Ottenere o Essere?

Ho ripensato alla scelta di non andare a manifestare davanti a Montecitorio contro la legge sull’omotransfobia.
Devo ammettere che mi sono pentita.
Non di aver tenuto conto di ciò che questa manifestazione ispirava al mio compagno, naturalmente, né di aver tentato una mediazione per sperimentare, anche, quel compromesso e tentativo di lettura dell’altro senza cui una coppia non può esistere.
Tuttavia ho scoperto poi che, anche se già lo sapevo, ci tenevo; e più di quanto credessi.
E questo, va da sé, non ha a che fare con l’incisività concreta dello scendere in piazza rispetto al risultato sperato, ma piuttosto con la definizione della propria identità e con l’incarnazione più o meno efficace e profonda della stessa.
Ora, comunque, per quanto concerne la legge i giochi sono fatti.
Ma per la mia persona no, i giochi sono sempre aperti.

25 pensieri riguardo “Ottenere o Essere?

  1. Un rimorso più immaginario che concreto, secondo me (che dovresti farti passare). Ti immagini prendere i mezzi pubblici, a Roma!, in quel periodo, con quel caldo, stare in piedi tutto quel tempo (circondata da gente che io continuo a ritenere diversa da te ma tu non la pensi così), e poi rifarti la strada al contrario (e senza perderti!!!), sorvolando su tutto il resto che ti ho già detto?!
    Devi sapere che in questo periodo anche io ho uno strano ripensamento-prurito, di tutt’altra natura (ma ti tranquillizzo, per nulla preoccupante o rilevante), che mi sto facendo passare (di cui non ti parlerò). Quasi mi diverto a riflettere quanto questa mia cosa insignificante sappia ingenerarmi questo strano rimorso… Ma sono perfettamente consapevole che è una cazzata, che si deve superare, perché è una cazzata.
    Con questo non voglio dire che sia una cazzata pure la tua, ma qualcosa a cui non pensare sì. Anche perché ormai è passata.
    🙂

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    1. No no, ti assicuro che è concreto.
      Guarda che a me attraversare Roma, nella quale è difficile perdersi, con i mezzi, e stare in mezzo alla gente (a distanza e con mascherina) non creerebbe alcuna difficoltà… non ho bisogno di immaginare, perché lo so, e se te lo dico nemmeno tu dovresti immaginare nulla 😉
      Il caldo era l’unico ostacolo oggettivo, ma per una volta potevo anche sopportarlo, e del resto non si trattava di stare un’intera giornata fuori ma un paio d’ore circa. Non sarei morta, ma se proprio mi fossi stancata, al ritorno avrei dormito un dieci-dodici ore tra le tue braccia, dunque lo vedi che ci hai smenato? 😁 😋

      Poi ‘sta cosa tua me la racconti, che adesso son curiosa 🙂
      Cazzata o no, fa il paio con la mia, e su questo siamo simili, no?
      Se qualcosa, anche un dettaglio, non ci “sconfinfera”, pur senza drammi ci torniamo su finché non lo raddrizziamo.
      Ciao! :*

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      1. Allora la prossima volta ti ci manderò, così poi vediamo come va… Penso sia necessario che ti ci sgrugni, così ti passa la voglia… ;P Dici che non ti perdi? Ma se mi ci sono perso io in quei paraggi! O quella volta che volevo andare a piazza Navona partendo da Termini… Ci sono parti di Roma in cui sono tutti vicoletti minuscoli in cui è un attimo perdersi!
        Così come io devo darti retta quando tu mi dici giustamente che certe cose le conosci meglio di me, allo stesso modo però devi fidarti tu quando una cosa la conosco meglio io…

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        1. Ma certo. Infatti tu saresti stato il mio fido navigatore a distanza 😁
          Ma tanto per cominciare, dove cavolo sta Montecitorio? Anche se non parto da lì (ma comunque ci arrivo in metro), io prendo sempre come riferimento San Giovanni, che un minimo conosco. Calcola che mi muovevo al massimo in metro, pochissimo in autobus, e quasi sempre a piedi.

          (Se non mi è passata la voglia in due anni o giù di lì di Sentinelle, figurati adesso. Spero solo di non dovermici sgrugnare con una qualche denuncia, che ti avverto, può benissimo capitare. Giusto per questo si va in piazza).

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        2. Io ti posso dare gli strumenti per trovare la strada migliore ma poi ti ci trovi te in certi vicoletti in cui nemmeno si legge la via e non si sa dove si sta andando. Senza contare che appena parli e si sente che sei del nord nel romano medio potrebbe montare un’insana voglia di mandarti chissà dove (cosa che succede anche a me, spesso, quando chiedo informazioni a sconosciuti).
          Segnatelo: la prossima volta, quando tra l’altro farà meno caldo e potremo camminare con più facilità, ti porto in giro per la Garbatella. Poi a un certo punto ti abbandono da una parte e ti do il compito di ritornare a casa da me, vediamo se ce la fai, con le mappe nello smartphone e tutto il resto.
          Denise, Roma è grande. Mi sembra tu sottovaluti la questione, la fai troppo facile. A me è successo di ritrovarmi senza forze neppure troppo lontano da casa e non saper come fare, e non voglio che succeda anche a te, che ti ritroveresti anche molto più della merda di me, perché non conosci il posto, hai un orientamento da bambina di tre anni e ti stanchi a fare pochi gradini. Ma dove vuoi andare tutta sola?

