libri (maggio – giugno 2020)

Non si piange sul latte macchiato – Bruno Gambarotta [kindle]

Raccolta di racconti estrosi, toscanacci. Con maiale. Originale.

Ninna nanna – Leila Slimani [kindle]

Molto, molto bello. Un thriller con risvolti sociali ottimamente costruito, dotato della giusta suspence, di personaggi con adeguata caratterizzazione e una trama solo in apparenza standardizzata (“famiglia cerca tata per i figli e trova un mostro in incognito”).
Considerando che l’ho pescato dalle pagine della rivista Il libraio, non è affatto male!

Terrore dal mare – William Langewiesche

Ne ho parlato qui.

I virus non aspettano – Ilaria Capua [kindle]

Sottotitolo: Avventure, disavventure e riflessioni di una ricercatrice globetrotter.
Ma ad onor del vero, salvo un paio di aneddoti di pubblico interesse (soprattutto quello che concerne l’impegno della Capua per rendere pubblico, appunto, il codice genetico dei nuovi virus scoperti, e non più riservato al team di ricercatori scopritori dello stesso), non c’è molta ciccia.
Il libro si fa leggere e qua e là strappa un sorriso, ma lo speravo più memoir scientifico che personale.

Architettura e felicità – Alain de Botton

Può suonare pretenzioso, come titolo, eppure De Botton all’erudizione affianca una leggerezza, un’ironia ed un sincero gusto per le curiosità del mondo che ti fanno desiderare di avercelo come amico.
E nondimeno sviluppa il suo tema in modo chiaro ma libero, senza irrigidirlo in schemi professorali.

Operaie – Leslie T. Chang

Che cos’è Donguan? Una città, verrebbe da rispondere, se il termine non si applicasse solo per difetto a un enorme agglomerato di fabbriche, collegate da una rete di tangenziali che non contemplano il passaggio, o anche solo la presenza, di pedoni.
Ma perché a Donguan arrivano ogni giorno, dalle sterminate campagne di tutto il paese, migliaia di ragazze? qui la risposta è più semplice: intanto perché le braccia delle giovani donne sono le più ambite, nel mercato del lavoro cinese, e poi perché una ragazza, in un posto come Donguan, può realizzare il suo sogno, l’unico apparentemente concesso, in Cina, oggi: fare carriera.
Certo le condizioni di partenza sono durissime: turni massacranti, paghe minime, il tempo che avanza al lavoro reinvestito nell’apprendimento coattivo di quei rudimenti di inglese senza il quale una carriera non può avere inizio. E come alternativa, una bella serata fra colleghe al karaoke aziendale.
Ma le ragazze di Donguan – e in particolare le quattro che Leslie T. Chang, in questo suo reportage, ha seguito per anni sono disposte ad accettare tutto: un nomadismo incessante; relazioni personali fuggevoli, ma irrinunciabili; e una vita interamente costruita intorno al possesso di un unico bene primario, il cellulare.
Sembra l’anticipazione di un incubo futuribile, ed è invece solo una scheggia di un presente parallelo al nostro, e molto più vicino di quanto vorremmo sperare.

trasferimento (1)

E’ l’evoluzione da figlie di contadini ad immigrate ambiziose e decise a crearsi una vita lontano dalla campagna priva di opportunità, a costituire il fulcro di questa inchiesta; dalla quale emerge evidentissima l’incapacità della generazione che queste operaie ha figliato di ipotizzare, visualizzare e in fin dei conti comprendere un genere di vita tanto diverso alla radice, e non solo per contesto ambientale.
E in questo incastro di storie, spesso taciute o alterate nei racconti telefonici a casa, figura anche quella dell’autrice che va alla ricerca di una parte rilevante e simile della storia di famiglia, abitando sia l’universo delle immigrate sia quello, oltremodo complesso, della tradizione.

La scuola – Herman Koch [kindle]

Amo lo sguardo cinico di Koch sulle persone. E questo romanzo breve conferma la sua bravura nel descriverne senza orpelli, ma assai efficacemente, l’interiorità.
La scuola del titolo è la Montanelli (storpiatura voluta di Montessori), un istituto privato con una pedagogia propria, infestato da docenti e studenti beatamente convinti della superiorità qualitativa, se non addirittura morale, di ciò che incarnano.
Due i poli attorno ai quali ruota, principalmente, la vicenda: uno studente “esterno” catapultato lì dalla necessità, né scapestrato né davvero inserito, intelligente ma maldisposto ad impiegare quell’intelligenza nelle futilità che lo circondano; ed uno studente disabile, il quale a sua volta non ha senso si trovi lì ma vi resta incastrato dalla compassione pelosa e dalla scempiaggine di (quasi) tutti.
I due non sono in contrapposizione fra loro, né tantomeno nemici; ma le circostanze modellano il loro reciproco ruolo su una strada senza uscite, forse inevitabile eppure così giusta.

