bene il modo con cui ho conosciuto il film: il titolo italiano. Il titolo italiano non aveva niente a che fare con la storia o almeno ci provava ma tentava di nascondere la tematica omosessuale. L’ho trovato non solo stupido ma anche un insulto verso il film. E il film è veramente bello, mi ha intrattenuto dall’inizio alla fine e, anche se non è perfetto e ha dei difetti, rimane una pellicola affascinante e ben fatta.

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    1. Mi fa davvero piacere che anche tu l’abbia trovato valido.
      Per me è un buon pezzo, e di sicuro mi ha lasciato qualcosa, perché è stato uno di quei film a cui ripenso per alcuni giorni, anziché apprezzarlo ma dimenticarlo subito.

      La questione della titolazione italiana è spinosa e foriera di craniate al muro 😠
      So che in alcuni casi (ma non indiscriminatamente!) è necessario anche pensare ai piccoli ma fatali meccanismi cognitivi culturali, che non vuol dire svilire o banalizzare un titolo ma comunque adattarlo perché non venga inteso male, rifiutato, il che sarebbe pure peggio per il film.
      Però, però… diciamo pure che quando toppiamo, noi italiani tendiamo a fare scivoloni clamorosi e ridicoli. Magari è così anche per altre nazioni, ma io devo badare alla mia… e mi piange il cuore.
      La cosa terribile è che, credo, potrebbe anche essere che il titolista non sapesse da che parte voltarsi, e nell’intento di spiegare (maledizione!) il contenuto della trama abbia sovrabbondato. Come se a suo tempo avessimo inutilmente tradotto Alien così: Alieni nello spazio. La minaccia degli xenomorfi parassiti.

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