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        3. Ho raggiunto l’Ikea all’Anagnina in autobus, e ne sono tornata con un piumone di non so quanti chili portato a mano in una delle loro borsone blu: non ho paura di nulla!
          Scherzi a parte, ciò che dici è vero. Ma, al tempo stesso, non ne intravedi il lato verso della medaglia. So che ti sembra io la faccia troppo facile, ma è solo che considero le complicazioni ed i problemi per quel che sono, senza espanderli oltre il giusto, e senza anticiparli. Almeno, per me è così.
          Non penso di potermela cavare a priori e di non incontrare mai difficoltà, ma ne ho già di oggettive mie, e non mi piace caricarmene altre che non considero tali.

          Ma io mi fido della tua esperienza, anche se ti pare sia vero il contrario.
          Non la metto in dubbio, ma necessariamente devo integrarla con la mia.
          Il test di orientamento alla Garbatella mi piace, potrei persino rinunciare alla dotazione del navigatore e gestirmi solo col tradizionale Tuttocittà 🙂
          Che bello! Si gioca!!! ^___________^

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        4. PS: ho controllato la mappa della metropolitana. Ho scoperto che lo snodo per “Jonio” avviene alla fermata (di piazza) “Bologna”, ed effettivamente, no, non la conoscevo, perché di lì diventa metro B1, che non ho mai preso. Riassumendo, da Garbatella tutte le metro che si possono prendere verso nord portano a Termini, sia quelle denominate Jonio, che quelle Rebibbia. 😉

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        5. Sì, questo lo sapevo. Tutte le metro (anche la fantomatica C suppongo) portano a Termini 😉
          Però non si scende, giusto? In effetti l’ho pensato ma non avrebbe senso. Se pigli il treno per Jonio anziché per Rebibbia, dopo Termini il vagone segue da sé lo snodo e ti ci porta.
          (Sarebbe carino arrivare ai vari capolinea, una volta, tanto per vedere che c’è).

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        6. Sfruttare per cosa?

          Dunque: dalla Garbatella (ipotesi) fino a Bologna di sicuro non c’è bisogno di scendere: si passa oltre Termini e ci si arriva.
          Poi non so se a Bologna si debba cambiare, ma mi pare strano, perché i treni sono già differenziati secondo la destinazione (Rebibbia oppre Jonio). Dunque uno che volesse andare a questi due capolinea dovrebbe soltanto scegliere quale e salire sul treno contrassegnato con quello.
          (Non sono mai andata oltre uno di questi snodi, né a Roma né a Milano, ma mi pare strano che costringano ad ulteriori cambi, sulla stessa linea).

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        7. Non ci siamo capiti. Si scende a ogni fermata intermedia, se uno vuol scendere, e, sì, certo, non c’è bisogno di fare cambi di treno se già stai sul treno giusto… Non so se mi sono spiegato. 🙂

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    2. p.s.: quando dico che a Roma è difficile perdersi parlo in generale ovviamente… il mio senso dell’orientamento fa schifo, ma una cosa che mi colpì molto nel 2007 fu proprio che (a piedi), anche andando un po’ a caso mi ritrovavo sempre dove volevo.
      E’ una città a pianta quadrata anziché a raggiera, e questo facilita parecchio!

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  2. Da “Gli uomini mi spiegano le cose”, di Rebecca Solnit, riporto un lungo passaggio che parla del valore / utilità concreta della partecipazione politica, facendo un parallelo con l’incisività in letteratura:

    All’epoca della morte di Virginia Woolf, [Susan] Sontag aveva circa nove anni. Ne aveva settanta quando le feci visita […].
    Lei sosteneva la tesi che bisogna resistere per principio, anche se potrebbe essere inutile. Io avevo appena iniziato a portare avanti l’idea della speranza nella scrittura, e controbattei che non si può sapere se le nostre azioni saranno inutili, che non si possiede memoria del futuro; che il futuro è davvero oscuro, il che tutto sommato è la cosa migliore che possa essere; e che, in definitiva, si agisce sempre al buio. Le nostre azioni possono avere conseguenze impreviste o addirittura inimmaginabili, e possono realizzarsi parecchio tempo dopo la nostra morte. Spesso è proprio allora che le parole di tanti scrittori acquistano maggiore eco.
    Del resto, eccoci qua a rivisitare le parole di una donna morta tre quarti di secolo fa [Woolf] eppure in un certo senso ancora viva nell’immaginario di moltissime persone, parte delle conversazioni, figura influente e capace di produrre effetti.
    […] Lo stesso esempio è finito in
    Speranza nel buio: parlava di come noi attivisti contro il nucleare, pur non essendo riusciti a far chiudere il Nevada Test Site, il nostro obiettivo dichiarato, siamo però stati di ispirazione per la gente del Kazakistan che ha ottenuto la chiusura del poligono nucleare sovietico nel 1990. Una cosa assolutamente imprevista, assolutamente imprevedibile.
    Ho imparato tantissimo dal Nevada Test Site e da altri luoghi di cui ho scritto nel mio libro
    Savage Dreams: A journey into the landscape wars of the American West, sul lungo arco della storia, sulle conseguenze non intenzionali, sugli effetti ritardati.

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  3. Credo che trovare un compromesso nella coppia non sia sempre facile, soprattutto quando ciò a cui noi rinunciamo, dal nostro punto di vista, ci rappresenta e per noi ha molto valore. In questo caso però credo che tu abbia fatto bene a tenere in considerazione alcune difficoltà legate alla tua salute e al lato pratico. Meglio una Denise in salute, piuttosto che una Denise collassata da qualche parte per via del caldo e della fatica 😉 E’ bello che lui si sia preoccupato per te. ❤ E a tua identità non è a rischio.

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