Mobili di famiglia – Alice Munro [kindle] [in corso]

E’ la seconda raccolta di racconti dell’autrice canadese che leggo.
E di nuovo trovo una bella, ancorché necessariamente soffocante, evocazione dei molti modi in cui le relazioni – qui familiari – ci avvolgono, a volte intrappolano; ci formano e ci lasciano segni.

L’anarchia – Errico Malatesta [kindle]

Ahem. Probabilmente non l’adotterò mai come filosofia politica, ma vorrei pur sempre capirci qualcosa, e un trattatello di questo stampo è l’ultima cosa che può funzionare.
Tanta convinzione, tanta buona volontà e tanto, tanto semplicismo. Non ci siamo, Errichetto.

A volte ritornano – Stephen King

Venti racconti di differente ispirazione, una delle quali però emerge (o forse dovrei dire allunga i suoi tentacoli) più spesso di altre: quella lovecraftiana. Il che non può che farmi brillare gli occhi 🤩
Ho adorato la storia che dà il titolo alla raccolta, in cui la prevaricazione del forte sul debole prende le mosse dall’infanzia, periodo che King sa esaltare e raccontare come pochi, per ripresentarsi – letteralmente – a destabilizzare le certezze adulte conquistate a fatica.
E che dire de I figli del grano, che non esito a definire un capolavoro di equilibrio narrativo, senza un dettaglio o un termine in eccesso – un equilibrio paradossalmente tangibile al pari di una sensazione tattile?
C’è spazio per l’angoscia pura, per il mistero sottile, per il macabro ed il sognante.
Ed il fatto che reputi King più efficace, in generale, sulla lunga distanza ossia nei romanzi, non toglie alla forma breve che ha scelto più d’una volta un’oncia del piacere di gustarsela, ranicchiati in poltrona alla luce adeguatamente moderata di una lampada.
Anche per questo, ringrazio l’Arrotino ❤

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Homo dieteticus: Viaggio nelle tribù alimentari; Non tutto fa brodo
– Marino Niola

Interessante anche se non particolarmente approfondito il primo, è una panoramica divertita e ben scritta, con un uso consapevole e giocoso della lingua, delle vecchie e nuove abitudini, scelte e manie dietetiche.
Più ricco e variato il secondo, ugualmente redatto con un lessico frizzante.

Nel giardino del diavolo, Storia lussuriosa dei cibi proibiti
– Stewart Lee Allen

Altro viaggio nello stuzzicante mondo del cibo e delle sue accezioni culturali.
Corposo ma abbastanza scorrevole, con tante chicche e qualche approssimazione di troppo, comunque carino. Il saggio è suddiviso in aree tematiche che si rifanno ai sette vizi capitali, e spazia tra diverse discipline.

Storie dal mondo nuovo – Daniele Rielli

Un matrimonio indiano ultralusso a Fasano (chi di noi non ricorda d’averne sentito parlare?).
Un incontro informale con Frank Serpico, personaggio che confondo sempre con un malavitoso (è tutto il contrario!) e che si rivela parecchio intrigante, mi piace.
Un excursus sulle differenze tra writing e street art, tra ricordi adolescenziali e scena attuale.
Ma anche, estremamente affascinante e disagevole, un quadro di quello che è stato il terrorismo altoatesino separatista – materia ben occultata nella storia: io non ne avevo mai sentito nemmeno accennare, infatti. E sono corsa subito a prenotare il reportage Sangue e suolo di Vassalli, beneamato. Ma che dico, poi, terrorismo… se quello è passato o forse, almeno, in stand-by, l’apartheid è una realtà mai venuta meno (sì, per Dio, ho proprio scritto apartheid. Se preferite, separazione etnica. E mi fa ancora un effetto straniante).

sud-tirolo

Ah, sì? E allora, arridatece la pizza!

 

Rielli ha una buona penna, è un osservatore attento ed un commentatore incisivo, arguto.
Leggerò sicuramente altro di suo. Intanto, consiglio senza dubbio questa raccolta di scritti agli appassionati di non-fiction e di società: è del 2016, ma la buona n-f non perde significato e non ha data di scadenza.

