Luoghi del cuore

No, non quelli del FAI (ma a tal proposito, ne approfitto per ricordare la candidatura del Castello di Brescia). Penso a luoghi molto più minimi, del tutto personali e peculiari; quelli che punteggiano e arredano la storia delle nostre vite.
Non solo località amene, magari di villeggiatura, ma anche e soprattutto siti collaterali: dal minimarket di fiducia (ne avevo uno in cui andavo sempre da piccola insieme a mia madre. Ormai è stato chiuso, ma ha tenuto duro a lungo e ci sono tornata più volte a respirarne l’atmosfera) ad un banale parcheggio, un parchetto che ai nostri nuovi occhi di adulti sembra minuscolo mentre una volta era enorme, una panchetta, una pianta, una via.
Due di questi li ho rivisti, passando in autobus in direzione stazione, mercoledì.
Uno è la rivendita della Mondial (lane e filati). Mia madre, quando proprio non le andava di fare altro, lavorava a maglia, e qualche volta ce l’ho accompagnata a comprare i gomitoli di lana e cotone. Un paio dei suoi maglioni – che regolarmente restavano, con poche eccezioni, negli armadi – li ho conservati per ricordo.
Un altro è Strabla: un tempo noto negozio di calzature, piuttosto ampio, quasi un Pittarello ante-litteram; il cui nome non sentivo o leggevo da anni. Non ho memoria di scarpe acquistate lì, anche se devono essercene state, ma ho stampato in mente a fuoco il fascino di questo termine (forse la contrazione di un nome proprio, forse una comoda sigla commerciale, o chissà). Stra-bla: il superlativo e la desinenza d’una formula magica, l’apoteosi e la paroletta dal suono facile e fiabesco; una manna per un bambino.

Così, per due fugaci attimi, ho riavuto mia mamma vicina, e di più, sono tornata piccina.