Politicamente Corretto .4: Oggettivo o soggettivo?

Polemiche su RaiDue per un siparietto andato in onda nel corso del programma pomeridiano Detto fatto. La gag, che non brillava per originalità, si cimentava in un minicorso – ironico, beninteso – per insegnare alle massaie a dare un tocco di sensualità all’incombenza della spesa.
Sulla scenetta, interpretata da un’attrice poco nota ai più, sono piovute accuse di mercificazione del corpo femminile e di stereotipi di genere, con l’aggravante di aver proposto il tutto alla vigilia della giornata contro la violenza sulle donne (collegamento che non tutti, a onor del vero, hanno riconosciuto come verosimile).
In seguito alle polemiche il programma è stato sospeso con profusione di scuse, dando l’impressione che, ormai, gli scandali non nascano da valutazioni oggettive quanto piuttosto dall’acuirsi di sensibilità specifiche. qualcuno ha avuto da ridire anche sulla questione in sé: «si insiste tanto – ha ragionato la scrittrice Ester Viola – con la sessualizzazione del corpo femminile. Le femmine trattate come salamelle. Ma voi Instagram lo aprite? Sapete chi è che tratta la femmina come una salamella? La femmina. Forse dovreste documentarvi sulla paladina milionaria delle ragazzine: Kylie Jenner. Guardatela e spaventatevi», ha concluso corrosiva.

Fin qui, il testo della notizia è di Jugovac per la consueta newsletter di Evangelici.net, che i più assidui di voi già mi hanno letto citare varie volte.
L’ho voluto riportare per intero per lasciare un contesto alla frase grassettata (da me); di fatto è questa che conta e mi piace pubblicarla qui, per tenerla sotto gli occhi.
Il nucleo incandescente del contemporaneo buonismo, politicamente corretto, ed ogni altra forma di falsa giustizia sociale è proprio l’insana volontà di porre il sentimento sopra la ragione, la percezione personale davanti ai fatti oggettivi, il desiderio davanti al bisogno. In una parola, il carro davanti ai buoi…

18 pensieri riguardo “Politicamente Corretto .4: Oggettivo o soggettivo?

  1. Mai nessuno che faccia la cosa più sensata in questi casi: mandare per direttissima a quel paese i deficienti che si lagnano e lasciarli inascoltati.

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  2. Quella trasmissione, come pure molte altre del palinsesto rai-fininvest della mattina/pomeriggio, vanno chiuse a priori perché fanno schifo, sono diseducative, rincretiniscono, offendono il (mio) concetto di essere umano e sono volgarissime (dentro). Detto questo, sicuramente il siparietto in questione non era peggiore della qualità media che offrono tali trasmissioni trash, e la decisione di chiudere il programma è stata pura ipocrisia mascherata da moralità.
    Ma è colpa della gente, che ha accettato piano piano che la merda li invadesse, senza dir nulla o protestare mai.
    Poi, ditemi: cosa è più volgare e inaccettabile, quel siparietto ironico, o che in genere (questa è una mia opinione ovviamente) per lavorare a queste trasmissioni la gente debba sottostare a marchette varie (parlo in generale, non della conduttrice specifica di questa trasmissione di cui non so nulla)?

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    1. Immaginavo che la pensassi così… 😉
      Per conto mio, sono pure d’accordo che si potrebbe far di meglio – qualche esempio qui: https://rocketalks.wordpress.com/2020/11/26/detto-fatto-tacco-gate-il-sottotitolo-di-una-femminista-cattiva/ – anzi da fan della tv alla “maestro Manzi” opterei addirittura per una rialfabetizzazione funzionale ed una massiccia opera di economia domestica su piccolo schermo. Se fossimo in grado di farla.
      Detto questo, trash o non trash, penso anche che le casalinghe che lo vedono nel pomeriggio tendenzialmente preferiscano non accollarsi troppo altro peso mentale mentre stirano e spazzano: un programma leggero come questo ha gran successo proprio perché alleggerisce l’animo.
      Il punto è che ci si lamenta non della qualità, ma di una presunta mancanza nei confronti dell’immagine della donna veicolata dal programma. In parte ci sta, ma non in maniera così grave (io penso piuttosto al fatto che nel “cambio look” ogni volta infagottano le partecipanti in abiti da sera improbabili, quando starebbero di gran lunga meglio in un normale abito elegante; oppure alla manìa di voler mettere su tacchi tutte quante, e bruciare l’abbigliamento sportivo). Senza contare che quell’immagine la propongono unicamente ad altre donne: non è una buona cosa, ma nemmeno istiga alla violenza, ecco.

