libri (maggio 2020) – pt. I

farfa su libro

Limonov – Emmanuel Carrére [kindle]

Due cose:

Carrére scrive la sua non-fiction sulla sabbia.
Come qualcuno – non ricordo ora chi – ha ben precisato, sceglie il suo soggetto e poi, anziché distaccarsene pur restando appassionato e farne una descrizione se non obbiettiva, almeno “terza” con tutti i mezzi documentali e critici possibili, ne trae un discorso fantasioso, personale ma più apologetico che ragionato, romanzato.
Una non-fiction che dia l’impressione d’essere un romanzo, capite bene, svolge male tanto il proprio lavoro di osservazione analitica quanto quello che del romanzo è proprio, di coinvolgimento sintetico nella vicenda.
Non andando da nessuna parte.
Carrére è fumo senza arrosto.

Limonov (per quanto ci appare attraverso gli occhi di Carrére, che lascia spesso intendere d’aver attinto a fonti dirette ma non le sostanzia mai), è un presuntuosetto invidioso, una mezza tacca che aspira non a cose grandi, ma a cose brillanti, di quella brillantezza che ha la bigiotteria per le gazze.
Lo stesso che ha sempre relativizzato la crudeltà del sistema-gulag, perché – a detta dell’autore stesso – ha sempre avuto il culo al caldo grazie al padre cekista che pure disprezzava poiché mediocre funzionario, di ritorno in patria dai folleggiamenti americani ha fondato un partito il quale, di nuovo, non serve ad altro che ad appropriarsi dei luccichii di una “posizione scomoda” spacciandosi per ribelle e martire.
Limonov è uno sfigato.

Storie di fantasmi per il dopocena – Jerome K. Jerome [kindle]

Breve e lieve parodia della tradizione di raccontar storie di fantasmi la vigilia di Natale.
Una sciocchezzuola ironica che descrive i suoi bersagli con tratti demenziali.
Niente più che un divertissement.

Magia nera – Loredana Lipperini [kindle]

Molto intrigante. Una raccolta di racconti al femminile; magici sono le protagoniste, gli eventi che loro càpitano, le atmosfere. Nulla di “infiorettato” tuttavia, né dalla Lipperini / Manni ce l’attendevamo: riscatto, sopruso, vendetta, solidarietà, invidia; piuttosto.
Meno dark di quanto immaginassi, ma ugualmente impietoso.

Lettere dal carcere 1926-37 (La nuova diagonale) – Antonio Gramsci

[kindle]

Personaggino impegnativo, Gramsci. ‘Mazza che rompicoglioni: probabilmente la sua puntigliosità e la sua aria da maestrino mi hanno lievemente irritato perché sono anche mie. E’ pur vero che molta parte in questo atteggiamento – incredibilmente coerente fino alla fine – l’ha il carcere e, di più, in quanto va ad aggravare un’evidente e pesante incomunicabilità tra lui ed i parenti.
In una delle tante vie Gramsci d’Italia ci ho vissuto l’intera infanzia. Non potevo prolungare oltre la mia ignoranza. E manco a farlo apposta somiglia a mio cugino da giovane, ma questo è secondario… il “gobbetto” mi lascia, più che idee, un nucleo di abitudine carceraria deleteria – per quanto strenuamente combattuta – e il dolore di relazioni deformate. Non è poco.
E poi, nondimeno, una camionata di tenerezza. Sua l’espressione “ti abbraccio teneramente”, usata soprattutto con la cognata Tatiana; che ho tutta l’intenzione di adoperare e far mia.

Restando in tema, segnalo un bel documentario andato in onda mercoledì sera sul Nove: “Tutto il mondo fuori“, sul Due Palazzi. Lo potete trovare in streaming qui.
Nell’intervista si cita anche il film del 2012 dei fratelli Taviani, Cesare deve morire, che ho visto e vi consiglio.

La mia seconda vita tra zucchero e cannella – Verena Lugert [kindle]

Da giornalista in via esclusiva a reporter gastronomica – e, principalmente, cuoca professionista. L’occasione l’ha presa al volo, ma non è stato per caso: cucinare per lavoro era una sua fissazione da prima di fare domanda alla Cordon Bleu londinese, per poi cominciare come commis in uno dei ristoranti di Gordon Ramsay.
Il resoconto della vita di brigata è lucido eppure frizzante, sgrezzato quanto basta per divertire ed appassionare anche un lettore che quel genere di vessazioni e devastazioni esistenziali le deplora profondamente.
L’editrice Astoria pubblica svariate “storie di vita”, per chi ama il genere (come me).

Scontro di civiltà per un ascensore in piazza Vittorio – Amara Lakhous

[kindle]

E’ un racconto divenuto famoso attraverso un premio, riuscito sì, ma trovo non meritasse tanta fama. Comoda, ma di buon effetto, la scelta di suddividere i retroscena attorno all’ascensore del titolo – e al cadavere che un giorno vi viene rinvenuto – illuminando di volta in volta un diverso personaggio-inquilino del palazzo, distribuendo equamente capitoletti e punti di vista narrativi.

I libri non commentati:
Gramsci – Angelo d’Orsi [in corso]
Creepypasta – AA.VV.; True Halloween – AA.VV.

