Su al Nord

Sia io sia l’Arrotino siamo personaggi piuttosto particolari; fissati col metodo (a ognuno il proprio), schizzinosi e idiosincratici.
Ora che è il turno suo di vivere in terra straniera, tutto questo ribolle come in un calderone da strega.
Ho pensato perciò che, in consonanza col suo post su di me, sarebbe stato carino scriverne uno sulle sue stranezze – o comunque quelle che per me sono tali.

– E’ convinto che presto, sentendo il suo accento foresto, qualcuno gli farà la pelle e la userà per cucirsi un giubbino nuovo, oppure come tappeto per il salotto davanti al camino.
Corollario di tale convinzione è quella per cui anch’io, se lasciata sola nella grande città, una volta individuata come bresciana potrei incappare in qualche guaio.

– Convive con le pantegane ed i cinghiali cittadini (è romano), eppure nutre una certa riluttanza nel confrontarsi con le cimici padane.

– Tutto ciò che cucina ed avanza, lo mette in frigo di default. Pasta, secondi, nulla sfugge: e quando lo recupera per il pasto successivo, nemmeno lo scalda.
Anzi, di solito cucina parecchia roba tutta insieme, anche quando è da solo – tanto che lo chiamo il grossista -: lui non ha problemi, pare, a farla sparire; io invece se cucino più abbondante lo faccio al massimo in previsione del giorno successivo. Oltre me ne stuferei, e poi le mie dosi sono più contenute, ed i miei programmi su cosa mangiare più stringenti.

– Venerdì ci siam fatti portare la pizza.
Al termine, mi ha detto (testuali parole): “Mettili fuori tu i cartoni, se vuoi, io mi rifiuto”. Il motivo? Che lui i contenitori della pizza li butta nel cassonetto dell’umido, perché (càpita che) siano sporchi. Da noi invece li raccolgono insieme alla carta, e gli ho assicurato che non c’è problema perché:
a) li ritirano, e può star sicuro che se un oggetto non è stato raccolto nel modo giusto te lo smollano lì e ci mettono pure un’etichetta di avviso;
b) i rifiuti, prima di essere riciclati o inceneriti, vengono comunque controllati, smistati e, nel caso della carta, persino lavati.
I sacchettini biodegradabili del supermercato hanno aperto un caso: io li avrei buttati nella plastica, lui era incerto sull’umido, alla fine abbiamo optato per l’indifferenziata.
Insomma, è un obiettore di coscienza.

– A proposito delle mance (a camerieri o fattorini), la latitudine fa di nuovo la differenza: da quel che ho inteso, giù la mancia è se non d’obbligo almeno consuetudine, mentre il pensiero del barbaro nordico è: il fattorino riceve già una paga per il suo lavoro, dargli la mancia è pagarlo due volte, e non spetta a me. Casomai, e a maggior ragione, io do una mancia quando sono particolarmente soddisfatta del servizio e lo voglio dimostrare.
Allo stesso modo in cui trovo ingiusto pagare – appunto – “alla romana”, per tutti e per principio e non soltanto per chi ordina ciò che costa meno. Ma questa è un’altra storia, e non ha a che fare con l’Arrotino 😉

– Ha una passione per le pentole. Soprattutto quando per cucinare qualcosa dovrebbe usare una padella.
La prima volta ha preso una pentola di media grandezza, ci ha messo del riso basmati annegandolo in almeno un litro d’acqua, e l’ha lasciato andare sul fuoco fino a completo assorbimento. Cosa voleva ottenere?, direte voi. Un risotto, vi rispondo io.
La volta successiva voleva un uovo al tegamino. E ci sta pure che usasse l’olio con l’antiaderente: ridondante forse, ma è una cautela in più. Solo che inizialmente pensava di farsi un uovo sodo, e una volta cambiata idea s’è comunque tenuto il pentolino che gli avevo dato. Dice che lo fa sempre nel pentolino, l’uovo al tegamino (uh?).

– Meraviglie della tecnologia.
– Al Nord esistono i carrellini del supermercato con le ruote. A Roma, sembra siano merce rara: li si porta a braccio.
– La cappa aspiratrice sopra il mio piano cottura l’ha estasiato: sa cosa sia, naturalmente, ma non si aspettava di trovarcela.

16 pensieri riguardo “Su al Nord

  1. Da romano, mi sento tirato in ballo a difesa del connazionale emigrato in terra straniera 😀

    1. Mediamente il romano dà molta importanza all’estraneità, molti miei amici, conoscenti e colleghi nel corso degli anni hanno dato prova di considerare in modo assurdamente forte l’origine di qualcuno. (A me una volta venne chiesto in che ospedale fossi nato, per stabilire se fossi davvero romano o “forestiero”, perché anche un chilometro ti rende straniero!) Poi non succede niente, non ho mai conosciuto romani che aggredissero stranieri per il solo motivo d’essere stranieri, ma battutine, frecciatine, battutacce e commenti sgradevoli sì, quelli scattano subito.
    Essendo io nato all’ospedale San Giovanni ho una patente naturale che fa di me un romano certificato, ma essere stato educato a non giudicare le persone dalla loro provenienza e vivere ora in provincia sporca parecchio quella patente! 😀

    2. Odio qualsiasi animale si muova a casa mia, quindi ha tutta la mia comprensione! Non è razzismo per le cimici padane, è disprezzo per qualsiasi forma di vita si presenti non invitata, indipendentemente dal numero delle sue zampe.

    3. Temo che il “mettere in frigo” sia un’antica usanza romana insita nel DNA. A me succede raramente perché ho una fame perenne quindi una volta compiuti dieci anni ho smesso di lasciare anche solo una nano-molecola nel piatto (sono un noto “scarpettaro” quindi a fine pasto il mio piatto è più pulito di prima!) però tutti quelli che conosco lo fanno. Ricordo una volta da ragazzo in cui per circa una settimana in famiglia abbiamo mangiato sempre la stessa cosa perché era avanzata a chili!

