film (aprile 2020) – pt. I

Obbligo o verità – Jeff Wadlow

Horrorino senza infamia né lode, che mostra la volontà di rimaneggiare un soggetto fuori dai canoni classici e riesce, se non altro, a fare di quei canoni un melting-pot caruccio.
Concetto e sviluppo sono adolescenziali, ma di un adolescenziale ben pensato, non dipingono insomma di quell’età soltanto gli sviamenti e l’ingenuità pecoresca.
E’ un titolo che avevo a suo tempo pescato in un elencone online di genere, e la recensione con giudizio da medio a buono è stata più che sufficiente per convincermi, dato che questo gioco (un gioco in realtà molto serio, per adulti con le palle ed il pelo sullo stomaco…) l’ho sempre adorato.
Cercando altre info, ho persino scoperto una versione online che consente di indicare il numero ed il nome delle persone coinvolte e di scegliere ad ogni turno se effettuare l’obbligo o rivelare una verità, appunto; ma non ve lo linko perché l’ho testato ed è abbastanza noioso, ripetitivo.
Ad ogni modo, se ve lo state chiedendo, io ho sempre scelto verità.

Anime nere – Francesco Munzi

Bellissima pellicola che racconta la ‘ndrangheta in toni insolitamente dimessi, ma certo non per questo meno cruenti.
L’ho scelta per via di Peppino Mazzotta, che sa destreggiarsi bene nei panni di un calabrese ripulito e trapiantato a Milano ma pur sempre legato alla sua terra (parafrasando un noto modo di dire: puoi togliere un calabrese dalla ‘ndrangheta, ma non puoi togliere la ‘ndrangheta da un calabrese), quanto in quelli dell’onesto e affidabile collega di Montalbano.
L’ho poi amata per tutto il resto, in particolare per la fotografia perfetta e la vitalità ed espressività dei volti degli attori, principali e non.
E sì, anche perché mi sono riconosciuta in quella frase lapidaria e piena di verità non esprimibili in modo più dettagliato pena svilirle della moglie di Rocco (Mazzotta), milanese di nascita: Noi non siamo come voi. Io sono diversa. C’è un abisso che ci divide, nord e sud, e non ha nulla a che fare con la politica.

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L’ultima casa a sinistra – Wes Craven

Non finisce bene per nessuno, ma l’atmosfera (e pure la fotografia, oserei dire) innegabilmente anni ’70 vanno a creare, involontariamente, un contrasto tra violenza e commedia a mio parere riuscitissimo.
Leggo che è il primo film girato da Craven, dopo aver lavorato qualche anno nel porno. Leggo anche che questo titolo sarebbe un remake de La fontana della vergine di Bergman, che non conosco.
Pur essendo stato tagliato e pur mostrando una violenza fisica della quale oggi rideremmo, mi è parso un film piuttosto spaventoso. In parte perché, limitatamente alla mia immaginazione, l’ho visto con gli occhi di chi l’ha visto in sala allora, con un impatto ben diverso; in parte perché la violenza inscenata ha poco a che fare con stupri e coltelli. E’ la violenza morale a colpire e restare, non quella carnale.
Wikipedia riporta anche che il Krug della pellicola è stato un prototipo del ben più noto Freddy Krueger, come testimonia il nome.

Hereditary – Ari Aster

Un titolo bestiale. Non solo per la raffinatezza della tortura e dell’angoscia che infligge, ma anche perché, in crescendo con il coinvolgimento dell’intera famiglia protagonista nel delirio, tutti noi abbiamo di certo sentito un sordo battere di tamburi in lontananza.
Potrebbe essere l’eredità di una pratica tribale umanissima e sferzante, con i suoi sacrifici cruenti e le adorazioni blasfeme, l’esito allucinatorio di una tara genetica, ma potrebbe essere anche il suono del cuore pulsante di un dio cieco e idiota che urla oscenità al centro dell’universo.
La chiarificazione finale, che pure c’è ma non geometrica e puntuale come siamo usi aspettarci, lascia aperta la porta ad entrambe le nature dello scatenarsi del male.
Ed il profondo coinvolgimento che suscita tutto quanto, oltre ad un paio di scene pesanti, ne consiglia la visione in un momento adatto: forse non si può arrivarci davvero preparati, ma almeno non prendetelo alla leggera.
Letture di accompagnamento:
le parole di Lucia – senza spoiler – e quelle di Ornella – con spoiler.

