Oh, la traduzione della Zonghetti! Meraviglia!
Se riesci, per favore, mi dici come traduce l’incipit?
E, se non è troppo disturbo, mi illumini su come tratta i nomi? (li mette, per esempio, gli accenti e gli haček?)
Un giorno la comprerò anche io [sarebbe la terza traduzione che compero, uff]
Ti ringrazio infinitamente!
Ha gli haček ma non gli accenti (e quindi siamo forse tentati di leggere «óblonski» ma invece è «oblónski» quindi «ablónski», in quando la prima “o” è atona), e non mantiene la ripetizione di Tolstój nella primissima frase (che in effetti in italiano stona: e sono tanti gli editori che pretendono la scorrevolezza a scapito di ciò che ha scritto l’autore: la ripetizione tolstoiana, per altro, da tanti madrelingua è discussa, in quando il russo è manchevole di certi pronomi, per cui usa certe ripetizioni là dove non può fare altro, ma ciò non convince tutti, visto che in tutte le redazioni tolstoiane di «Anna Karenina» la così detta ripetizione è mantenuta e ribadita con fermezza: ma, visto l’assenza di pronomi russi, è difficilissimo dire che Tolstój la intendesse come ripetizione o come pronome! — Zonghetti, inoltre, è quella che forse rende meglio la dicotomia tutti/ciascuno, molto meno considerata perché meno evidente, ma ugualmente cocente!)…
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Evidentemente Einaudi è contraria agli accenti (anche quelli italiani li ha “strambi”, per volere di Pavese e Vittorini che, non si sa perché, scelsero la ú invece della ù standard italiana)… neanche il nuovo «Guerra e Pace» di Emanuela Guercetti (tradotto nella stessa “gara” di questa Anna Karenina) ce li ha (benché Guercetti non li abbia messi mai gli accenti, neanche per Garzanti)…
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In ogni caso era proprio ora di “rimpiazzare” i modi di dire affettati di Leone Ginzburg (fatti nel ’29 e in Einaudi, inossidabili a tutte le ristampe, dal ’46), che comunque (data la capillare diffusione in centinaia di ristampe in 60 anni) resteranno sempre disponibili come “classici”!
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Tutto sommato, però, l’osservazione di questa prima pagina mi farà ritardare nel comperare l’edizione Zonghetti ancora a lungo e tenere per un altro po’ su un ideale “piedistallo” quella di Annelisa Alleva…
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Certo, se tra un po’, dopo «Guerra e pace», facesse una «Anna» la Guercetti…
o se la facesse Paolo Nori…
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No, invece, no, la curiosità è troppa anche per la Zonghetti!
Mi pareva che si limitasse agli haček, infatti (sono andata a controllare cosa fossero), benché di nome proprio qui ne compaia solo uno.
Non sono una linguista e del russo in particolare non ho cognizione, ma penso che salvo traslarli dal cirillico al latino non andrebbe toccato nulla della grafia originale.
Così come detesto quando un nome di origine straniera, anche se ormai assimilato, e a maggior ragione un cognome, viene pronunciato nella lingua di acquisizione – ma questa è una fisima mia. Tipo Weinstein, per dire, che per mesi ho sentito chiamare “uàinSTIN” anziché “vainSTAIN” -.-
Dannazione -.-
Eh, sì, senza gli accenti la traslitterazione è dal russo è del tutto incompleta… dall’accento dipende troppa roba…
Non li usa nessuno perché la modalità di traslitterazione scientifica non li prevede, come non li prevede lo stesso cirillico, anche se dall’accento dipende la pronuncia e quindi il significato…
paradossi…
neanche in italiano c’è l’obbligo di mettere l’accento tra pésca e pèsca, in una «sicurezza di contesto» che, invece, non ha nessuno… certi obblighi, forse, dovrebbero esserci…
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Su Weinstein non so se sono d’accordo…
Non so se riuscirei mai a pronunciare Chopin «ciopin» invece di «sciopén», o Liszt «iišt» invece di «lizt»…
Oh, la traduzione della Zonghetti! Meraviglia!
Se riesci, per favore, mi dici come traduce l’incipit?
E, se non è troppo disturbo, mi illumini su come tratta i nomi? (li mette, per esempio, gli accenti e gli haček?)
Un giorno la comprerò anche io [sarebbe la terza traduzione che compero, uff]
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Non so se risponde anche alla questione accenti, ma ecco:
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Ti ringrazio infinitamente!
