Black floyd

E’ forse l’unico post, questo, che scrivo controvoglia.
E’ anche l’unico che sarebbe più adatto alla pubblicazione in orario notturno: perché la notte è nera, sia di colore che spesso di umore, e perché così si fa con le cose di cui ci vergogniamo: le si nasconde nel buio.

La cosa che mi dà la nausea persino nominare non è – come ben spiega Lapinsù – un evento occasionale, una “fase”, né tantomeno (in questa evenienza proprio allo 0%) un caso fortuito, o peggio: un errore.
George Floyd non è stato vittima di un incidente, ma neppure (sarebbe un male, ma un male spurio, umano e non diabolico) di un abuso di potere. L’abuso di potere si ha quando si spinge troppo oltre le facoltà che ci sono date, a qualsiasi titolo, esagerando o forzando la mano, ma senza avere come fine alcun tornaconto personale, sia esso economico o morale. Una sorta di “violazione / violenza priva di scopo preciso”, messa in atto semplicemente perché è possibile, praticabile.
Almeno, così l’ho interiorizzata io fingendo di studiare per i concorsi in enti pubblici.
Ma se pure mi sbagliassi, il concetto è il medesimo: non si è trattato di un abuso che si poteva evitare ed ha portato a conseguenze impreviste e indesiderate. Si è trattato di un atto cosciente, libero e deliberato; non impulsivo, prolungato nel tempo.
Certo, è stato un omicidio. Un omicidio volontario con l’aggravante della crudeltà.
Ma, anche se questo lo riconosciamo subito – e non è scontato -, l’omicidio rappresenta comunque qualcosa di orrendo con cui tuttavia abbiamo familiarità. Sappiamo cos’è, sappiamo che è sbagliato e lo dichiariamo tale, ma difficilmente ci fermiamo a pensare per esteso: quell’uomo ha ucciso un altro uomo volontariamente, deliberatamente, senza una ragione e mostrando compiacimento. Ed altri hanno concorso all’esito, la morte – non un generico danno: la morte – tacendo, giustificando ed assolvendo preventivamente quel primo uomo, rimandandone l’incriminazione, non arrestandolo neppure.

Come è stato per Breonna Taylor.
Come dite, non sapete chi sia?
Eh già. Non lo sapevo nemmeno io.
Non perché la pandemia copre ogni altra notizia, e nemmeno perché ciò che le hanno fatto – badate: non ciò che le è accaduto, ciò che le hanno fatto – sia meno orrendo.
No, non è per questo. È che certe vite contano meno di altre.
Non ve l’ha spiegato vostra madre?

33 pensieri riguardo “Black floyd

  1. Mi trattengo dallo scrivere quel che penso, il mio rapporto con le forze dell’ordine e le istituzioni militari non è tanto sereno. Lo dico con il rispetto e l’ammirazione che provo per alcuni amici poliziotti e militari, ma anche con quel misto di rabbia, paura e percezione dell’ingiustizia che dopo 19 anni a Genova non passa.

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  2. omicidio aggravato dall’odio razziale…è la cultura/coltura di questa società falsamente opulenta alla deriva… è odio “tribale”, Celia consumato in questa angosciante giungla urbana…tempo che nei prossimi mesi vedremo anche di peggio… 😦

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    1. Per inciso: è quasi “routine”, ma qui in provincia di Brescia ieri notte hanno sparato cinque colpi di pistola contro un edificio che ospita cinque immigrati, richiedenti asilo, chiamali come vuoi.
      Cinque per cinque, un proiettile a testa.
      Che te ne pare, eh?

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      1. me ne pare che conferma quel che dico… Brescia già ferita dall’odio fascista a piazza della Loggia… una Leonessa di libertà dove s’annidano, come altrove parassiti immondi…alieni della ragione…

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        1. Ti sento molto “arnaldiano”.
          Io lo sono molto meno, come forse si intuisce qua e là, ma certamente qui le ipotesi verosimili mi sembrano solo due: gruppi fascisti o un singolo, privato cittadino, che ha deciso di ravvivarsi l’esistenza miserabile.
          Escluderei un regolamento di conti o questioni personali, hanno sparato alle finestre… noto per altro che mi viene il plurale, anche se fosse un cane sciolto. Perché se non si sentissero giustificati da tanti altri non si azzarderebbero.