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Toni Collette nel film Cecilia quando s’incazza

Borg vs. Mc Enroe – Janus Metz

Sì, di storie di campioni sportivi l’America ne ha sfornate milioni, e per uno spettatore non particolarmente appassionato ognuna di esse rappresenta il rischio di una morte per sopraggiunti limiti alla noia sopportabile.
Il film di Metz può costituire un’eccezione (per me lo è stata), in minima parte grazie alla specialità di cui si interessa – il tennis mi pare poco o punto “praticato” al cinema, voglio dire nei biopic -, in massima parte perché descrive, un colpo dopo l’altro, i due uomini dietro alla loro immagine pubblica (molto simili fra loro tanto da diventare poi, oltre il confine della pellicola, grandi amici; e per una volta si percepisce questa tesa vicinanza e questa svolta futura come un’onesta realtà anziché un espediente narrativo che la semplifica troppo).
Bravi LaBeouf e soprattutto Skarsgard.
La recensione su MyMovies.

Candyman – Bernard Rose

Parte del recuperone di vecchi horror, Candyman è un titolo che ancora mi mancava ma che è sempre suonato familiare al mio orecchio, ricordo persino le innumeri volte in cui da piccola passavo davanti alla VHS disponibile per il noleggio nella nostra videoteca di fiducia – e che non ho mai avuto il coraggio di portarmi a casa -, insieme ad Hellraiser e ad un sacco d’altri assassini più e meno seriali e molto soprannaturali.
Ciò che invece non ricordavo (o non ho mai saputo) è che il protagonista (al pari della bionda ricercatrice etnografica, Virginia Madsen) è un negrone a me noto ed affascinantissimo, di un’eleganza che non sfigurerebbe ancor oggi se solo gli levassimo il colletto di pelliccia: Tony Todd.

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Tra la leggenda dell’assassinio di un nero che aveva sfidato le convenzioni sociali, l’ambientazione divisa tra un upper side ed un caseggiato di cellette popolari, ed il contrasto marcato bianchi-neri / maschi-femmine, di materiale politico (pur senza avere chissà quale approfondimento) ce n’è.
Nella sua relativa semplicità, con quel tocco poetico e la splendida musica di Glass, vale la pena vederselo.

Il permesso: 48 ore fuori – Claudio Amendola

Non ricordo quale sia stato il primo film girato da Amendola, ma so che era una commedia. In quest’opera seconda invece va sul drammatico e, oltre a dirigere, interpreta uno dei quattro detenuti in permesso, Luigi, che vanno a fare i conti con la vita lasciata in qualsiasi posto si possa chiamare casa.
Nessuno di loro troverà ciò che sperava – per qualcuno, però, potrebbe esserci persino di meglio ad attenderlo.
Una pellicola più che discreta, con un Luca Argentero che spicca, come mai immaginavo potesse.

47 metri – Johannes Roberts

Anche di horror subacquei con squali l’universo sovrabbonda, ma di questo avevo letto buone recensioni e posso aggiungerci la mia.
La storia: due sorelle, una più spigliata ed una più squadrata, per altro appena lasciata dal fidanzato, sono in vacanza in Messico. Una sera conoscono un paio di ragazzi a malapena carini. La spigliata, per dare una svolta all’umore della squadrata, la trascina riluttante a fare un’immersione non autorizzata chiusa in una gabbia, per vedere gli squali a pochi centimetri. La squadrata non avrà abbastanza carattere per opporsi, e tutto andrà malamente in vacca – ma lasciandovi credere, a ogni passaggio, che forse le cose riusciranno ancora a risolversi.
Chi vive, chi muore e chi scantona non ve lo rivelo, ovviamente; basti dire che la semplicità del soggetto non affossa, ma anzi lascia libero spazio (un oceano di spazio) alla suspence ed amplifica le note emotive. Bello, credibile (per quanto ne posso capire) e toccante.

