Grandi speranze

Spesso è capitato che su di me si costruissero grandi speranze, mi si considerasse una grande promessa – in genere nell’ambito degli studi, o lavorativo. Sempre tra i primi della classe, sempre considerata portatrice d’una dote intellettiva particolarmente generosa: tutti hanno dato per scontato che, portata per le lingue, tutt’ora le parli fluidamente e possa guadagnarci su; che, vocata per la professione sanitaria-assistenziale, avrei potuto passare direttamente a Medicina e lì fare faville, e in ogni caso che appena terminato il corso di Infermieristica avrei trovato impiego subito e dove meglio avessi creduto; che, inserita a buon diritto nel gruppo dei pro durante il corso Excel e chiamata dalla responsabile della formazione a darle una mano con la gestione dei file aziendali, fossi già a cavallo, assunta prima d’aver terminato il percorso per evidenti meriti guadagnati sul campo.
Solo alcuni esempi, tutti con un unico esito: la delusione delle speranze, il tradimento delle promesse (mai, del resto, farina del mio sacco ma tutte nate dall’aspettativa altrui).
Io sono tutto ciò che questi “altri” hanno creduto, ma sono anche qualcosa di diverso. In apparenza di contrario: inadatta (o quasi adatta) alla vita sociale, inabile al lavoro, insufficiente al successo. Portatrice sana di un’inettitudine tutta novecentesca, della quale ho amorevolmente parlato nella mia sciocca tesina di maturità.
Il tedesco l’ho disimparato. L’università l’ho interrotta, due volte. La collaborazione con T. è andata presto in malora. Di nessuna di queste cose provo vergogna né colpa, tuttavia in ciascuna parla una verità su di me.
Sono fatta per altro, e le stesse capacità che ci si attende conducano a una brillante carriera ed al riscontro pubblico io so farle valere soltanto in momenti e per scopi più modesti, ma che sono davvero miei: vivacità mentale, fluidità e profondità relazionale; lettura e scrittura, famiglia.
Di questa poca ma bella materia sono composta, e spiace per chi non la intravede dietro la trama più raffinata del mio talento, che presume sprecato.

22 pensieri riguardo “Grandi speranze

  1. Ognuno di noi è un capolavoro, diceva non so chi. Chiedimi se sono felice è un titolo di una commedia ma anche una domanda che possiamo porci, se la risposta è positiva delle aspettative degli altri ce ne possiamo allegramente infischiare.

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  2. Mi ci riconosco abbastanza sai… Abile al lavoro questo si ma disabile allo sgomitamento e alla competitività. E molto forse troppo eclettico e curioso x sposare quella ostinazione che a qualcuno consente il “successo”. Ma non posso che rispettare ciò che sono e amarmi

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