L’Arrotino mi citava, l’altro giorno, il minimalismo – quando gli ho raccontato di una divertente ed illuminante discussione in un gruppo Facebook dedicato.
In seguito mi sono sorte due precisazioni che avrei voluto fargli, e che ho deciso di annotare brevemente qui perché sono di interesse generale, ed anche perché scriverle aiuta me a focalizzarle.

Primo.
I miei dubbi e (in senso più neutro) le mie riflessioni a proposito della convivenza, della nostra futura sistemazione e della difficoltà che incontro nell’adattare le mie abitudini alle sue non nascono dalla sola volontà più o meno grande di scendere a compromessi – che son indubitabilmente necessari -, ma piuttosto dalle mie caratteristiche (bassa soglia di stress mentale, intoppi nelle funzioni esecutive, disturbo ossessivo-compulsivo) che mi portano a superare il livello di guardia dell’ansia se non ho il mio ambiente sotto un pieno, e abbastanza rigido, controllo.
Secondo.
Nel gruppo ho parlato di convivenza e della possibilità di stare con lui (anche sposandolo) continuando tuttavia a vivere ciascuno a casa propria – magari nella stessa città, prima o poi, ma comunque con una formula che consenta una più importante indipendenza, autonomia.
Ne sono uscite belle considerazioni, e molte più persone di quante mi aspettassi hanno gradito l’idea “un cuore e due capanne”; qualcuna persino già la adotta.
Al telefono lui m’ha poi chiesto se questa prospettiva avesse un legame col minimalismo.
Ed io gli ho risposto di sì, ma della mia risposta pur non raffazzonata non sono rimasta soddisfatta, perché non ho evidenziato questo: che il minimalismo non è il mio obbiettivo – non voglio “essere minimalista” perché è una cosa cool.
Non “voglio essere”, ma “sono” minimalista perché questo stile di vita (molto adattabile e personalizzabile, per altro) mi fa stare bene, mi fa vivere meglio di quanto abbia mai saputo prima. Ed io ne ho bisogno.
In altre, sintetiche parole: il minimalismo non è un obbiettivo che ha la priorità su altri (per es. il matrimonio, la vita insieme), è un mezzo che uso per raggiungere un fine.
L’importante è che siamo fidanzati. Il resto ce lo aggiusteremo come meglio crediamo.
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Ecco un altro motivo per cui mi piaci così tanto ❤
Una volta usavo dire, riferendomi a quel coglione del mio Master: "Non vorrei passare del tempo con lui nemmeno per bere un thè, ma se gli servisse un rene glielo darei senz’altro". Non era un pensiero esagerato e iperbolico, però senza alcun dubbio era mal indirizzato.
Tu meriti ben altro. Il rene, certo – possiamo anche esserci incontrati tardi e avere le nostre idiosincrasie, ma sono qui per te -, ma ANCHE il thè. E i biscotti al cocco.
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Golosastra! 😉 ❤
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😀 (Ovviamente thè e biscotti stanno per le cose semplici, il quotidiano).
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Scusate…Mi intrometto in punta di piedi. Non vorrei disturbare…
Io mi sono sentita più leggera nel momento in cui ho iniziato una vita di coppia ‘stretta’: matrimonio, vita coniugale tradizionale, stessa casa, stesso letto. Quest’anno sono vent’anni. Chissà, magari è noioso, magari è troppo, ma con mio marito mi sono spuntate le ali. È la parte migliore di me. So che forse non c’entra niente con il minimalismo, ma vi auguro di essere insieme per tanto tanto tempo. Fa bene ;-*
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J’adore.
Non disturbi, anzi, è un piacere averti qui ❤
(Thè, caffè, un savoiardo?).
Ad ogni coppia il suo, certo, e anche: c'è un tempo per ogni cosa; un tempo per fare i pendolari dell'amore e un tempo per convivere a lungo, un tempo per il treno, uno per il cantiere ed uno per "un nido per due". Corona e Calvà qualcosa da insegnare ce l'hanno 🙂
Ma la parte migliore, come appunto sai anche tu, è lui: intorno più che le mura, voglio le sue braccia 🤗
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Caffè caffè caffè 😉 Belliche siete ❤
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💛💛💛
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