Green room – Jeremy Saulnier

Cacchio!
Sam Simon (se non erro) l’ha definito un cazzotto nello stomaco (ed io ho chiosato: se è un cazzotto nello stomaco, allora ha qualcosa da dire). Così è stato.
A differenza di Cassidy (qui la sua recensione sulla Bara) non ho mai ascoltato né apprezzato il punk, per cui può darsi che mi sia sfuggito qualche riferimento (poco male) e che sia strano solo per me che – così comincia la storia – una band punk accetti, seppure al verde come la stanza del titolo (è così chiamata la stanza-camerino di preparazione e decompressione pre- e post-concerto), di suonare in un locale di naziskin. Non è che siccome gli skinhead son tanto di sinistra quanto di destra mescolarli ed agitarli produce un cocktail da sballo… magari la gente lo fa, ma io avrei evitato.
Comunque, sta di fatto che la band ci va. Fa un po’ di casino all’inizio, ma poi raddrizza il tiro e sembra che la serata debba filare tutto sommato liscia. Almeno finché, rientrando nella green room, non si trova davanti uno spettacolo inatteso e per nulla musicale: il cadavere di una ragazza accoltellata per terra.
Se in un contesto qualsiasi la cosa sarebbe di per sé problematica, in un contesto fondamentalmente chiuso e semi-sommerso come quello della destra estrema diventa la molla che fa scattare un ben oliato meccanismo, un protocollo non scritto di rimozione del pericolo ed insabbiamento. Tra cani, coltelli, pistole e fucili, blandizie e minacce, uscirne fuori non sarà banale.
La tensione non manca, la violenza c’è anche se moderata, ed anche per questo mi trovo piuttosto d’accordo con Cinema Estremo (qui) e col giudizio complessivo che dà sul film; tuttavia è bene ricordare che non è la quantità di sangue a determinare lo spavento (possiamo ben collocarlo anche nell’horror) o la repulsione – il famoso cazzotto nello stomaco.
A me Green room è arrivato forte e chiaro, e per la prima volta da mesi mi son trovata a ripensare a quando ho allertato diversi amici condividendo un paio di confronti avuti con gente di CasaPound, passi falsi che sentivo potevano mettermi a rischio se non proprio in pericolo. Non che mi aspettassi nulla di davvero grave, ma di abbastanza serio da guardarmi le spalle per un po’ sì. Tanto che sono arrivata a giocare di diplomazia, per non dire a scacchi, tra Cp, Fn e un libero battitore ben inserito in Cp e rispettato dai capi ma anche utilmente anticonformista, perché mi prendesse indirettamente sotto la propria ala. Uno sbattimento. Che sarebbe stato una sciocchezza per un’anima politica abituata ai maneggi tra pubbliche e private relazioni, ma io un’anima politica e machiavellica non ce l’ho mai avuta e tanto m’è bastato, già con un piede fuori dalla porta.
Insomma, mi è salito il brividino e dunque il film il suo cazzo di lavoro l’ha fatto.
E’ bello e terribile vedersi sullo schermo, e fate conto che sono abbastanza eclettica da impersonare contemporaneamente la mora ammazzata e la bionda ribelle.

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Pet Sematary (1989) – Mary Lambert
Pet Sematary (2019) – Kevin Kölsch, Dennis Widmyer

Un’accoppiata vincente che non potevo farmi mancare, dopo aver finalmente letto il romanzo lo scorso anno. E, incredibile a dirsi, il confronto libro-film non è stato sofferto come al solito, ma soltanto uno strumento in più per ragionarci su.
Parrà strano a qualcuno, ma per me vedermi la combo di questa storia macabra e che finisce malerrimo (con King non è certo scontato) a Pasqua è stata una scelta azzeccata. Parliamo, dopotutto, di morti che tornano in vita, anche se non si tratta proprio di una risurrezione evangelica in un corpo glorioso, bensì di ritorno zombesco col corpo a brandelli, puzzoso e incrostato di terriccio… al ritmo dei Ramones.
(Chi non alza il volume a palla e non balla, va a letto senza cena nella stalla).

Se la versione dell’89 – con cammeo di King nel ruolo del predicatore al funerale – ha una sua atmosfera suggestiva impareggiabile, ho trovato che la versione del 2019 fosse meno disastrosa di com’è stata dipinta. Certo, c’è da precisare bene che, se il primo terzo della pellicola è molto buono, il secondo terzo è ancora buono ma già più standard, ed infine il restante terzo tracolla.
Tutto sommato, le idee sono buone e la storia ben attualizzata, con qualche modifica interessante (il figlio perduto è, in questo caso, una figlia), ma quelle stesse modifiche sembrano essere state sollevate e poi abbandonate a metà, non portate davvero fino in fondo.
E se i dialoghi sono più approfonditi e le situazioni nutrite di dettagli utili – mentre nell’originale tutta la sceneggiatura è più grossolana -, viceversa l’afflato emotivo, la mia partecipazione da spettatrice al lutto, alla brama per un potere pericoloso ma attraente, alla nostalgia ed al rimpianto sono venuti affievolendosi mentre il minutaggio cresceva. L’attacco era proprio buono, mi sono sfregata le mani, ma poi dell’abisso di dolore per la scomparsa di un figlio, della lucida follia di chi non riesce a tollerarla, ma pure della  potentissima vicenda collaterale di Rachel e Zelda e del senso di come tutto sia connesso e preordinato, poco rimane. Alla fine si sconfina in un brodo di coltura di stilemi horror mal connessi tra loro.
Non c’è quasi evoluzione nel personaggio di Louis Creed, ed avrei voluto fosse data una certa importanza – come nell’89 – a Victor Pascow.
In generale, comunque, è un film godibile persino per una purista come me. Non è poco.

