Diario di lettura .6: Gustavo, David, Dino, Arthur

Le ultimissime due letture hanno in comune soltanto il soggetto / oggetto d’interesse, null’altro: Gustavo Adolfo Rol, figlio ed espressione di un’altra epoca.
Se il giornalista e frequentatore Renzo Allegri lo definisce, nel titolo, “grande veggente”, il matematico cicappino Mariano Tomatis si interroga acrosticamente nella sua indagine: “Realtà O Leggenda”?
Essendomi capitato sott’occhio il nome dell’illustre torinese di recente, ho voluto approfittarne per togliermi infine la curiosità su questo personaggio notissimo ma pur sempre a me sconosciuto, se non appunto per quell’alone oserei dire magico di fama e stima che tutt’ora lo circonda.
Per chi ci tenesse a saperle, due cose fondamentali: al termine della lettura consecutiva dei due libri, ho potuto concludere che Tomatis sa fare bene il proprio lavoro e altrettanto bene lo sa strutturare – mentre per quanto riguarda Allegri, è utile solo per un primo assaggio, e per l’aneddotica a proposito soprattutto di come Rol inquadrava ed interpretava i presunti fenomeni.
E, inoltre, non è poco, che Rol non era un uomo dotato di poteri paranormali. Seppure si sia sforzato grandemente di presentarsi quale alternativa netta tanto alla tradizione che accomuna spiritismo e facoltà psichiche accentuate, quanto al ruolo di intermediario tra l’uomo ed entità differenti, ma anche maestro spirituale; e seppure non corrispondesse all’immaginario neppure atipico dell’illusionista – prestigiatore separato dal suo pubblico; di fatto questo era: un ottimo illusionista.
Ma così calato nel proprio ruolo, definito a puntino, che gli stessi “avventori” del suo rinomato salotto parlando di lui usavano espressioni come “personalità forte e autoritaria”, e al contempo “cordiale, altruista, giocoso, innocente”: non ho elementi sufficienti per supportare una vera e propia ipotesi, ma un simile contrasto descrittivo – insieme ad un certo numero di dettagli rinvenibili nelle varie testimonianze, interviste e cronache – può ben preludere alla definizione di una personalità narcisista.
Un grosso nodo di diffidenza verso l’uomo, nel quale persona e personaggio si fondevano senza soluzione di continuità (altro tratto tipico del narcisista istrionico), e che diversamente – almeno sulla carta – si fa ben volere, mi nasce dalla sottigliezza con la quale giostrava, a beneficio degli ammiratori, l’ascendenza spirituale delle sue capacità: secondo Tomatis, “Rol […] fondava la spiegazione teorica a uso del pubblico dei suoi effetti su una base cattolica impreziosita artisticamente con qualche nuance teista”.
Peccato, perché […] quando in un determinato fenomeno appaiono abolite le coordinate di spazio e tempo, come ad esempio nella premonizione e nella telepatia, o il concetto di causalità viene sostituito con quello junghiano di sincronicità […], il mio piccolo cuore di bambina a caccia di meraviglie s’infiamma.

Altre letture che meritano un ricordo:
le interviste a David Foster Wallace contenute nella raccolta Un antidoto contro la solitudine. Mi hanno fatto sbattere la testa al muro, perché mi hanno regalato (?) la sensazione fisica, la chiarezza di pancia, che forse, non vorrei dire probabilmente, non sono tagliata, non sono adatta – nemmeno – alla scrittura.
Non è questione di talento, o di riuscita, né tantomeno affermo questo perché la bravura del Nostro sia così irraggiungibile da schiantare gli aspiranti che osano alzare lo sguardo con la sua pressione.
Si tratta di guardarsi dentro e scoprire come sono orientati ed angolati i propri organi interni: io mi sono limitata a sbirciare, e mi pare, ecco, d’aver visto roba fuori sede.