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  3. Quando c’è di mezzo la televisione ho sempre il dubbio che tutto quanto vi passi, anche (e soprattutto) le polemiche, sia falso, costruito ad arte per fare polemica, per creare lo “scandalo” che fa parlare della trasmissione e quindi alzi l’audience. Che in questo caso la trasmissione (mai vista da parte mia) sia stata sospesa conta poco: se ne è parlato, scritto, ed è forse più presente di quanto andava in onda. Da come è raccontata protestare per una boiata del genere e farne una questione di discriminazione mi pare anch’essa una boiata: comicità di bassa lega, magari, ma di lì a farne un caso… l’avrebbero dovuta proporre come satira: alla satira è permesso tutto…

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    1. Di base le polemiche sono spesso messe in cantiere volutamente, sì.
      Anche se forse è una tattica più da gossip, tipo salotto di Barbara d’Urso, che da Detto Fatto. Ma chissà, in fondo appunto sempre di televisione si tratta…

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  4. Di recente ho aperto YouTube per guardare un video di una rapper statunitense perché sul NYT era uscito un articolo che elogiava la sua nuova canzone che parlava di lubrificazione femminile genitale e della mercificazione dei maschi da parte delle donne, il tutto accompagnato da un video “a effetto” di non so che regista acclamato. Così l’ho guardato e sono rimasta basita perché la tipa a un certo punto è accovacciata in monokini che apre e chiude le zampe con le tette che penzolano. Ha due adesivi sui capezzoli e basta. Questo sarebbe il tanto acclamato female empowerment? 🙄 come se non bastasse, il video è stato criticato da alcuni perché c’è un cameo di Kyle Jenner che viene considerata troppo bianca e quindi il pubblico ha considerato il suo ruolo nel film come quello di una padrona bianca che tiene rinchiuse nelle stanze della sua stravagante mega-mansione delle donne nere “fiere” al guinzaglio. Mi sono sentita su Marte… 👽

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    1. Non ho presente chi sia la rapper, ma del resto non importa: certi video si somiglian tutti, che vogliano fare macho oppure femmina liberata -.-
      Seguo poco la scena rap, anche se è uno dei miei generi preferiti, per cui è più facile che recuperi nomi datati o di nicchia – di solito più “sani” e interessanti dei vari Sfera Eccetera (per altro non considero la trap parte del rap, e non me la filo manco di striscio).
      Per esempio, pochi giorni fa ho letto questo post di Federica:
      http://fedyontheblog.com/2020/10/02/musica-sessista-fermiamo-la-violenza/
      e ho rilanciato con questo brano di un rapper bresciano a proposito di violenza:

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      1. Sono andata a ripescare tutto e ho capito come sono finita nel rabbit hole:
        1) AP dice che metterà la maiuscola a Black ma non a white
        https://apnews.com/article/7e36c00c5af0436abc09e051261fff1f
        2) Il NYT riprende l’informazione https://www.nytimes.com/2020/07/05/insider/capitalized-black.html
        3) La CNN condanna per “blackfishing” il cameo di Kyle Jenner nel nuovo video di Cardi B. Scopro che “blackfishing”significa “pretendere di essere neri”.
        4) Vado a vedere il video di Cardi B.: https://www.youtube.com/watch?v=hsm4poTWjMs
        5) Il NYT elogia il video di Cardi B.: https://www.nytimes.com/2020/08/28/arts/music/wap-cardi-b-megan-thee-stallion-ppcocaine.html?searchResultPosition=3
        (ci sono anche altri articoli su WAP, la canzone)

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  5. Trovo interessante il “nucleo incandescente” della tua riflessione. Il resto è contesto/contorno. Le suscettibilità particolaristiche (e ipocrite) ormai ci reprimono. Moriremo chiedendoci se dobbiamo chiamare il dottore, la dottoressa, il dottora, la dottora o illa dottor*.

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