La casa nera (The people under the stairs) – Wes Craven

Titolazione italiana insensata per un horror d’annata movimentato, grottesco e divertente; e se una vena di denuncia sociale c’è, mi pare assai più funzionale al gusto di far casino – Alice, hai mai visto un fratello prima d’ora? – che non un segno di pretenziosità e messaggi alti.
Non ci sono del resto messaggi morali nascosti, si allude alla differenza sociale e razziale, al rifiuto di una progenie “difettosa” o semplicemente imperfetta, alla promiscuità sessuale e all’incesto in maniera diretta e brutale, perché brutali sono i proprietari immobiliari dell’edificio in cui Matto vive, e nella cui abitazione fatta di salvifiche intercapedini dovrà sopravvivere.
Se accettiamo Blatta come Bianconiglio alternativo, l’accostamento ad Alice nel paese delle meraviglie non è ingiustificato.

51 pensieri riguardo “film (aprile 2020) – pt. I

  1. Contentissimo che anche tu sia rimasta affascinata dal tema sonoro di Candyman, unico e splendido!
    Riguardo a “L’ultima casa a sinistra”, se ti va ti propongo un viaggio attraverso la ballata medievale svedese che ha “ispirato” ben cinque film, che in realtà sono solo plagi di varia forma! Il mio vecchio speciale sull’argomento l’ho intitolato “Vergine Violenza Vendetta“, e ne ho fatto anche un eBook gratuito 😛
    È un film rivoluzionario, sia perché ha dato il via alla carriera di Wes Craven e Sean S. Cunningham, i due futuri padri dell’horror anni Ottanta, ma soprattutto perché ha mostrato quello che mai era apparso su schermo: una violenza cieca, crudele e immotivata, con lunghe inquadrature quasi documentaristiche. Da quel giorno niente è stato come prima, e tanti altri hanno cercato di replicare quel grado di violenza – soprattutto con un genere più storico come quello dei motociclisti – ma solamente la minuscola produzione “I spit on your grave” nel 1978 c’è riuscita, salendo di un gradino la scala evolutiva della narrazione: stavolta a fare vendetta non c’è il padre, non c’è il simbolo di giustizia che riporta l’equilibrio, stavolta è la vittima a reagire. Per la prima volta gli spettatori vedono una donna stuprata organizzare la propria vendetta, e usare una pistola per sparare al “mostro finale”. Sembra strano, ma no si era mai visto niente del genere, ed è nato il concetto di final girl in voga ancora oggi. Film dopo film le donne cominceranno a non inciampare più né a gridare (le uniche attività che la narrativa di genere concedeva loro dalla nascita del cinema fino al 1978) ma inizieranno ad affrontare il “mostro” della storia, non più vittime ma personaggi attivi della narrazione.

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    1. Ma senz’altro: manda, manda! 🙂
      Anche I spit on your grave, se ce l’hai – che domande.
      Pensa che ne avevo letto un gran male – del film di Craven – e invece…

      Il tema di Candyman è molto semplice e suggestivo, di quelli che si possono mettere in loop senza stancarsene.
      All’inizio, con quelle inquadrature dall’altro, ti mette nel mood giusto e ti prospetta qualcosa di diverso dalla banalità della mattanza.

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    1. Tra tutti, regalati almeno Hereditary: un’opera prima di straordinaria potenza, con una dominazione dello spazio scenico che deriva dalla mania di Arister di costruire modellini in legno dei suoi set, con un muoversi della cinepresa che ricorda il dominio degli spazi architettonici di Hitchcock… Finché il lutto familiare ed il male residente si muovono senza spiegazioni, il film vola altissimo, ma poi, ahimè, l’autore, magari per paura di osare troppo nel suo lungometraggio, scende a patti con l’esigenza di didascalismo del classico pubblico da horror pop-corn e cerca di imbastire la spiegazione dell’inspiegabile, inciampando a mio modesto giudizio, ma tre quarti del film restano altissimi…
      Scena d’apertura da manuale di tecnica cinematografica ed attori che sono per tutto il tempo maschere dolenti.

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  2. Di questi ho visto solo Borg vs Mc Enroe. Mi è piaciuto ma non mi ha entusiasmato. Alla fine è un’analisi psicologica sul modo di affrontare la pressione nello sport. Diciamo che mi incuriosiva Shia LaBeouf.