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        2. perdonami io sono di Napoli e conosco altri “fortini” 😀 … se vuoi dire che c’è un istinto belluino al di là delle etichette politiche, sono d’accordo… Comunque, oggi come unica guida morale di questo mondo disgregato veto Papa Francesco… il rosso libertario mi scorre ancora dentro, ma l’etica profonda dell’umano oggi è solo nel coraggio del Papa

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        3. Figurati: vista la passione con cui la citavi ho pensato conoscessi Brescia dall’interno, diciamo 😉
          Etica profonda dell’umano… l’etica, oggi, è un po’ la troia di tutti che nessuno si vuole sposare.

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  3. Sai come la penso sulla questione. Non sono solo “poche mele marce”. Perché tutti i suoi colleghi sapevano che tipo era, l’assassino. Perché anche in quel video gli altri glielo hanno lasciato fare. Perché glielo hanno lasciato fare anche i suoi superiori. Perché lo Stato glielo ha lasciato fare. Perché lo Stato ha bisogno di soldatini che quando lui ordina essi eseguano senza porsi domande. Per questo lo Stato li protegge fino alla morte (di qualcuno), fino all’inverosimile, come nel caso Cucchi. Solo alla fine volta loro le spalle facendo finta che non c’entri nulla con gli assassini, che anche lo Stato (=chi comanda) non sia composto da assassini.

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    1. Non so se l’hai letto, io l’ho scoperto ieri attraverso un commento di Wwayne sotto il post di Lapinsù: il tizio aveva ricevuto, in precedenza, 18 lettere di richiamo. 18.
      Mi è venuta in mente anche un’altra “categoria” di persone, mentre scrivevo, che non ho citato sia perché richiede ragionamenti più articolati e difficili, sia perché volevo circoscrivere la questione: i cittadini. O dovrei dire spettatori. Certo, non stavano assistendo ad uno scippo, il tizio era armato e tutto quanto – però non posso non pensare che erano in tanti. Se sappiamo cos’è successo è perché qualcuno ha filmato la scena, e per una volta non me la sento di considerarlo (solo) uno sciacallo: senza questo, nemmeno ne saremmo venuti a conoscenza, probabilmente. Però resta il fatto che qualcuno c’era. Se la rabbia (mal indirizzata) che quelle masse di protesta han messo poi nel distruggere tutto quel che gli capitava a tiro, anche giusto un paio di persone l’avessero messa nel saltare addosso a quel bastardo con la mano in tasca, forse avremmo tre morti anziché uno. Ma forse anche nessuno.

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      1. Sull’intervenire o meno, la questione è sempre controversa.
        Se uno ha famiglia, per esempio, tende a non farlo.
        Poi se aggredisci un poliziotto è sempre molto difficile dimostrare che hai avuto un buon motivo.
        Statisticamente è invece molto probabile che poi passi per quel che non sei, finisci sepolto in galera milioni di anni e fai pure la parte del facinoroso (poi magari i poliziotti che ti hanno in custodia, sapendo il reato per cui sei dentro, ti trattano in modo “particolare” infliggendoti numerose altre sevizie per il resto dei tuoi giorni).
        Denise, non è un mondo giusto. Non è che se fai la cosa giusta automaticamente puoi star certa che non te la faranno pagare.
        Se fossi stato lì forse mi darei adirato, avrei protestato.
        Ma a dire il vero io ultimamente ho cominciato a pensarla in maniera più cinica, cioè forse non mi esporrei, normalmente, per uno che non conosco, perché penso che la maggior parte della gente faccia schifo, scusa la franchezza.
        Perché, e scusa ancora se sono così franco, io la maggior parte della gente non la salverei, perché non si meritano di essere salvati.

