Bryan Berg è un pluripremiato costruttore di castelli di carte, o meglio: di edifici di carte, perché con le carte da gioco crea anche palazzi, parchi, case. Pare abbia iniziato ad 8 anni, e per garantire la stabilità delle sue imponenti creazioni – che arrivano a pesare moltissimo – ne ha testato la base in un laboratorio di ingegneria strutturale.

Non so a che età Andrea abbia cominciato a mentire.
Presto, io credo, se è vero che giocava di ruolo da ragazzino-ino e che a poco più di vent’anni la menzogna già costituiva per lui una doppia natura.
Come recita la canzone portante del musical Springtime for Hitler, nell’omonimo film:
Oh it ain’t no mistery, if it’s politics or history.
The thing you gotta know is, everything is show-biz!
Semplicemente, ogni argomento, ogni frammento di realtà costituisce per lui materiale per i suoi inganni, per le sue elaborate finzioni alle quali crede tenacemente. Ci deve credere, perché se lasciasse la sua pur presente consapevolezza di sé e dei propri meccanismi emergere con chiarezza e senza sconti, non potrebbe sopportarne il peso senza crollare. E’ già profondamente fragile così.
Non so come sia esattamente cominciata né a che bisogni precisi risponda questa inveterata abitudine a mentire, posso solo testimoniarne l’esistenza e fornire qualche esempio (imparagonabili ad altri, personali; ma pur sempre capaci di dare un’idea della grandiosità, del livello di dettaglio e di alcuni ambiti nei quali più spesso la mitomania va a pescare le fonti delle storie da raccontare a se stessi, e propinare agli altri).
Come Speer afferma nei suoi diari di prigionia, “Hitler falsificava se stesso”.
Andrea idem.
[13 gennaio 1951]
[…] E benché Hitler illustrasse i suoi progetti con espressione compresa, quasi solenne, non riuscivo a convincermi davvero che a parlare fosse un adulto. Per un breve istante, ebbi l’impressione che si trattasse semplicemente di un enorme gioco con i dadi da costruzione. Ma mi affrettai a respingere il pensiero […]
Hitler, ha sostenuto Speer, avrebbe offerto un’immagine veramente miserevole. Però di tanto in tanto avrebbe anche sospettato che egli recitasse il suo stato di salute come una parte. Il dittatore sarebbe stato un attore talmente abile da saper usare per quello scopo perfino la sua precaria condizione di salute.
[Joachim Fest nei suoi appunti per la biografia di Speer]
E quest’appunto di Fest mi porta direttamente ad uno degli esempi salienti delle elaborate fantasie di Andrea.
Una vita (decisamente) esagerata
- Un numero imprecisato di anni prima che me lo raccontasse, Andrea ha avuto un tumore alla gola. A suo dire, dopo un certo periodo (non ricordo i dettagli, ma ne era prodigo) avrebbe rifiutato di proseguire le cure, e sarebbe guarito con la forza di volontà: qualità che gli riconosco e che in taluni casi produce effetti fisici considerevoli, grazie all’effetto placebo, ma che non basta a curare un tumore.
. - A diverse persone raccontò anche di aver tentato il suicidio da giovanissimo, tagliandosi le vene nella vasca da bagno, e di essere stato rinvenuto da sua madre. La quale, naturalmente, non ne parlerebbe mai e se interpellata negherebbe. In un’altra occasione, tuttavia, raccontò anche di essere stato sotto shock e non aver ricordato per anni interi l’accaduto, rimanendo incredulo quando fu sua madre a rammentarglielo. Non è un’incongruenza, ma mostra la complessità crescente dell’apparato narrativo messo in campo.
. - In anni recenti (2016) mi disse, di fronte al suo ragazzo (non quello storico, Stefano, ma Yari – è un alias anche questo), che aveva visitato varie abitazioni sul lago di Garda e ne avevano adocchiata una tra la provincia di Brescia e quella di Bergamo che gli piaceva; che avrebbe voluto acquistarla ed andare a viverci insieme a lui. Raccontò com’era e tutta una serie di intenzioni per arredare e disporre gli interni, le sale che vi avrebbe creato, ecc.
Yari non fece alcun commento, mai. Non negava, non dava alcun segno di perplessità, ma neppure gli andava dietro.
Lo stesso con la casa in cui si era trasferito in quel periodo, in una delle valli bresciane, che sosteneva essere di proprietà della famiglia – effettivamente benestante, ma quanto?
Per altro, non mi è mai stato chiaro di cosa vivesse, di cosa abbia vissuto in tutti questi anni Andrea: sovvenzionato dalla famiglia, appunto, o come sosteneva:
. - ha tenuto lezioni private a ragazzi del liceo (lui, che non ha pazienza e non ha attitudine all’insegnamento, perché impositivo e incapace di mettersi nei panni degli altri) – e poi? Boh!;
ha collaborato con Vittorio Sgarbi, con Alfonso Signorini, il colloquio con il quale mi raccontò vibrante di entusiasmo, con il Centro Studi Camuno sulla Preistoria, ad un libro con il docente che ha seguito la sua tesi (mai visto né più sentito nominare, il libro), e via discorrendo e altisonando…
. - … del resto, è stato anche il responsabile culturale di Orlando, la sezione ArciGay bresciana. Ovvio. Mica poteva essere un semplice iscritto. Non c’è traccia del suo nome o di alcun documento da lui firmato, di alcun evento da lui organizzato e promosso; ma che posso pretendere? Anche molti ministri non si presentano mai in Parlamento oltre il minimo necessario per ottenere la loro rendita, eppure la carica prestigiosa è loro pienamente riconosciuta.