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  3. Non male 47 metri, di cui parlai anche io a suo tempo (lo vidi mentre un vicino pazzo decise di fare una serenata vecchio stile alla sua morosa; mi stupì che realizzò anche canzoni un po’ di nicchia, che non avrei mai creduto un beota simile potesse apprezzare quanto me).
    Non stravedo per Wes. Ti stavo per suggerire un suo film che non mi dispiacque ma… era di Carpenter! 😀 Essi vivono.
    Molti altri film che citi purtroppo me li sono persi per terribili colpi di sonno notturni. 😉

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    1. Ah! Voglio la scaletta della serenata! 😀
      Craven non è il mio preferito – in base al poco che ho visto: questi due e Scream – ma mi aspettavo di peggio, invece ha il suo perché.
      Carpenter, invece, lo apprezzo molto.

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    1. Troppo tardi 😉
      Ho votato Cp alle elezioni 2018 e poi mi sono tesserata (il che di per sé ha dell’incredibile), ma nell’arco di due mesi ho esaurito gli aspetti positivi e sono arrivata allo scontro frontale.
      Per i miei canoni, sono durati molto nella stima, prima di decadere. Di solito lo scazzo arriva ben presto.
      Inaspettatamente, ho trovato Fn migliore sul piano dei rapporti umani: rozzi intellettualmente, ma molto meno ipocriti e farseschi dei poundini.

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      1. Rimango sconcertato. Ecco, un tempo avrei troncato subito ogni dialogo con te. Oggi invece no.
        Non mi spiego come una persona assennata possa avere simpatie per cp o fn. In particolare non mi spiego come una ragazza possa essere di estrema destra (dato che quelli sono pure stupratori, come lo è ogni fascista). Non mi spiego come una persona che sembra intelligente, di sesso femminile possa anche solo pensare di accasarsi con le maggiori merde del creato (insieme ad altre categorie, ma comunque stanno tutti lì).
        Io ho avuto amici “fascisti” un tempo. Ma da quel dì costoro, non riconoscendosi più nei valori che credevano di vedere nella Destra, non votano più, esattamente come me che invece venivo da Sinistra. Mi chiedo quali siano le differenze tra loro e te. Cioè, secondo me lo avresti dovuto capire da parecchio che fecce erano. Forse ai miei tempi ci si poteva ancora confondere perché le ideologie erano più forti e c’erano maggiori persone che ci credevano sul serio. Oggi non capisco come una come te, si sia lasciata infinocchiare. Ho paura a chiederti per chi voti adesso. fdi?

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        1. E sarebbe stato un peccato. Non avrei potuto scavalcare il cordone di pulotti, passando dall’inaugurazione della sede cittadina di Fn al corteo di antagonisti, per offrirti una birra scroccata a Fiore (storia vera).
          Del resto non saresti il primo, ma su questo sono io che non mi capacito: sono tutt’altro che una santa, ho avuto scazzi anche forti, ma non ho mai fatto fatica a frequentare persone con idee (politiche e non) anche opposte alle mie – le mie che, naturalmente, sono cambiate più volte nel tempo.
          Intendiamoci: una persona non è le sue idee. Voglio dire che anche quando vi aderisce pienamente, può viverle e comunicarle in modi diversissimi. E se questi modi non sono aggressivi, coercitivi, intolleranti – insomma cattivi – ti assicuro che si può andar d’accordo benissimo. Certo, è un discorso molto ampio e controverso, prendilo come un accenno e nulla più…
          … sulla destra (altro concetto enorme), è di fatto uno dei motivi più forti che mi hanno allontanato. In parte rappresentavano la destra che cercavo io, ma lo erano più sulla carta che nella realtà, ed in maniera troppo schematica. Tutto qui: le cose che secondo te dovevano schifarmi di più non è che le abbia scoperte solo dopo, piuttosto le ho vissute in modo diverso.
          Adesso, adesso, bisognerà intanto vedere quando e SE andremo di nuovo al voto… la vedo lunga! Comunque, sì, mi piace la Meloni; non so se voterei FdI oppure sceglierei ancora una volta di non votare. Più probabilmente la seconda.