E se girassi dalle mie parti? – Alessandra Marcotti

Alla fine ce l’ho fatta ad ordinarlo e leggerlo, accidenti!
Ale è una forza della natura, e se utilizzo una locuzione così abusata vuol dire che lo credo con convinzione. Perciò dovevo scoprire altro, dopo il suo blog (e le collaborazioni con quotidiani e riviste per parlare di SM).
E mi spiace confessarlo, ma trovo che in queste ultime modalità – posto che questo libro è il più recente da lei scritto, quindi dovrebbe rispecchiare meglio lo stato dell’arte – si sappia esprimere molto meglio.

Stilisticamente l’errore ricorrente che più mi infastidisce è il congiuntivo al posto dell’indicativo. Ma questo è nulla, è abitudine; e con un editor serio (cioè non con quelli delle grosse case editrici, ahinoi) si sistema.
Per il resto, anche se sulla lunga distanza mi pare che la consueta accuratezza si disperda un po’, riconosco la sua grande capacità di lettura dell’animo delle persone, sulla quale infatti è costruita tutta la vicenda (e a tal proposito, trovo azzeccata la scelta di procedere per brevi capitoli, riprendendo per ciascuno il punto di vista di lei e di lui).
Infine, appunto, la storia in sé: completamente diversa da ciò che mi aspettavo, originale senza la necessità d’inventare un intreccio complicato come sembra essere la regola di molti. L’ho trovata un po’ debole, ma ho apprezzato parecchio e per svariati motivi il ribaltamento di prospettiva tra vittima ed aguzzino/i. Su questa originalità si può puntare con buona possibilità di successo.
Ciao, Ale 😉

Libri non commentati:

Il giardino zen – Francois Berthier
Il deserto interiore – Marie Madeleine Davy

36 pensieri riguardo “libri (maggio – giugno 2020)

    1. Immagino tu ti riferisca alla quantità di letture: in effetti a fine giugno la media è di tre libri la settimana. Casomai qualcuno avesse dubbi, non ho proprio una cippa da fare…! XD
      In questo momento comunque, dopo 4 ore fuori (anche se non al sole), mi sento solo uno straccio della natura -.-‘
      Ma la tua stima mi è sempre preziosa, lo sai 😘

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        1. E Rieducational anche, spero! 😄
          Eh, non è poco, ma tra una cosa e l’altra, ed una coda e l’altra… per lo più dentro un centro commerciale semivuoto, ma mi pare d’aver camminato per giorni!
          Ci vorrebbe un cammello che mi trasporti in interni 🙂

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  1. Malatesta: io ti avevo avvertita che secondo me non ci si avvicina a un modo di pensare come quello in maniera didascalica, tanto più se uno già forse non ce l’ha nelle corde. Io comunque avevo letto Tra i contadini… 😉
    King: …ma l’hai fatta tu quella inquietante croce coi sassi?! Ti prego, non fare sacrifici umani, quando non sono presente! 😀

    PS: mi ha chiamato Stefano (dopo che gli ho spedito quella email che sai). E’ contento. Voleva il tuo numero per “sistemarti” per bene per le feste, ma io ho preferito non darglielo. Forse prossimamente lo incontro in super-sicurezza e forse lo dico anche a un altro mio amico (di vederci, intendo).

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    1. Errichetto: certo, certo, ma sei stato pur sempre tu a indicarmelo 😉
      Stai 0/8 (sereno): tutto fa brodo, e del resto è inevitabile. Anche a voi tocca avere un d’Annunzio che vi rovina la reputazione (il paragone non è perfetto, ma è per dire: uno che faceva meglio a occuparsi di cimeli ed aerei e lasciar stare la politica).
      Lo so, sei in pena per Madama Anarchia. Non c’è motivo, se vale qualcosa si saprà difendere da sola. E non basta un Errichetto per smontarla.
      (I Contadini ce li ho in lista).

      Stefanino: sì, la croce io la creai. Bella, ve’?! 🙂
      Ah. Peccato. La vicina picchiatwice dovrà attendere una settimanella, allora, per il sacrificio. Mi distrarrò con dei cruciverba nel frattempo.

