La pace

Non sono venuto a portare la pace, ma la spada.
Mt 10,34-36

La pace di Cristo non è accondiscendenza, arrendevolezza al male e all’ingiustizia; non è debolezza. Così pure la virtù dell’umiltà non coincide con la raffigurazione patetica e miseranda che molti ne hanno: non prevede di farsi zerbini.
Essere servi del prossimo, e di Cristo nel nostro prossimo, significa provvedere al suo bene: significa dunque anche non avvallare l’errore in cui può cadere (in pensieri superbi, parole cattive, opere distruttive ed omissioni di compassione).
C’è parresìa – autenticità – quando c’è verità: non si dà carità, cioè amore, né giustizia senza verità. A volte tacere, ignorare, allontanare il male dalla vista può evitarci di cadere nei nostri stessi difetti (irosità ed intransigenza, per quanto mi riguarda), ma non ci assolve dall’incombenza di contrastare la falsità, di mettere in luce – esporre alla luce – l’errore.

La pace che Cristo dona all’anima e alla coscienza è diversa dall’autogiustificazione per la quale molti la scambiano – chi l’ha vissuta non ha dubbi, chi non l’ha sperimentata può però, razionalmente, comprenderla: e dunque non vi sono scuse se la declassa a banale peristalsi cerebrale.
La pace di Cristo, poiché consiste nel riportare un passo alla volta il mondo a riconciliarsi con la realtà delle cose e la verità su di esse, inevitabilmente sgomenta e soprattutto disturba chi le rifiuta. Ecco perché la spada: non perché il verbo di Dio sia un verbo violento ed aggressivo, ma perché il conflitto tra verità ed ostinazione a negarla è insanabile.

2 pensieri riguardo “La pace

  1. Riflessione molto bella. Quando mi sono convertito al cristianesimo mi è stato spiegato che quella spada di cui parla Cristo è la separazione. Infatti subito dopo dice “sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.” Chissà quanti giovani ebrei per seguire Cristo hanno dovuto sopportare il ripudio da genitori e fratelli e amici. Io stesso ne ho fatto un po’ esperienza.
    Questo è un lato scomodo del cristianesimo, che inevitabilmente si era perso nelle società “naturalmente cristiane” dove essere cristiani era comune e borghese e socialmente obbligatorio: adesso lo riscopriamo a caro prezzo.

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