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        2. “se questi modi non sono aggressivi, coercitivi, intolleranti…”, dici. Appunto!
          Per me hai compiuto un errore molto grave, che ti poteva anche costare carissimo, a quanto si intuisce dalle tue parole.
          Te ne sei almeno resa conto? Non è come sbagliare facoltà all’università. È qualcosa di molto più grosso. Cioè se un anno fa ancora ci stavi dentro vuol dire che un anno fa non sapevi distinguere il Male dal Bene.
          A questo punto penso di te una di queste due cose: o sei molto stronza; o sei una ragazza con delle fragilità, a cui cercare di stare accanto.
          Per quanto riguarda parlare con tutti, non so se hai ragione tu o io. Di certo nel corso degli ultimi 2 anni sono venuto a contatto anche con persone che un tempo avrei allontanato immediatamente, e ho compreso in parte le loro ragioni e ora non penso più tanto male di loro quanto lo pensavo prima (ma non mi sto assolutamente riferendo a tematiche politiche).
          Il fatto è che se guardi una persona da molto vicino, arrivi a comprenderla. Dunque teoricamente, fosse pure il peggiore assassino sulla faccia della terra, potresti provare un minimo di empatia per lui…

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        3. No, io con quella frase mi riferivo alle singole persone, per lo più amici o conoscenti, e non a Cp o chicchessia. Dico che, in generale, le idee di una persona possono mettermi in allerta, ma non mi bastano per decidere se è una persona di valore o meno, e se frequentarla o meno. Di questo passo ancora un po’ e s’arriva a “Ho anche amici di sinistra” (a ben guardare, son più loro che quelli di destra), ma va bene: dovremmo esserci capiti…
          … ho corso un rischio, sì. Càpita. Ma ribadisco, non è un qualcosa che potessi prevedere (“perché in Cp son tutti picchiatowi”).
          E ancora: comprendo il tuo punto di vista, ma per me non si è trattato né si tratta tutt’ora di scegliere tra “bene” e “male”, c’è sì del male in queste realtà come però ce n’è in quasi tutte le realtà umane. Dove più, dove meno, mettiamo pure che l’estrema destra sia in sé un male molto grosso, non è comunque un male assoluto, un male-e-basta, e se ora li giudico diversamente da prima lo faccio nel merito, non come risvegliandomi da un incubo che non ho riconosciuto per tale.
          quanto all’essere stronza o fragile, indubbiamente non ho un carattere facile (ma tu parli di qualcosa di diverso, in buona sostanza di cattiveria, credo) e ho le mie fragilità – niente di eclatante, comunque. E allora no, tu trai dalla mia esperienza e da ciò che ne ho detto una conseguenza che io disconosco e rifiuto. Certo, mi spiace che mi si veda così, ma è una tua opinione e pazienza.
          Io posso solo ribadire come stanno le cose realmente: non mi sono associata a Cp perché sono una brutta persona o per cercare sicurezza, ma perché condividevo (e condivido) alcune cose, alcune idee e modi di essere, con loro, poi me ne sono distaccata perché non erano sufficienti a bilanciare ciò che invece non potevo accettare (sì, anche questioni gravi). Tutto qui.
          C’è parecchia apertura emotiva e mentale in me, che talvolta sconfina nell’ingenuità, ma questo vale nei confronti di chiunque – te compreso, personcine ammodo comprese. E non fa di me una sprovveduta, tanto per intenderci.

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        4. Okay. Solo, ribadisco anche io, fatico a comprendere come si possa compiere un errore di questa portata, cioè un errore che io non avrei mai compiuto nemmeno da ragazzino. Ma forse è anche una questione del percorso che uno ha fatto, e tu mi sembra che in una maniera o nell’altra abbia girato parecchio.
          Posso capire chi a 35 anni si illude votando PD, che pure disprezzo, ma non posso capire come si possa credere di trovare qualcosa di vero e non corrotto e allettante nella Destra, figuriamoci in quella estrema.
          Conosco pochissime persone di Destra che in una certa misura rispetto. Una è Travaglio. Sì, è di Destra, perché pensa da Destra. Non è che se uno una volta va contro berluscopi allora è di Sinistra. Travaglio che però ultimamente si è messo ad appoggiare sperticatamente il M5S, smerdandosi abbastanza, cominciando a forzare le sue conclusioni per indirizzarle in una data maniera, non più tanto oggettiva come era un tempo.
          Anche Di Pietro era indubbiamente di Destra, nonostante le sue ultime collocazioni…
          Ecco queste sono le sole persone di Destra che non avallo ma rispetto moderatamente dal punto di vista dell’onestà intellettuale. A Destra non ce ne sono molte. E tu vorresti cercare qualcosa di positivo in questo deserto?
          Tu sai vero che Cultura è il contrario della parola Destra?
          Che cosa volevi ottenere affiliandoti con quelli? Volevi diventare la loro regina incontrastata (dato che non avresti trovato nessuno acculturato come te)? (è una domanda retorica, ovviamente)
          A cosa ti è servito leggere tutti quei libri se non hai compreso nemmeno il più elementare abc? (questa è un po’ provocatoria. spero che ti serva da sprone per lasciarti alle spalle nel più breve tempo possibile alcune idee sconclusionate che ti hanno portato per quei lidi. mi permetto di dirti queste cose perché, per quanto ti conosca da poco, ho idea che tu possa essere una bella persona, nonostante alcuni tuoi passi falsi del passato. certo tu non rientri comunque nelle categorie di persone “molto semplici” in cui cadono la maggior parte delle persone, ovvero in cui ficco le persone con estrema facilità, perché sono davvero misere. in ogni caso sei qualcosa di diverso.)

