L’arroganza (e l’ignoranza)

Rebloggo l’articolo di Claudio Bezzi, da Hic Rhodus; aggiungendo al primo termine nel titolo (suo) il secondo (mio). Non m’è mai piaciuta la Boldrini, ma no, non sono scorretta: l’ho sempre difesa quand’era da difendere (di solito contro leghisti), adesso invece è da biasimare. E profondamente.

Il recente scontro fra Laura Boldrini e il direttore dell’HuffPost, Mattia Feltri, mi intristisce, e mi indispettisce. In breve: Boldrini ha un blog sull’HuffPost e scrive un pezzo in cui critica anche Vittorio Feltri, padre di Mattia. Mattia Feltri telefona a Boldrini chiedendole di evitare quei riferimenti, e gli viene risposto qualcosa che suona come “Lei non sa chi sono io!”. Feltri (Mattia) non pubblica il pezzo, Boldrini diventa una furia, Feltri (Mattia) è costretto a una sorta di difesa-accusa che trovate qui, incassando anche la solidarietà della redazione. quanto sopra è la versione di Feltri ma, cosa vi devo dire?, non dubito che sia fedele alla realtà. Comunque il parere di Laura Boldrini lo trovate qui, mentre il suo pezzo è stato poi pubblicato dal manifesto. Ora che avete tutti gli elementi per farvi una vostra opinione, mi permetto di scrivere la mia.

Feltri ha fatto bene; Laura Boldrini male. 

Ciò che di male ha fatto Laura Boldrini non è avere scritto ciò che ha scritto, che ne ha tutto il diritto e che potrei benissimo sottoscrivere a mia volta, parola per parola, ma la non voluta comprensione della difficoltà in cui metteva il figlio nonché direttore del giornale in cui chiedeva ospitalità (Mattia Feltri spiega benissimo questo punto nel suo intervento), nonché – e qui divento una iena – avere cavalcato l’onda di proteste contro l’HuffPost; peggio: avere aizzato opposte tifoserie (i giornalacci di destra sono tutti contro Boldrini); peggio ancora: essere parte di quel mainstream che proclama “o con me contro di me”, “o con me o il Giudizio Universale ti devasterà!”. Il “bene” di Feltri è che ha fatto come gli pare, come conviene a un direttore di giornale e, più in generale, a una persona che ha una responsabilità: di fronte a un bivio dove sarebbe andato a sbattere comunque, ha scelto la coerenza con le proprie idee e la lealtà alla propria professione.

La cosa che mi infastidisce, e che non sono sicuro di riuscire a trasmettere adeguatamente ai lettori, non riguarda la querelle Boldrini-Feltri in sé. Nella classifica dei problemi più rilevanti, urgenti, drammatici o semplicemente degni di considerazione questa querelle viaggia verso il 500° posto. E considerando che ritengo Vittorio Feltri una persona inqualificabile, non ho certo difese “di parte” da sostenere.

Il problema è l’arroganza. Punto.

Il problema è anche una particolare conseguenza dell’arroganza, che porta chi ne soffre a ritenersi ottimo, perfetto, intelligente, superiore, per ciò stesso autorizzato a parlare, dicendo qualunque cosa e ritenendo (loro ci credono, davvero!) che le loro parole siano preziose uniche, fondamentali. Costoro parlano. Le esternazioni di ministri e presidenti di Regione di questi mesi sarebbero da raccogliere in volume; chi ha un’età ricorderà quel fortunato libretto, florilegio di strafalcioni infantili, dal titolo Io speriamo che me la cavo; con le gaffe, le cadute di stile, le falsità ciniche assieme a quelle dovute semplicemente all’ignoranza, le posizioni farsesche di questa continua commedia che riempie di vuoto i quotidiani e i telegiornali, ecco: un’enciclopedia si riempirebbe! Titolo suggerito: Loro se la cavano sempre; perché male male che vada (ma proprio male, quando la bischerata rischia di finire in tribunale) basta scusarsi, dire che ci si è sbagliati, o meglio che si è stati fraintesi (e poi via a dirne subito un’altra!); se invece la materia non è da querela, allora si battono i pugni sul tavolo, sempre difesi da una parte: la Boldrini ospitata dal manifesto e osannata dalla sinistra, domani toccherà a uno di destra difeso a spada tratta da loschi ruffiani di quella parte.

Essere di parte è il problema.

Essere di parte non ti fa più vedere nulla, non ti fa capire il mondo e naturalmente ti priva di ogni possibilità di mediare, di trovare – se possibile – un giusto mezzo, un equilibrio che parta dall’idea, o meglio: dalla profonda e assoluta convinzione che, tolta una manciata di mascalzoni, gli altri potrebbero anche essere persone per bene, proprio come te, solo con alcune idee differenti. Essere di parte significa sempre, assolutamente, ritenersi dalla parte della ragione, e anzi ancor di più: dalla parte dei giusti, che è solo un paio di passi prima di ritenere di avere dio dalla propria parte. Noi comunisti, noi fascisti, noi che siamo i veri democratici, noi che sappiamo, noi che siamo noi, e voialtri, lasciatemelo dire, non siete un cazzo.