Ha gli haček ma non gli accenti (e quindi siamo forse tentati di leggere «óblonski» ma invece è «oblónski» quindi «ablónski», in quando la prima “o” è atona), e non mantiene la ripetizione di Tolstój nella primissima frase (che in effetti in italiano stona: e sono tanti gli editori che pretendono la scorrevolezza a scapito di ciò che ha scritto l’autore: la ripetizione tolstoiana, per altro, da tanti madrelingua è discussa, in quando il russo è manchevole di certi pronomi, per cui usa certe ripetizioni là dove non può fare altro, ma ciò non convince tutti, visto che in tutte le redazioni tolstoiane di «Anna Karenina» la così detta ripetizione è mantenuta e ribadita con fermezza: ma, visto l’assenza di pronomi russi, è difficilissimo dire che Tolstój la intendesse come ripetizione o come pronome! — Zonghetti, inoltre, è quella che forse rende meglio la dicotomia tutti/ciascuno, molto meno considerata perché meno evidente, ma ugualmente cocente!)…
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Evidentemente Einaudi è contraria agli accenti (anche quelli italiani li ha “strambi”, per volere di Pavese e Vittorini che, non si sa perché, scelsero la ú invece della ù standard italiana)… neanche il nuovo «Guerra e Pace» di Emanuela Guercetti (tradotto nella stessa “gara” di questa Anna Karenina) ce li ha (benché Guercetti non li abbia messi mai gli accenti, neanche per Garzanti)…
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In ogni caso era proprio ora di “rimpiazzare” i modi di dire affettati di Leone Ginzburg (fatti nel ’29 e in Einaudi, inossidabili a tutte le ristampe, dal ’46), che comunque (data la capillare diffusione in centinaia di ristampe in 60 anni) resteranno sempre disponibili come “classici”!
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Tutto sommato, però, l’osservazione di questa prima pagina mi farà ritardare nel comperare l’edizione Zonghetti ancora a lungo e tenere per un altro po’ su un ideale “piedistallo” quella di Annelisa Alleva…
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Certo, se tra un po’, dopo «Guerra e pace», facesse una «Anna» la Guercetti…
o se la facesse Paolo Nori…
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No, invece, no, la curiosità è troppa anche per la Zonghetti!
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Mi pareva che si limitasse agli haček, infatti (sono andata a controllare cosa fossero), benché di nome proprio qui ne compaia solo uno.
Non sono una linguista e del russo in particolare non ho cognizione, ma penso che salvo traslarli dal cirillico al latino non andrebbe toccato nulla della grafia originale.
Così come detesto quando un nome di origine straniera, anche se ormai assimilato, e a maggior ragione un cognome, viene pronunciato nella lingua di acquisizione – ma questa è una fisima mia. Tipo Weinstein, per dire, che per mesi ho sentito chiamare “uàinSTIN” anziché “vainSTAIN” -.-
Dannazione -.-
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Eh, sì, senza gli accenti la traslitterazione è dal russo è del tutto incompleta… dall’accento dipende troppa roba…
Non li usa nessuno perché la modalità di traslitterazione scientifica non li prevede, come non li prevede lo stesso cirillico, anche se dall’accento dipende la pronuncia e quindi il significato…
paradossi…
neanche in italiano c’è l’obbligo di mettere l’accento tra pésca e pèsca, in una «sicurezza di contesto» che, invece, non ha nessuno… certi obblighi, forse, dovrebbero esserci…
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Su Weinstein non so se sono d’accordo…
Non so se riuscirei mai a pronunciare Chopin «ciopin» invece di «sciopén», o Liszt «iišt» invece di «lizt»…
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Che poi Listz è già difficile per molti, anche in versione italianizzata e monca ^____^
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A me piaceva di più l’incipit “classico” però la copertina mi piace.
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Te l’ho mai detta, l’esatta pronuncia di “Tolstoj”?
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Sì! E sei molto in parte, come declamatore colto 😃
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p.s.: non te l’ho detto ma è ovvio, ringrazia molto Susanna ❤ Dille che "zia Cì" è felice.
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Buona lettura! Immancabile
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Non sarà subito, ma grazie ad S. & S. (è un regalo) piazzerò un mattoncino importante nel mio edificio libresco 🙂
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Ecco! Speriamo sarai piú fortunata di me 😀
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Eh sì! 🙂
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