Non bastasse, ha avuta la sua brava esperienza come drag-queen, nome d’arte (che modifico, come sempre), Veronika, nella discoteca gay più nota della provincia. Naturalmente aveva delle foto che non vedeva l’ora di mostrarmi, naturalmente s’è ben guardato dal farlo.
. - Ma tornando nel magico mondo etero, la favoletta nella quale ogni tanto si immergeva lasciando credere di provare un affetto particolare per la donzella di turno (sempre amica carissima, un’anima nobile, ma forte e di intelligenza brillante, ecc. ecc.: in pratica una sua controfigura al femminile perché altro non è in grado di apprezzare autenticamente)… ci fu un tempo – c’era una volta – una certa Eleonora, giovanissima ragazza morta in un incidente, figlia di Clara, con la quale Andrea faceva coppia… (se Eleonora era giovanissima quand’è morta, anni prima che lui me lo raccontasse, e quando me lo raccontava era pur sempre giovane anche lui, anche considerando Clara più matura, quanti anni poteva davvero avere?).
Insomma, calcolo delle improbabili età a parte: Eleonora muore in un incidente. Clara, con la quale condivideva un amore immenso ed eterno, oh yeah, s’ammala. Tumore, questo prezzemolino (ma non era alla gola, stavolta). Lui naturalmente sta a sempre al suo capezzale, quando può: dopotutto studia e qualcosa nella vita, oltre ad incantare la gente, forse la deve pur fare, forse. Ciononostante, un giorno che stava fuori città, Clara sta male e prima che lui potesse raggiungerla in ospedale lei muore. Sola. (E quel giorno, secondo me, per le valli camune risuonava il tema del dottor Zivago).
A seguito della tragedia, i genitori di Clara (che viveva nientemeno che in Villa Gheza, pezzo storico da novanta della Valle), stabilirono di lasciare intatta com’era la sua stanza di un tempo, e di murarla: per il dolore non sopportavano che ci si potesse entrare ancora. E sticazzi.
Di questo grande amore, di questa storia drammatica, dei rapporti che dovevano necessariamente essere intercorsi con la famiglia di lei nessuna traccia. Solo vecchie storie, condivise da Stefano che le aveva conosciute (chissà!), ma indimostrate.
Per qualche ragione, la tomba di Clara risultava essere nel cimitero di Padova, tanto che quando mi sorsero i primi dubbi – le storie che si affastellavano erano ormai tante, e grosse – meditai di recarmici per verificare se realmente esistesse una persona lì sepolta che corrispondesse alle sue caratteristiche.
Che dite, mi fermo qui?
D’accordo, ma lasciatemi puntualizzare un paio di cose, evidenti quando uno fa 2+2 ma spesso difficili da raccogliere, organizzare unitariamente ed osservare con distacco e lucidità:
1. come ho annotato qua e là, i riferimenti spaziali e temporali talvolta hanno dei buchi, delle stranezze, risultano forzati;
2. spesso le storie raccontate subiscono modifiche o aggiunte relativamente piccole col passare del tempo ed al crescere del numero di volte in cui vengono riportate dal narcisista mitomane, piccole ma sufficienti ad instillare nell’ascoltatore un dubbio, una perplessità;
3. talvolta nessun altro può confermare la storia come testimone diretto, e non capita mai che terze persone ne parlino spontaneamente, negli stessi termini; non ci sono fotografie, lettere, oggetti appartenuti alle persone protagoniste, il tutto risulta inverificabile;
4. se messo alla prova rispetto a stranezze ed incongruenze, il mitomane si difende ribaltando anche tutto quanto raccontato fino ad allora, stravolgendolo senza timore d’essere còlto in fallo, addirittura negando d’aver mai detto alcunché di simile ed accusando voi che non vi ci raccapezzate di aver travisato / inventato / perso la brocca.
Se capite che una persona a voi vicina vi sta raccontando una montagna di balle su di sé, e su cose serie, non minimizzate: anche se non ha ucciso nessuno fisicamente, chi non sa essere autentico vi uccide dentro, vi inaridisce, vi svuota di senso.
Se una persona vi mente, allontanatela dalla vostra vita.