I Sessanta Racconti di Buzzati. Mi hanno tenuto compagnia, coccolato, fatto scintillare gli occhi. Sono come cioccolatini, e come cioccolatini hanno il difetto di farsi desiderare con urgenza, ma chiedere al contempo lentezza perché se ne colga tutto il gusto.

Cito infine Verso la libertà di Arthur Schnitzler, il suo romanzo più lungo, che non m’è parso tuttavia ridondante. Tra questioni borghesi, questione antisemitica ed il consueto affresco sociale di un’epoca, la tipica cesellatura dell’autore – che illumina le interazioni tra persone e la prospettiva delle loro vite di una luce non cruda, ma rigorosa – si stempera nel languore viennese.

15 pensieri riguardo “Diario di lettura .6: Gustavo, David, Dino, Arthur

  1. Belle recensioni, mi hai dato quell’impulso finale che mi mancava per acquistare i Sessanta racconti di Buzzati… Ho amato tantissimo “Il deserto dei Tartari”, anche se l’ho saputo apprezzare solo dalla metà del racconto… anche se (ora posso dirlo), è uno di quei libri che rimangono nella testa per sempre ❤

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    1. Che bello! 🌟
      Adesso sono passata a “Il dialogo segreto – Le Dolomiti di Buzzati” un volume con foto e testi di una mostra, e con i suoi articoli a tema montagna.
      Per tanti motivi, a Buzzati, mi sono affezionata… e da leggere e godermi ne ho ancora parecchio!

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  2. Piero Angela ed il CICAP hanno fatto di tutto per screditare la figura di Rol…ma domandiamoci: riuscire ad affascinare e a crearsi un seguito che anche dopo anni non fa che sostenerlo non è una sorta di…magia? Il modo di scrivere di Tomatis non mi ha mai procurato emozioni positive o negative.
    Buonaserata e grazie per la visita.

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    1. A prescindere dal CICAP, che detesto poco cordialmente, la magia-illusionismo è bella proprio perché si presenta per tale: la convinzione granitica, e l’assoluta inflessibilità con le quali Rol ha presentato se stesso ed il suo operato non consentono però, purtroppo, di ascriverlo (se non per propria conclusione autonoma) a questa sfera… è, appunto, un peccato.
      Anche il supporto degli amici e discepoli (consentimi il termine, solo per capirci), in queste circostanze diventa per forza di cose o una “prova” a favore dell’ipotesi soprannaturale, o al contrario un grande abbaglio, una perdita di buone e numerose occasioni per avere con lui un rapporto autentico.

      Tomatis l’avevo messo in lista tempo fa, grazie ad una comune conoscenza cicappina, certo un libro non basta per dirne meraviglie ma al confronto, per citarne solo uno, con Polidoro (pessimo divulgatore a mio modesto avviso) brilla.
      Grazie a te per il passaggio, se lo gradisci, in dispensa ci sono tè, caffè, orzo, latte di soia e mandorla, in un angoletto dev’essermi rimasto dell’assenzio. E, ovviamente, il Jack Daniel’s.

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      1. Dell’assenzio grazie, ma che sia quello originale…In quanto a Polidoro…ogni tanto guardo qualche suo video su youtube solo per provare il gusto di detestarlo! Con quella sua ironica e saccente prosopopea mi fa venire il prurito agli artigli! Non credo leggerò mai qualcosa scritto da lui…
        A conti fatti ognuno è libero di sognare e credere a ciò che vuole, n’est pas?
        Se ti trovi dalle parti del mio Antro ti riserverò di sicuro un’accoglienza “particolare”! 🙂

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        1. Ahah, sì, l’ironia caustica è proprio una delle caratteristiche più riconoscibili dei membri di quel consesso.
          Al C.R.U.N.C. che citi invece non trovo rispondenza, sicuramente anche per pigrizia mia; l’unica cosa che ci si avvicina, aggiungendo un paio di lettere all’acronimo, è Centro / Comitato di Ricerca Ufologica Nazionale C. Acqua? Fuochino?

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        2. