Una pizza a regola d’arte!

I poteri forti ce li tengono nascosti. La dittatura sanitaria instaurata grazie alla pandemia non vuole che ne beneficiamo. È in atto un complotto ai danni di tutte le persone semplici, da parte dei padroni occulti del mondo, per negare la realtà dei fatti.
Ma noi, che non ci facciamo intimorire da nulla, abbiamo sperimentato questi accorgimenti per una pizza wow e li abbiamo raccolti per voi! Bando alla censura!


Un paio di questi accorgimenti già li adottavo, ma per un motivo o per l’altro non avevo mai provato a metterli in atto tutti insieme. Se li trovate ovvi, siete liberi di ridere.

— Lo zucchero è un’esaltatore di sapidità: ne basta un cucchiano raso nell’impasto per far spiccare il sale. Ma ho scoperto che anche metterne uno nell’acqua tiepida in cui sciolgo il lievito di birra ha un effetto positivo sulla crescita della schiuma di quest’ultimo;

— il lievito di birra, per l’appunto, lo sciolgo in mezzo bicchiere d’acqua tiepida, ma superando i canonici 10 minuti e lasciando crescere il più possibile la schiuma. Solo quando vedo che non va oltre lo recupero e lo verso nell’impasto;

— infine, anziché usare solo farina (sarebbe per altro consigliabile la 0, ma al momento ho la 00 da terminare), mischio – setacciandole – due parti circa di farina e una parte di fecola di patate, che credevo andasse usata solo nei dolci e invece va bene anche per i salati.
Dunque, per ottenere due pizze circolari uso 200 grammi di farina e 150 di fecola.

L’idea di dare più tempo al lievito per fare il suo lavoro l’ho avuta rileggendo la ricetta che mi segnai anni fa chiedendola a mia madre: lei addirittura, che usava il panetto e non quello in polvere, mi aveva consigliato di lasciarcelo un pomeriggio; ma mi è parso troppo. E in ogni caso l’acqua si sarebbe freddata. Perciò ho provato così.

L’esito, migliore di tutti i precedenti pur discreti, è stato questo (appena impastato, a tre ore e la mattina successiva):

Non male. Ma la parte migliore è stato l’assaggio (eh va beh): ingredienti semplici e freschi che profumavano l’aria anche dopo ore essersi raffreddati, un buon olio (che metto anche nell’impasto, e stavolta è risultato liscissimo e morbido), soprattutto un’alveolatura – come dicono quelli bravi – da sballo, sintomo che effettivamente la lievitazione è stata buona.

16 pensieri riguardo “Una pizza a regola d’arte!

  1. In questi mesi di lockdown, imparare a fare una pizza decente è stata una delle mie piccole soddisfazioni. Confermo che lo zucchero aiuta, soprattutto per il lievito che ha come caratteristica quella di mangiare gli zuccheri e gonfiarsi. Il mio impasto resta sempre molto elastico e appiccicoso anche dopo la lievitazione, magari un po’ difficile da maneggiare, ma in cottura questo lo rende poi anche molto morbido, sottile, delizioso. Se così non fosse, verrebbe fuori una tavola di legno.

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    1. In effetti potevo arrivarci prima, ma sono una che in cucina, anche quando riesce bene, si limita a sopravvivere: seguo pedissequamente le ricette e dunque anche i guizzi d’ingegno arrivano a stento.

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      1. Non esattamente. Tecnicamente sono farine meno abburattate e se sono di buona qualità hanno un elevato contenuto di glutine che permette delle lievitazioni molto lunghe (quelli bravi fanno lievitare in frigorifero per due giorni, ma occorrono farine e lieviti giusti. Io non sono bravo)

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