quei partiti della politica da bar…

Dissento da quanto scritto da Bezzi su un unico dettaglio: la visione cattolica della società non è opposta ed antitetica alla visione della società laica; esse sono bensì sovrapponibili, dacché l’unica vera visione sociale laica è stata introdotta proprio dal cattolicesimo, che ne resta tuttora il preminente e più onesto interprete.
Per il resto, riporto l’analisi semplice e puntuale; razionale come piace a mmìa.

Articolo di Claudio Bezzi, su Hic Rhodus

Leggo che sarà presentato domani un partito politico per la difesa dei diritti LGBT+ (quel “+” in fondo alla sigla è carinissimo, ma non divaghiamo). La breve nota che ho letto (probabilmente un comunicato stampa riportato così come ricevuto) precisa che

Il movimento [ma non era un partito?] si occuperà anche sui temi del lavoro, dell’economia, dell’ambiente, della parità di genere, dei diritti civili.

Ho cercato altrove notizie più dettagliate ma al momento non le ho trovate.

Ho già spiegato precedentemente la mia contrarietà a queste difese particolaristiche di presunti diritti di qualunque minoranza (non solo LGBT) scrivendo, fra l’altro:

La strada della laicità è quella dell’estensione di tutti i diritti individuali a tutti i cittadini, e della difesa di tali diritti da una legislazione attenta, trasversale e non moralista. Non leggi ad hoc, né privilegi, né recinti, né scorciatoie o altro. Così come nessuno deve avere un privilegio in quanto cattolico, nessuno deve avere un favore in quanto donna, nessuno deve avere una protezione in quanto omosessuale, ma tutti (nessuno escluso) devono avere uguali garanzie, possibilità, diritti in quanto persone

La mia personale posizione, e quella della redazione di questo blog, non è cambiata. qui – per non ripetermi – farò una piccola aggiunta al senso generale del nostro ragionamento, alla luce del farsi partito del movimento LGBT (o sua parte, vedremo come andrà a finire l’avventura). 

Diventare partito vuole dire farsi “parte”, gruppo idealmente contrapposto ad altri. In questo caso è facile immaginare che la contrapposizione sia morale e giuridica: la difesa dei diritti in quanto omosessuali, la tutela della loro immagine, l’abbattimento o il contrasto di barriere culturali e sociali che minano la dignità dell’omosessuale; tutte cose giuridicamente già previste dai nostri Codici, tutte cose verso le quali la sensibilità sociale si è davvero aperta in questi ultimi anni, tutte cose legittime in sé esattamente come i diritti specifici delle donne, quelle degli immigrati, quelli dei pensionati, quelli dei giocatori di pallacanestro e quelli dei bambini con le lentiggini. Ogni persona è già tutelata nei suoi diritti costituzionali, e se per caso tu – lettore coi capelli rossi – sei discriminato sul lavoro o bullizzato a scuola per via del colore dei tuoi capelli, puoi tranquillamente andare alla stazione dei Carabinieri perché hai diritto a essere protetto e tutelato, anche senza una legge ad hoc e anche senza avere la tessera del partito dei capelli rossi.

Ma di questo avevo già scritto.

quello che voglio aggiungere è che è semplimente prepolitico il pensiero di un partito che riguardi uno specifico (presunto) diritto di una piccola parte della popolazione; non una novità, in Italia (partito dell’amore, partito dei cacciatori, partito dei pensionati…) ma sempre fallimentare. 

Il senso di essere “parte” politica ha a che fare con la direzione generale, la visione, il tipo di progetto per il Paese; una semplificazione classica mi fa dire: visione liberale e visione socialdemocratica; oppure visione europeista o sovranista; cattolica o laica; atlantista, isolazionista o filo-russa; o altre, o coniugazioni diverse di sfumature di queste. Le conseguenze di queste scelte generali nella visione del mondo, inducono a proporre determinate scelte politiche, su cosa investire nel prossimo decennio, come sviluppare lavoro e ricchezza, come sostenere scuola e Università, quali diritti garantire e quali ostacolare, e qui certamente ci sono anche quelli LGBT, che vediamo repressi in alcuni paesi dell’Europa dell’Est, ma non certamente in Italia.

Chi sarebbero, poi, gli aderenti a questo partito? Oltre ad essere essi stessi omosessuali, o persone particolarmente sensibili a questo tema, sarà facile immaginare che ci saranno cattolici e atei; liberisti e comunisti; populisti e razionalisti… Come voteranno, in quanto gruppo politico, sui trattati europei, la questione libica, l’estensione o l’abolizione del reddito di cittadinanza, il centoventiquattresimo salvataggio dell’Alitalia e le altre mille e mille questioni che prescindono completamente dall’identità di genere, dall’orientamento sessuale e altri particolarismi?

E quale esempio migliore di questo per sottolineare come il particolarismo sia una malattia infantile della democrazia (o una forma di demenza senile, che forse è più appropriato…). Se gli omosessuali ritengono di avere bisogno di una rilevanza politica, facciano politica! Già ce ne sono diversi, e noti, e molto attivi. Si iscrivano a un partito (alcuni più sensibili di altri a queste tematiche) e spingano, dall’interno, per una migliore e più incisiva difesa dei loro interessi (perché si tratta di interessi, o bisogni, e non di diritti). Già lo fanno industriali ed ecologisti, medici e avvocati, agricoltori e impiegati pubblici, cattolici e laici, ciascuno facendo le logiche e giuste pressioni sulle parti politiche affinché gli interessi di ciascuno siano tutelati. E la politica è la mediazione fra interessi contrapposti, se ce n’è di contrapposti, o la ricerca di soluzioni percorribili e possibili (dati vincoli esterni, risorse limitate…). questa è politica in democrazia.

Rincorrere l’Ego, Io, Noi, il Mio, l’identità del mio gruppo, Noi contro Voi, è solo una forma di egotismo narcisistico e prepolitico, che non fa il bene del gruppo che intende tutelare, che non fa il bene del Paese.

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