Il rischio nell’era del Covid

Dalla Newsletter di Evangelici

Continua la saga del vaccino, con l’inevitabile sfida verbale tra favorevoli e contrari e non tanto per una questione etica ma per una mera esigenza statistica: nei salotti social gli effetti collaterali dei diversi vaccini vengono vagliati con l’attenzione del farmacista, ponendo un’attenzione spasmodica a ogni minimo sentore di rischio. Rischio che c’è e ci sarà sempre, come sa chiunque sia riuscito, almeno una volta nella vita, a srotolare le istruzioni di un qualsiasi medicinale, anche quello apparentemente più innocuo.
Il problema, quindi, si sposta dal piano sanitario a quello concettuale. qualche sociologo, già in tempi non sospetti, sottolineava che non sappiamo più morire; negli ultimi tempi, rileva Mattia Feltri sulla Stampa, abbiamo fatto un passo avanti: non sappiamo più vivere.

«Il rifiuto psicotico e a ogni livello del rischio minimo comportato dai vaccini di AstraZeneca e Johnson & Johnson stabilisce il punto d’arrivo di un’umanità che non ha cancellato, come si è soliti dire, l’idea della morte, ha direttamente cancellato l’idea della vita, con la modernità algoritmica l’ha trasformata nella pretesa di una crociera soddisfatti o rimborsati, e invece è sempre la solita cosa: un pezzo di legno fra le onde in mezzo al mare».

Opera di Andre Schulze

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