          PS: permettimi un’ultima battuta al veleno 😉 non credo che papa Francesco sarebbe contento che fino a un anno fa eri immischiata in quella roba… Magari altri personaggi filonazisti presenti nella Chiesa sì, la papa Francesco no.

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        5. Ho risposto al tuo commento precedente con una calma olimpionica.
          Ho voluto darti la possibilità di raddrizzare il tiro, e tu invece hai rincarato la dose.
          Dici di essere meno categorico di quanto lo fossi prima, beh: non è servito a niente, sei riuscito a scodellare una secchiata di cazzate e di pregiudizi senza fare una piega.
          Ti ho fatto credito sinora, ma l’hai ampiamente sperperato.
          Hai messo su un tono da saputello che si sente superiore con la persona sbagliata. Finisci dritto nello spam, che è il posto adatto alle tue porcherie.
          Oh, e hai presente quella birra che ipoteticamente potevo offrirti? Te la lancio virtualmente in faccia.

          se un anno fa ancora ci stavi dentro vuol dire che un anno fa non sapevi distinguere il Male dal Bene

          penso di te una di queste due cose: o sei molto stronza; o sei una ragazza con delle fragilità, a cui cercare di stare accanto

          fatico a comprendere come si possa compiere un errore di questa portata, cioè un errore che io non avrei mai compiuto nemmeno da ragazzino

          Tu sei un illuminato, io sono una bambinetta da educare. Ovvio.
          Non sia mai che uno sia intelligente, consapevole di sé ed anche di destra.
          Che mondo, signora mia!
          Parli di errore falsando le carte: io ho citato un mio passo falso (in modo alquanto generico), qualcosa di circoscritto, tu dall’alto della tua sapienza da accattone (con tutto il rispetto per Pasolini, che era di ben altra pasta) stabilisci e decreti che per votare, apprezzare e stare con la destra (tutta, figuriamoci Cp) si debba avere il cervello a spasso.
          E però gli antifascisti non sono violenti quanto i fascisti, giammai!
          Ripetiamolo ancora, così ci arriva anche Pierino: il mio passo falso è consistito in una serie di azioni che qui non ho specificato – non è stato un passo falso votare ed entrare in Cp. Ho deciso che non faceva per me, ma non mi sono pentita di averci avuto a che fare. Non è un errore Cp, non è un errore la destra. Claro, Pierino?

          non posso capire come si possa credere di trovare qualcosa di vero e non corrotto e allettante nella Destra

          Tu sai vero che Cultura è il contrario della parola Destra?
          Che cosa volevi ottenere affiliandoti con quelli? Volevi diventare la loro regina incontrastata (dato che non avresti trovato nessuno acculturato come te)?

          Appunto.
          L’universo alla rovescia, l’Appeso al governo.
          (Nota a margine: destra è sinonimo di cultura, non contrario. Con chi non lo comprende prendo volentieri thé e pasticcini, ma non discuto di politica né di metafisica, poiché è evidente che non ne ha la minima cognizione).

          A cosa ti è servito leggere tutti quei libri se non hai compreso nemmeno il più elementare abc?
          (questa è un po’ provocatoria. spero che ti serva da sprone per lasciarti alle spalle nel più breve tempo possibile alcune idee sconclusionate

          ho idea che tu possa essere una bella persona, nonostante alcuni tuoi passi falsi del passato.

          Io invece credo che se una persona non sa ragionare a 15 anni non saprà farlo neppure a 35. Per te che ne hai dieci di più non vedo speranze.
          Sei rimasto un bambino, e qui non siamo all’asilo.

          non credo che papa Francesco sarebbe contento che fino a un anno fa eri immischiata in quella roba… Magari altri personaggi filonazisti presenti nella Chiesa sì, la papa Francesco no.