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15 pensieri riguardo “L’arroganza (e l’ignoranza)

  1. trovo incredibile la tua posizione, quella di Bezzi, e quella dei tuoi commentatori (quasi tutti), oltre che ovviamente quella di Feltri figlio. ma, santo cielo, come si fa a non arrivare a distinguere fra il ruolo pubblico di un giornalista, che deve comunque far circolare le notizie, e questa era una notizia, e pretende di censurarla perché gli dà fastidio sul piano personale?

    esempio clamoroso di mancanza di senso civico elementare e di asservimento dell’informazione a scopi privati: cosa nella quale del resto i giornalisti eccellono, dato che sono pagati esattamente per fare questo.

    del resto siamo la patria del familismo morale, al quale contribuisce a fondo il cattolicesimo.

    Feltri figlio doveva pubblicare le critiche a Feltri padre e poi commentarle a sua volta, non togliere la parola alla Boldrini, perché il giornale è SUO. i giornali non dovrebbero essere altro che dei lettori e Feltri ha gravemente attentato alla libertà dei suoi lettori.

    infatti da allora evito ed eviterò accuratamente di leggerlo, perché non mi interessa farmi “intortare”, come dicono a Brescia, da chi scrive pro domo sua.

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    1. Trovo incredibile, Cor-pus, che tu inserisca qui un primo commento – senza praticamente conoscermi: in verità già una volta abbiamo incrociato le nostre strade senza trarre giovamente reciproco, ma credo tu non te ne ricordi – esordendo con quel “trovo incredibile”. E coinvolgendo anche i miei lettori, che nulla ti debbono.
      La tua opinione è ben chiara, mentre non mi è chiaro il perché me la esprimi, dato che come hai prontamente rilevato quasi nessuno è d’accordo con te. A che pro?
      Per un momento ho valutato di cassare il tuo scritto – come del resto, ben facendo, ha fatto Feltri con la Boldrini. Ma preferisco toglierti il dubbio che sia finito nello spam per errore, e togliermi l’uggia di doverti contenere come in passato. Se le stesse cose me le avessi comunicate con meno sicumera e con maggior attenzione ai fatti (un esempio per tutti: Feltri NON ha censurato Boldrini per un fastidio personale. E del resto il ruolo pubblico del giornalista prevede responsabilità verso i lettori, non obbligo di farsi loro scribi. Tanto più se in questione NON è una notizia, bensì una mera opinione su fatti già divulgati, cortesemente ospitata dal giornale), le avrei accolte volentieri, e avrei risposto nel merito.
      Non ne vale la pena. Buon proseguimento (altrove), dunque.
      Ciascuno a baita sua, come per l’appunto diciamo a Brescia.

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      1. mi ricordo bene, invece, di averti già incrociato, o almeno credo di averti riconosciuta, anche se avevi un altro nick, mi pare. questo mi ha permesso di venire qui come se non fosse la prima volta.

        credo sia bene lasciare traccia di opinioni diverse, visto che i tuoi lettori non sono tutto il mondo e i miei sono più abituati a darmi torto qualche volta.

        il confronto delle idee differenti, contro la chiusura in circoli ristretti che si danno ragione per solidarietà di gruppo è l’anima della cultura.

        e qui mi fermo, perché se andassi oltre mi giudicheresti offensivo.

        peccato che, giudicandomi tale, ti sia risparmiata la fatica di rispondere ai miei argomenti; comunque grazie lo stesso di avere almeno formulato una risposta che ciascuno potrà valutare secondo la sua sensibilità personale.

        e qui chiudo, scusandomi di avere disturbato ancora una volta vorrei dire granitiche certezze, ma preferisco dire granitiche chiusure.

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        1. Ostenti una presunzione, una superbia ed un paternalismo tali che bastano le tue stesse parole a definirti: un fanatico, rinchiuso nelle proprie granitiche opinioni (mal costruite), costantemente impegnato a proiettare sul prossimo dissenziente i propri stessi difetti.
          Non una sola cosa da te asserita è corretta, non una sola tua frase indica onestà e volontà di dialogo; come se non bastasse, ammetti di avermi riconosciuta, e dunque sei intervenuto volutamente per attaccar briga. “Se questa è cultura”…

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        2. Bisogna disabituarsi e smettere di concepire la cultura come sapere enciclopedico, in cui l’uomo non è visto se non sotto forma di recipiente da stivare di dati empirici; di fatti bruti e sconnessi che egli poi dovrà casellare nel suo cervello come nelle colonne di un dizionario per poter poi in ogni occasione rispondere ai vari stimoli del mondo esterno.
          questa forma di cultura è veramente dannosa. Serve solo a creare degli spostati, della gente che crede di essere superiore al resto dell’umanità perché ha ammassato nella memoria una certa quantità di dati e di date, che snocciola ad ogni occasione per farne quasi una barriera fra sé e gli altri (…)
          La cultura è una cosa ben diversa. È organizzazione, disciplina del proprio io interiore, è presa di possesso della propria personalità, è conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere il proprio valore storico, la propria funzione nella vita, i propri diritti e i propri doveri.

          (Antonio Gramsci, quaderni dal carcere)

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    1. Ti ho tolto dall’elenco dei follower per ovvie ragioni. Di leggere comunque non posso certo impedirti, ma fai la cortesia di non reiscriverti una terza volta e insistere: un no è un no. E qui sei a casa mia.

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