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        1. Proprio a quello pensavo – principalmente.
          Cioè: è doveroso anche domandarsi quanto si è disposti a rischiare per fare la cosa giusta in una certa situazione. E quanto è corretto rischiare, perché se abbiamo dei doveri civico-morali ne abbiamo anche alcuni verso le persone che dipendono da noi, o se preferisci che dall’esito della nostra eventuale azione subirebbero delle conseguenze.
          C’è una linea ben marcata tra familismo, egoismo e d’altra parte senso di responsabilità che assegna delle priorità: la propria famiglia, per esempio, quella di cui si ha cura personalmente intendo, è un prossimo più prossimo di persone sconosciute. Le quali non valgono meno!, ma come in ogni cosa è necessario cercare di fare un bilancio di quanto è adeguato sacrificare dell’uno per l’altro.
          E’ un discorso inevitabilmente sintetico, ma il succo è questo. En passant, mi piace ricordare come essere cattolici e porgere l’altra guancia non significhi “buttarsi via a caso”. La carità non è tale se non ha anch’essa un criterio.

          Sulla tua ultima frase.
          Lo so. Non devi scusarti di essere franco.
          E tu sai che questa cosa mi dispiace molto. Poi magari, un po’ alla volta, capirò meglio come ti nasce dentro, ma dal momento che ti voglio bene non riesco a limitarmi a dire “bah!”. Però, se tu capisci e almeno non detesti, cioè non rifiuti il mio essere diversa su questo, ciò non mi fa sentire più lontana da te.
          Per capire non mi riferisco “solo” ad un orientamento morale o un atteggiamento mentale: intendo proprio dire che, ovviamente giudicando secondo il caso, difficilmente in circostanze anche meno estreme riuscirei a trattenermi.

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        2. (Che cojoni. Io sul Reader continuo a visualizzare i miei commenti – solo i miei – in un blocco unico, tutto attaccato, mentre sono andata a capo e spaziato ecc. Tu come li visualizzi? Sono normali?).

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        3. Io sono felice di come sei. Un tempo anche io non mi sarei trattenuto dall’intervenire. Ma poi ho capito meglio il mondo.
          Io so che tu meriti di vivere e pure felice, per questo ti preserverei in tutti i modi possibili.
          Qualora ci fossimo ritrovati lì, solo io e te contro 4 poliziotti cattivi, credo non ti avrei lasciata metterti nei guai.

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        4. Vorrei mettere solo un cuoricino, ma parlerebbe in modo vago.
          Magari mi sto facendo un film mentale troppo ardito, ma per come mi conosco, capace che mi scuserei con te e seppur patendo ti morderei il braccio (perché immagino che tu mi stia trattenendo) e partirei in quarta.

          Adesso però non voglio incupirti con scenari da guerra civile: perciò ti dico, segnatelo, che ti racconterò una scenetta assurda ma gustosissima di me che “discuto” con un vigile (che per altro conoscevo e col quale avevo confidenza, avendolo conosciuto mentre lavoravo in comune).
          La materia del contendere era di una certa pochezza, ma siccome il suo “senso pratico” – comunque a mio parere fuorviato – cozzava contro i miei massimi sistemi, non l’ho mollato finché non ho messo l’ultimo punto.
          Con la mia responsabile, idem: non posso nemmeno dire che ci litigavo, perché mi portava a replicare in maniera talmente fredda, da ragioniere cinico, che sembrava volessi accarezzarla. Con una lama, ma accarezzarla.
          Ah, ne ho di cose carine da raccontarti!
          Per esempio, lo sai che hai rischiato di non riuscire a mettermi le zampe addosso, perché il duce voleva sposarmi? Eh, ma poi ho cambiato idea io, perché ho capito che non aveva intenzioni serie e non volevo far la fine della Claretta.
          Ah, quanti ricordi! 😀

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        5. Ne hai di cose da raccontarmi… 🙂
          Ehm… l’ultima mi ha fatto venire i peli dritti (arruffati).
          Sul pelatone fatico a scherzare, ma per te faccio un’eccezione.
          Sei contenta???
          Adesso pranzo e uscitina, a dopo, se ci sei. :*

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        6. Già 😄
          Il Duce (detto anche Comandante, poi Capo del Comune, poi Dirigente che però è un po’ asettico) te lo mostrerò anche. Un vero pilastro della comunità. Se non ti metterai le mani nei capelli lì, non te le metti più 😀
          Buona pappa.

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        7. A proposito di sogni, te lo dico qui: non so quando riuscirò a partorire il post, ma mi sono segnata i dettagli di una fuga onirica mattutina nella quale comparivano anche… i Negramaro.
          Giuro O___O ♡

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