          Non ho bisogno dell’approvazione di Francesco per essere una cattolica non dico buona, ma decente. Del resto, Francesco con le tue supposizioni da intellettuale della domenica può fare una sola cosa: girare il foglio ed abbozzare un sermone contro i farisei.
          Dài, adesso ti faccio contento: ti rivelo che io adoro Ratzinger, così puoi berciare con i tuoi amichetti ricondotti alla giacobina Ragione che sono una brutta sporca e cattiva filonazista, e che il papa emerito è retrogrado medievale e rigidamente contrario alla razionalità.
          Divertiti.

          Non mi spiego come una persona assennata possa avere simpatie per cp o fn.
          In particolare non mi spiego come una ragazza possa essere di estrema destra (dato che quelli sono pure stupratori, come lo è ogni fascista).
          Non mi spiego come una persona che sembra intelligente, di sesso femminile possa anche solo pensare di accasarsi con le maggiori merde del creato

          Una donna di destra è una deficiente, ho capito.
          O sottomessa a degli stupratori oppure stupida.
          Tu sì che sai difendere il sesso femminile.
          Non riesco a capire come tu possa essere bravo e buono pur insultandomi, offendendomi e dandomi apertamente della ritardata, fragile e fuorviata, se non addirittura deviata; ma è chiaro che non lo capisco perché sono appunto ritardata. E pensa che senza di te non me ne sarei neppure resa conto: gràssie, sior paròn!
          E salutami caramente il primo cittadino di quer paese.

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  4. Il tuo follower Nick Shadow mi ha evitato di sottolineare la svista, cosa che ovviamente stavo per fare…
    Dal mio commento al Barman, avrai anche capito chi è il mio campione della tua lista, ma hai regalato a te stessa un altro vero gioiello ovvero Borg McEnroe, decisamente il nuovo Warrior: Gudnason mimetico e LaBeouf stellare ed una regia attentissima (la reiterazione della palla tirata contro il garage dal giovane Borg è impeccabile)… Adorabili i titoli di coda.

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    1. Per me che lo apprezzo, invece, l’horror è perfetto non tanto per “esorcizzare”, quanto per elaborare ed affrontare il male. E’ uno dei suoi scopi.
      Ultima commedia vista? (A parte le conferenze stampa quotidiane, intendo).

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        1. Io ho addirittura 12 volumi belli neri della Fanucci! È così difficile da rappresentare il nostro HPL che pochissimi film sono riusciti a rendere il senso del suo pensiero. Ecco “Il seme della follia” è forse il più coerente. Si favoleggia da anni di una versione cinematografica di “At the Mountain of Madness” di Del Toro ma ne ho perso le tracce

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    1. A che pro?
      E, ad ogni modo, come sei arrivato qui: cercandomi o per caso?
      Non credere che non ti abbia mai pensato. Ed augurato il bene. Ma non vedo cosa possiamo ancora dirci.

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    1. Dubito di chi ritiene che di un fenomeno possa capirne e parlarne solo chi ne ha esperienza diretta; specialmente se al tempo stesso si esprime senza remore su qualcosa che non conosce.

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        1. Devo ricordarti una delle nostre ultime telefonate, quella durata 4 ore, nella quale ho dovuto difendermi senza tregua dalle tue critiche alla Chiesa ed alla mia partecipazione alla commemorazione del 29 aprile, senza per altro che mai afferrassi quello che ti spiegavo?
          Non eri d’accordo da prima, benissimo, ma neppure hai mai accettato che esistesse un significato preciso a determinate cose, diverso da quello che tu attribuivi loro.
          Francamente, che a distanza di tempo tu venga qui ad “interrogarmi” come se dovessi giustificarmi di qualcosa, senza nemmeno “bussare” metaforicamente, non mi sta bene.
          Se hai qualcosa da dirmi, fosse pure che non mi sopporti e da mo’ te lo tenevi chiuso in gola, fallo. Altrimenti, questa conversazione finisce qua.

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        2. Francamente non capisco. Ti ho posto una domanda e mi rispondi con questo rancore frutto di conversazioni avvenute in passato, di cui non vedo collegamento con quanto chiesto. Mi sono espresso sulla ‘ndrangheta, qualcosa che ritengo di conoscere, per aver letto testi fondamentali di chi la combatte da una vita e perchè ne vedo mentalità e comportamenti quotidianamente “intorno a me”. Porre domande non è “interrogare”, non nel mio caso. Non ho nulla da dirti se non che il leggerti, di tanto in tanto, mi capita ancora e, come sempre, mi capita porti domande e osservazioni. Ma evidentemente preferisci, nel mio caso, una più pacifica indifferenza.

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        3. Non c’è verso.
          Non ci capiamo, e ormai mi stupisco di come sia stato possibile in precedenza.
          Triste, ma insistere a tornarci sopra lo è di più.

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