    4. Io sono uno di quei maniaci che strappano le etichette di Amazon dai pacchi prima di buttarli nella carta, quindi massimo rispetto per la sua coscienza!

    5. A Roma la questione della mancia è spinosa: mediamente la si dà (parliamo di pochi spicci, eh?, mica siamo gli americani che la calcolano fissa al 10%!) però poi se in metropolitana chiedono la carità li si scaccia via schifati, sperando che Salvini stermini tutti gli zingari. Il romano è così, fa le cose solo se nessuno gliele chiede 😀
    Mio padre non ha mai lasciato mance e così sono nato privo di questa abitudine, poi lui in vecchiaia ha cominciato a lasciare mance così da farmi fare la figura del pitocco! Generalmente lascio mance solo per cose saltuarie: una volta l’anno mi capita di andare al ristorante e posso fare il “signore”, ma al bar non lascio MAI mance, visto che già i prezzi sono assurdi di loro. (Un bar micragnoso sperduto in una periferia di provincia non può sfoggiare gli stessi prezzi di un bar per turisti del Colosseo!)

    6. Di nuovo sono un romano atipico, in quanto “essere monopadellare”, però è vero, conosco tante persone che per cucinare due spaghetti in bianco usano venti pentole! Uno spaghetto per pentola 😀

    7a. Storicamente a Roma non si è mai visto un carrello funzionante, e il motivo è lo stesso degli altri disservizi: i romani prima rompono poi gridano “qualcuno ha rotto!” Se ognuno stesse attento non ci sarebbero problemi. Però la cosa è profondamente cambiata con l’arrivo dei grandi marchi: Lidl, Todis e via dicendo hanno tutti carrelli perfettamente funzionanti. Comunque io uso sempre il carrello a mano 😛

    7b. La prima volta che ho visto una cappa su piano cottura avevo 29 anni e ho sgranato gli occhi come uno dei più grandi portenti del mondo 😀

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      1. Io guardo sulle confezioni se hanno indicato dove vada buttata, e mi arrabbio quando non lo scrivono: ormai sono il classico vecchietto che litiga con le buste di alimenti 😀
        Scherzi a parte, proprio per aiutare a far funzionare questa cosa buona della raccolta differenziata dovrebbero sempre scrivere chiaramente sulle cose dove buttarle, perché spesso ci sono dubbi.
        Temo ci sia un imprinting regionale che poi è difficile ignorare, poi c’è un imprinting superiore che è nazionale. Seguo i video di una giapponese che vive in Italia e si chiedeva come mai gli italiani in auto girino senza mettere la freccia: vaglielo a spiegare che una regola internazionale in Italia è considerata a discrezione del guidatore 😀

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  2. Simpatico questo post! Comunque anche qui a Milano per i cartoni di pizza funziona che se sono puliti vanno nella carta, ma se sono sporchi o unti, almeno la parte sporca, va spezzettata e buttata nell’umido. Ps. avrei voluto vedere l’atteggiamento riluttante con le cimici 😀 Un caro saluto!

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    1. Mo’ controllo, vedi mai che c’è un’indicazione simile anche qua e la ignoro…
      … intanto continua la scoperta delle reciproche particolarità 🙂
      Sappi che a una cimice ha fatto pure una foto, come elemento di prova! 😄
      Un abbraccio, e buona nuova settimana ♡

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    1. Diciamo che è una bella abitudine, ma quando diventa convenzione ne sorge un obbligo per cui non si è più effettivamente liberi di adottarla o declinarla. E allora, è come un onere in più per il cliente, ma senza il vantaggio del piacere e della libera elargizione 😉

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  3. Siete divertentissimi!
    A parte la questione delle mance (anch’io sono una barbara nordica e non sono avvezza a farne) su alcuni punti però mi trovo vicina all’Arrotino! Soprattutto:

    3) sono fissatissima sulla conservazione dei cibi e metto tutto subito in frigo, compresi (qui so che molti allibiranno) i cibi, diciamo, tiepidi… il mio ragionamento è che siccome la schiscia con il cibo ancora tiepido è molto più piccola del frigo, il cibo ivi contenuto raffredderà in fretta, mentre stando fuori dal frigo sai la crescita esponenziale dei batteri?

    4) Il cartone della pizza, come ogni carta “sporca” di alimenti, non è carta, è indifferenziata! Qui non è mia opinione ma il regolamento dove vivo, comunque a me sembra anche abbastanza ragionevole 🙂

    5) Ehm, il riso basmati nel modo descritto lo faccio pure io, però non lo chiamo risotto… In mancanza di altri termini lo chiamo esattamente “riso basmati” 😀 e ho imparato la ricetta da una confezione dello stesso…

    7) Qui il punto di similitudine non sono io ma mio marito. Siamo in procinto di cambiare la cucina e sembra che una cosa che lo esalta tantissimo è comprare una cappa di design e silenziosa (boh, io non ci capisco molto e per me una valeva l’altra…)

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      1. Ciao, ti rispondo io (cioè l’Arrotino) perché lei sta scartabellando album di fotografie da farmi vedere. eh! eh!
        3) io so che non bisogna mettere in frigo roba “calda” sennò lo stesso si rovina, e starei attento anche sul “tiepidino”
        4) dipende da come è fatto il cartone della pizza. A Roma per esempio c’è scritto sopra che può finire sia nell’umido che nella carta (ma in questo caso solo se è praticamente immacolato)
        7) la cappa per i vapori in realtà a me esalta solo perché nella casa in cui vivevo, essendo vecchia, non ce l’aveva! 😀

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