18 pensieri riguardo “libri (maggio 2020) – pt. I

  1. So che non è bello essere colpito da un particolare che non è legato alle recensioni, ma il tuo essere cresciuta in una via Gramsci mi ha fatto pensare: i primi 29 anni della mia vita li ho passati in una via Paolo Paruta… e non ho mica idea di chi fosse!!! Chissà se ha scritto qualcosa: ora m’hai messo questa pulce nell’orecchio 😀
    Da ragazzino degli anni Ottanta con i genitori comunisti-mangia-bambini, Gramsci era presenza fissa della biblioteca di casa, fra Storie della Rivoluzione Russa e Capitali vari. Se non ricordo male i miei comprarono anche una pubblicazione da edicola che presentava le infinite lettere dal carcere: se poi le abbiano effettivamente lette non te lo so dire. Di sicuro non mi è mai venuta voglia di approfondire: chissà, se abitavo in via Gramsci magari… 😛

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    1. Ahah, macché, io stessa l’avevo inserito nella serie “Novecento” (che sta languendo…) del mio programmino di letture invernali (direi che ne siamo fuori) proprio perché è “la mia via di casa”.
      Certo, poi c’è il fattore empatia: pur non conoscendolo, a me Gramsci è sempre stato più o meno simpatico, mentre Togliatti (indovina in che via abito adesso…) mi ha sempre urtato a pelle.
      Ma almeno non sono così rimbambita da non saperne il nome: una volta, uno spacciatore di contratti per l’Enel mi chiese se Togliatti di nome facesse Paolo. Altro che bambini: me lo sono ingoiato tutto intero, il pirlotto…
      Paruta mi è altrettanto ignoto… ma poi vado a sbirciare, ovvio!

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  2. Sì, lo hai usato, e son contento. 😉
    Con le riaperture ho ripreso a leggere all’aperto (anche se in teoria non si potrebbe fare, ma tanto io so’ ribelle) l’unico libro cartaceo che mi è rimasto. A volte ritornano (S. King), che forse avevo letto da ragazzino.
    Appena riaprirà la biblioteca saccheggerò il settore del book crossing (così numme fregano più in caso di nuovo lockdown, tiè!).

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    1. Io ho ancora sul tavolino L’ombra dello scorpione, che è adattissimo al momento, ma se aspetto ancora un po’ finisce la pandemia. E’ che da brava perfezionista cerco il giorno perfetto: luce ambientale, atmosfera, mood emotivo… oggi è il 15, metà del mese, ho stabilito che lo comincio ne abbia voglia o meno. Sennò finirò per sentirlo piangere.
      Mi piace questa cosa di leggere all’aperto. Non che io non lo faccia, ma in genere parliamo del terrazzo, nemmeno della panchina del parco di fronte. Poi ci sono le code in attesa, i treni, ecc., ma è diverso che andare da qualche parte di proposito apposta per leggere.

      Vado a scoprire le bombette…

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      1. Sì, io ormai associo la lettura allo stare all’aperto, anche se confesso che spesso sto scomodo.
        Difficile trovare panchine che non mi rompano le terga o le natiche.
        BOOM! BOOM! KATA-BOAAM! Bombette sganciate. Adesso, salvare il potero soldato Ryan!

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    1. 😀 Per carità, ha il suo interesse, ma in fondo è un ritratto (dichiaratamente) intessuto di simpatia per Limonov. Che ha i suoi pregi, non è solo e soltanto un wannabe demente. Il wannabe demente, però, surclassa ogni altro aspetto.

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  3. A me Limonov era piaciuto molto, il racconto di questo personaggio istrionico, camaleontico, bastian contrario ed esibizionista; così come mi era piaciuto L’Avversario, la storia di quell’uomo che si era finto medico per venti anni e quando temeva di essere scoperto ha ucciso genitori, moglie e figli. Mi ero ripromesso di leggere anche Il Regno, ma poi me ne sono scordato. Jerome K. Jerome è un mio maestro, e Gramsci è Gramsci, le lettere le ho lette tanti anni fa, dovrei vedere oggi che effetto mi fanno…

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    1. Senz’altro mi piace il modo di raccontare questi personaggi che ha Carrère.
      Infatti credo leggerò altro, nonostante la mia critica al suo ruolo negli scritti.
      Però, se Jean-Claude Romand è per me un uomo da capire, certamente bugiardo ed assassino ma anche malato, anche vittima; Limonov lo trovo soltanto moralmente discutibile. Curioso, se fosse un personaggio inventato: purtroppo però non lo è.
      La critica negativa all’autore partiva proprio da un’analisi de Il regno. Prima o poi la ritroverò (e questa è l’ennesima conferma che salvare articoli e post sarebbe utile, se fossi meno disordinata e bramosa, ma di fatto non lo è perché tanto non li ritrovo).
      Umanamente dicono molto, le lettere, ma forse se ti vien voglia ha più senso leggere i quaderni? Pensa se Nonna Pina avesse in camera un altarino dei suoi ex, e ci fosse pure il “santino” di Gramsci. Lei sì, che ne avrebbe da raccontare 😉

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      1. Certamente se uno deve scegliere è meglio che legga i quaderni, il pensiero gramsciano è lì… nonna Pina all’epoca era una soubrette, frequentava altri ambienti o meglio erano gli altri ambienti a frequentare lei… 🙂

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        1. Vero. Ma Nonna ha sempre un segreto (ed un fucile per il “tiro all’anziano al bocciodromo”) nell’armadio 😀
          In ogni caso, mi associo alla protesta del cast e, se lunedì non avrò la mia Olena quotidiana, farò lo sciopero della sete. ‘Ché della fame già lo sto facendo, a metà.

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