Su-in-cul-arietà

Premetto, rapidamente, che non sono contraria o critica nei confronti del concetto-principio di “sussidiarietà”, adottato anni orsono da Regione Lombardia ed a mio avviso più positivo che negativo.
Detto ciò, naturalmente, ogni struttura amministrativa per buona che sia sulla carta va poi calata nella realtà e ben gestita.
Per esempio, mai avrei pensato che la collaborazione tra pubblico e privato sociale / terzo settore potesse portare, oggi 5 novembre 2020, a dover fare una vaccinazione importante in un teatro, in una parrocchia oppure nella sede di un patronato.

Infatti, dopo aver cercato e rincorso autonomamente informazioni elementari sull’antinfluenzale di quest’anno – comprensibilmente un anno complesso e anomalo, ma ciò non esenta le istituzioni dal fare il proprio lavoro e farlo bene -, ho scoperto che:
a. la vaccinazione in questione, utile di per sé e per fare diagnosi differenziale rispetto ai casi di Covid, anziché venir anticipata come auspicato è stata programmata in serio ritardo (nonché con quantità di dosi somministrabili insufficienti e pagate a caro prezzo, ma questa è cronaca);
b. le farmacie che ho consultato, almeno sino a pochi giorni fa, non sapevano assolutamente nulla di nulla. Mi hanno indirizzato al medico di base, il quale però (com’è giusto, dato che sono già abbastanza sfruttati) non ha aderito alla proposta di vaccinare nel proprio ambulatorio chi ne ha diritto gratis.
Gli uffici vaccinali quest’anno non hanno alcun incarico, e se è per questo neppure i presidi territoriali (per altro chiusi!: capisco evitare l’accesso diretto, ma impostare un calendario di vaccinazioni su prenotazione in spazi già pensati allo scopo, dove già si trova del personale competente, no?): o il proprio medico ha aderito, oppure si deve far da sé. Se li chiami, posto che rispondano, ti dirottano al numero del CUP regionale;
c. il CUP, pur avendo aperto le prenotazioni da due giorni, ancora non dispone di tutte le agende delle varie sedi che si sono rese disponibili (parliamo, come accennavo, non di ospedali ambulatori e appunto presìdi sanitari; ma di parrocchie, teatri, sedi di associazioni e quant’altro di civile ed improbabile esista).
Pare che esse non siano state predisposte allo stesso tempo, uniformemente, ma che dipendano dalle singole sedi. Dovrò dunque richiamare domani… sperando non cada la linea, com’è accaduto oggi per due volte, e che la cosa riesca;
d. infine, se persino le farmacie non erano ragguagliate in merito, potete immaginare che non esiste in nessun luogo né il solito manifestino con le informazioni basilari né altre forme di comunicazione che raggiungano il pubblico target (ossia persone anziane / fragili…) là dove si trova, piuttosto che obbligare quest’ultimo a scovarle da sé (facendo il pellegrinaggio fra siti, numeri di telefono e gruppi Facebook che potrebbero indirizzare a qualche altro sito, numero di telefono ecc. risolutivo).

Per chi ne avesse bisogno:
il numero del CUP (gratuito da telefono fisso),
attivo dalle ore 8.00 alle ore 20.00 è lo

800. 638. 638

13 pensieri riguardo “Su-in-cul-arietà

      1. Sono sconvolto che ancora oggi succeda questo. Sembra una barzelletta e invece purtroppo è la triste realtà, e questo succede perché chi doveva fare il proprio dovere non lo ha fatto.

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        1. Bene! ♡
          Io adesso conto le volte in cui dovrò dettare i miei dati per prenotare – ma dico, era tanto difficile permettere ai telefonisti la visualizzazione delle sedi con appuntamenti liberi, prima di costringerli a chiedere codice fiscale, codice esenzione e numero di telefono / mail? -.-

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