Dei pensator piccini

Domani pubblicherò, o meglio ribloggherò, un post denso di opportunità di lettura (gratuite) per attraversare l’ancora vasto mare della quarantena collettiva.
Cose belle da leggere, dunque.
Ne esistono però anche di brutte, come questa lettera di Calvino a Magris che ignoravo: avrei potuto continuare ad ignorarla, ahimè non è stato così.
Dietro, o dentro, ad un fine scrittore, ad un intellettuale di peso, spesso si nasconde l’amara realtà di una persona leggera, e non nel senso che Calvino stesso insegnò ad apprezzare – una persona da poco, tanto ben funzionante in un ruolo quanto scarsamente raziocinante nell’altro.
Non c’è da stupirsi: fra le meraviglie del mondo perfettamente note e normali è inclusa quella che vede anime, intelligenze ed abilità molto difformi abitare all’interno d’un medesimo individuo.
Il legame tra il valore del testo ed il valore di chi lo genera (non: crea) è variopinto ed anch’esso non univoco, non sto a dire: cestinate i vostri libri dell’Italo nazionale (intrinseco gioco di parole) poiché l’Italo in sé, esprimendo una teoria di corbellerie (per quanto solenni), si dimostra un essere piccino. Ovviamente.
Dico: siano lodate le biografie, anche quelle auto-, gli epistolari, i diari e quant’altro atto a levar le mutande alle statue come costui. Così potremo continuare a leggerlo, senza tuttavia scordare che la grandezza letteraria non esclude la debolezza intellettuale più o meno estesa. E’ una forma d’infezione pure quella, non meno importante di Covid19.

21 pensieri riguardo “Dei pensator piccini

  1. Grazie per aver riproposto l’articolo. Dal canto mio, mi affianco pienamente alla puntualizzazione di Calvino; in questa discussione, al netto dei tempi in cui avvenne, il ‘piccino’ fu, senz’ombra di dubbio, Claudio Magris.

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    1. Può darsi sia stato piccino – non disponendo dell’articolo di Magris, che cercherò poi, non so dire -, ma se pure fosse non renderebbe per un gioco di prospettiva più “alto” Calvino.

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      1. Non so se l’articolo del ’75 di Magris sia presente on line, ma si può trovare nella raccolta “Dietro le parole”; tralasciando i giudizi umani, essendo l’aborto una questione spinosa e molto ideologica in un senso o nell’altro, dopo approfondita lettura dello scambio epistolare – e solo dopo questa – ognuno può farsi un’idea più precisa su quali posizioni difendere.

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        1. Grazie dell’indicazione.
          Il giudizio umano è il nucleo del post, non può essere tralasciato, qui.
          Le posizioni da difendere non dipendono da Calvino e Magris, sarebbe grave se non ne avessimo di nostre antecedenti. Detto questo, è bene avere un quadro completo dello scambio per giudicare appunto lo scambio, ma non ha alcuna rilevanza l’articolo di Magris nella valutazione della risposta di Calvino nei suoi specifici contenuti.
          Presa in sé essa dice qualcosa che è già portatore di un senso compiuto, e questo io giudico.

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        2. Pare, così, che io decida del valore integrale di una persona in base al suo concordare o meno con i miei princìpi.
          No. Io esprimo un giudizio su ciò che Calvino scrive in merito, ed è ovvio che queste singole affermazioni (non la posizione pro o contro!, ma le specifiche affermazioni) non qualifichino la sua persona per intero. E’ però altrettanto ovvio che concorrono a qualificarlo in un modo o nell’altro.
          Se una persona sostiene una fesseria, o è un fesso o si comporta come tale in un dato frangente.
          Sospendere il giudizio è un mezzo per costruirlo a dovere, quel giudizio, ma questo deve alla fine formarsi. Chi pensa di poter “non giudicare”, e peggio ammanta questa presunta capacità di virtù civile, s’inganna e per giunta manca di rispetto a ciò che sta osservando e valutando, suo malgrado.
          Lo stesso fa chiunque legga la lettera, su Downtobaker come qui e ovunque la si riproduca.

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  2. Ho letto con amarezza, per non dire disgusto, il testo di Calvino. Mi piacerebbe ritrovare il testo di Magris che provocò tale reazione. Sono rimasto stupefatto dalla grossolanità delle prime affermazioni che vi sono contenute: come se solo la nobiltà morale rendesse “degni” di procreare. E chi lo farebbe, poi, l’esamino di morale? Lui?

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    1. Abbiamo titolo, anno e testata, dovrebbe essere reperibile (non così immediatamente, pare).
      Disgusto, sì. Ci si aspetterebbe almeno una posizione errata, ma sostenuta con basi logiche ed argomentazioni rispettabili. Senza rispettabilità non si ha un oppositore, un concorrente intellettuale e morale, sia ha un intralcio da scansare, nient’altro.
      Tra le altre cose, emerge soprattutto ciò che noti tu, il nodo inscioglibile della dignità. Calvino qui confonde l’adeguatezza genitoriale con la dignità del nascituro, il che già annulla in partenza la validità di qualsiasi ragionamento su cosa sia degno di vita e cosa no.

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  3. Purtroppo capita spesso. Dovremmo sempre riuscire a scindere l’opera da chi l’ha creata…pensa a qualche cantante rock, o più indietro nel tempo agli artisti rinascimentali. Parafrasando un vecchio detto, segui quel che faccio, non quel che sono!

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    1. Pienamente d’accordo. Se facessimo coincidere l’opera con l’autore, perderemmo veri e propri capolavori, di ogni epoca e linguaggio. E’ uno dei misteri dell’animo umano, la frequente discrasia fra talento, opera e “moralità” diciamo così dell’autore: non c’è per nulla un rapporto diretto, meritocratico o lineare, anzi…

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    2. Sì, questo sì. Non è colpa dell’opera se “l’operatore” è, o si comporta, da minchione.
      Se parliamo di testi narrativi, non saggi, e anche questi non “impegnati” – facciamola facile. In caso contrario, scindere opera ed autore è assolutamente lecito, anche se difficile: posso non far ricadere a cascata il giudizio morale sulla persona su quel che scrive, e ci mancherebbe, ma del resto qualsiasi libro è anche immagine ed espressione di chi lo scrive: dunque giudizio no, non sempre, ma conoscenza sì, sarebbe utile 😉
      E’ l’antico dilemma di Vasco: di rado, o almeno mi pare, chi lo ascolta poi pratica davvero una vita spericolata; e di Marylin Manson: è colpa sua, satanista razionalista, se i fan imbecilli si danno al ribellismo ed al satanismo acido? No, ma anche sì, perché posso veicolare un messaggio e sfanculare chi lo travisa, ma se non voglio fare io stesso la figura dell’imbecille devo sapere che il mio messaggio, nel momento in cui lo libero, non è più mio e si trasforma in altro.

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  4. Non sono sicuro di aver compreso quello che ti indigna tanto in Calvino (o meglio, in quello che sostiene in quell’articolo). Pensa che a me sembra ampiamente condivisibile. Vorresti farmi un esempio?

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    1. Condivisibile in che senso, però?
      Perché essere pro-aborto, per quanto io lo consideri sbagliato, è legittimo e non è in discussione qui (poi in qualsivoglia dibattito sono le argomentazioni stesse a dover dimostrare la propria validità).
      Mentre io discuto la razionalità e la logica formale delle affermazioni di Calvino, che sono carenti. Un esempio è quello che citavo a magisamica più sopra: https://lecoseminime.home.blog/2020/03/22/dei-pensator-piccini/#comment-5598

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