Nelle puntate precedenti:
> 0.: 16/12/16
> 1.: Come riconoscerli
> 2.: L’ebrea e la Madonna
> 3.: Anorexia
L’ultimo paragrafo me lo stampo per ricordarlo bene
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🔝
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che confusione! cosa centra in tutto ciò il ragazzo dei castelli di carta? o forse era allusorio al castello di sabbia? oh oh! non ho capito!
le bugie non si dicono, lo dico sempre a mio figlio che hanno le gambe corte e cmq risulta poco carino nei confronti degli altri dirle! quando capisco che qualcuno mi vuole fare fessa, mi si chiude la vena e non rispondo di me stessa, sono poche le cose che non sopporto, e essere presa in giro è la prima ^_^
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Beh, menzogne elaborate = castelli di carte.
Sicuramente si può comprendere meglio il “personaggio” leggendo i primi tre post di questa serie, ma credo che l’idea centrale – persone che mentono spudoratamente e sistematicamente, non perché fantasiose ma perché malate – sia abbastanza evidente.
Si tratta di una situazione non giustificabile, ma nemmeno semplice e comune come l’esser presi in giro. Nemmeno a me piace mentire o che mi si menta, anzi, l’onestà è un aspetto che sento molto importante; ma nella vita di tutti i giorni bugie bianche e piccole omissioni ci stanno.
Bugie più serie non vanno bene, d’accordo, ma esistono, fanno parte della nostra esperienza.
Creare invece un’intera vita illusoria e non saperla distinguere da quella reale, trascinandoci anche altri più per compulsione che per malizia è diverso, e richiederebbe (ma è raro accada) un aiuto specialistico. Il mio scopo è (anche) di mettere in guardia chi sta vivendo qualcosa di simile, cioè la relazione con un narcisista patologico, e dare un riscontro a chi prova disagio ma non sa circostanziare il perché.
Mi pare di capire che non ti è mai successo: tanto meglio!
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no, per fortuna ho a che fare solo con l’egoismo di mio marito, ma direi che mi basta questo ^_^
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😅
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Un mentitore seriale. Mi fa pensare a un arrampicatore britannico le cui presunte imprese sportive sono state sbugiardate una decina di anni fa. Metto il link a un articolo in cui la vicenda è spiegata brevemente, ma immagino che sia poco comprensibile per i profani https://www.ukclimbing.com/news/2010/12/rich_simpson_-_ukcs_position-59419
Però, in effetti ciò che racconti tu è peggio, mi sembra che Andrea sia uno che per essere al centro dell’attenzione confesserebbe di praticare il cannibalismo (e mi viene in mente un mio ex-alunno che a scuola ammise di aver compiuto delle cose piuttosto disgustose che, con il senno di poi, sono sempre più convinto che non abbia mai fatto).
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Ma lo sai che questo nome, Simpson, mi dice qualcosa?
Non che ricordi molto, ma mi pare proprio d’averlo incontrato a proposito di imprese alpinistiche. Con il consueto corredo di libri-memoriale…
… il cannibalismo ci manca, ma almeno in gioco c’è stato anche quello: chiamasi diablerie, ahah ^__^
E sì, questo è peggio, almeno nella misura in cui configura un comportamento non del tutto cosciente ed intenzionale. Che dire? Che Dio gliela mandi buona, il che significa innanzitutto, per il suo bene, che un sacco di cose devono andare a puttane prima che possa imboccare una strada sana. I castelli di carte devono cadere, tutti quanti, non solo le storielle campate per aria.
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Sono convinta di averlo incrociato in biblioteca (altrimenti non credo lo conoscerei), ma non ho messo nulla nel mio scaffale dedicato alla montagna. C’è poca roba ma, se credi, puoi dirmi cosa ne pensi di questi tre o quattro nomi qua:
https://opac.provincia.brescia.it/shelf/view/234934/lst
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Mi è venuto in mente un posto dove lo hai sicuramente letto! https://ilballodeizanzoni.home.blog/2019/05/27/salire-in-cima-alleverest-non-e-un-diritto-note-di-etica-alpinistica/
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Ahah, sì, ma non solo 😉 🙂
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Trovato!
Non era Rich, ma Joe Simpson: ecco perché mi suonava familiare.
Non l’ho messo in “Montagna”, ma in “Biografie”:
https://opac.provincia.brescia.it/opac/detail/view/test:catalog:704654
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Una bella fantasia ! Il più è ricordarsele tutte, altrimenti si fa un gran mischiotto…
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Ah, ma questo vale solo per le persone “normali”, nel senso di mediamente conscie di stare mentendo e con un minimo sindacale di senso della realtà.
Ad uno così, non può fregare di meno d’essere sgamato o messo in dubbio: ha comunque sempre ragione lui, ed il “bello” è che non solo ne è convinto, ma sa convincere in modo perfetto o quasi chi ha di fronte, anche se l’interlocutore è sveglio e già abituato alla cosa.
Grandi oratori e manipolatori, oltre che bugiardi, un po’ ci si nasce.
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Cavoli.. tremendo.. condivido molto il tuo consiglio. Direi anche che quando iniziano ad esserci alcuni dubbi importanti su una persona forse è meglio iniziare subito a prendere distanze senza aspettare troppo. A volte anche l’istinto salva. Ovviamente cercando di evitare di cascare in pregiudizi..
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Totalmente d’accordo.
L’intuito è un grande strumento.
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