      Stefano: poi mi spieghi quel “sistemarmi”, ma quando ci vediamo / sentiamo XD
      No, il numero no :p
      Da che ti frequento ho alle calcagna la DIGOS, la NSA, la CIA, i NAS, i ROS, i RIS, l’FSB e diversi altri: facciamo una pausa, prego, prima di aggiungere altri osservatori 😄

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      1. Errichetto: infatti io sono tranquillo. L’Anarchia arriverà quando deve arrivare. L’Anarchia non ha bisogno di convincere nessuno. Solo bisogna sapere che certe cose lo sono, altre no. Poi, figurati… stai col nuovo ideologo, figurati se non finirai per trarne qualche buona novella. 😉 (A)

        Stefanino: che poi che ci faceva col tuo numero? Boh! Sai una cosa divertentissima? Era al corrente del tuo delizioso modo di intercalare (POTA-POTA!), capito patatina mia?! ❤ Gli ho chiesto come lo sapesse. Ha risposto MAI DIRE GOL! 😀

        A proposito, mi è venuto il mente che devi togliere il tuo nome dal profilo della biblioteca collegato a questo blog. Anche per il lavoro, non tutto quello che sta scritto qui potrebbe influenzare positivamente un eventuale datore di lavoro, per non parlare di altri che già ti vorrebbero accoppare e non capiscono che tu scherzi…

        Oggi ho assistito direttamente coi miei occhi a questa scena: macchina della guardia di finanza in doppia fila, davanti la pizzeria dove andavo. Dentro, 2 finanzieri, senza mascherina, parlavano col pizzaiolo il quale gli ha offerto la pizza. Quanti reati noti nel paragrafo precedente?

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        1. Pota! Se el vàrdo Mai Dire Gol per förso che ‘l la ha.

          Oddio, chi è che mi vuole accoppare?!
          Mi son persa qualcheccossa? 🤔
          Per il nome sull’OPAC mi sa che c’è poco da fare: nel senso che l’opzione per far apparire un codice numerico anziché nome o mail già l’avevo selezionata, e ho appena ricontrollato; ma lo cambia solo a me, quando sono loggata.
          E’ una cosa assurda ma è così… e l’ho scoperto da te, sennò manco lo sapevo.
          Adesso ho messo la mail al posto del nome (quella personale) e un avatar diverso.
          Ad ogni modo, lo considero un problema relativo (che il blog possa essere raggiunto da potenziali datori di lavoro. Ma ne riparliamo).

          Reati: n° quattro-cinque:
          1) parcheggio in doppia fila;
          2) assembramento (immagino che i due finanzieri fossero praticamente spalla a spalla);
          3>4-5) inottemperanza all’obbligo di indossare la mascherina x2 (3 se conteggiamo il pizzaiolo, che spero la portasse e che in teoria dovrebbe pure stare dietro il plexiglass).
          Offrire la pizza ad un pubblico ufficiale non è reato, se non è placcata d’oro (per la pubblica amministrazione il tetto massimo per i regali è di 150 euro, per le forze dell’ordine non so, ma con una pizza non c’arrivi di sicuro).

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        2. Esatto.
          Sono esseri umani anche loro, sai 😉
          I calci negli stinchi sono sacrosanti, ma chiunque è innocente fino a prova contraria. Cioè se si rifiuta di condividere la pizza. (Chi non mangia la pizza in compagnia non è figlio di Maria).

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        3. Uhm, ci penserò, ma preferirei tenerla.
          Adesso comunque non c’è fretta, non ho colloqui o altro all’orizzonte.
          Se avessi chance lavorative normali me ne curerei di più, ma sinceramente al momento mi pare un eccesso di prudenza.

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        4. Comunque io sono ancora nella fase 1 per quanto riguarda la lettura di libri (cioè fatico moltissimo). Vuoi sapere che cosa ho letto nell’ultimo mese? Circa 300 pagine di un manga (con moltissime immagini e pochissimi dialoghi). Ho terminato uno di quei mini libricini (con poche parole e scritte, in proporzione, molto grandi), di genere noir-spy e… basta! In questo ti invidio!

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      1. Sì, ho notato. Mi fa piacere. Io comunque arroto solo forbici, forbicine, coltelli. Se uno ha una cucina a gas io controllo il fumo che fa. Se uno ha ombrelli rotti io ci provo ad aggiustarli. Ma tanto si sa che il governo ce li mette a tutti in quel posto…

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    1. Sono molto contenta di poterti trasmettere qualche ispirazione! ^___________^
      Poi se dovessi pescare qualche lettura da qui, facci sapere 🙂
      Come vedi ho meno costanza di te nel recensire, ma quello è un di più rispetto al condividere; perciò va bene così.
      Grazie ♡

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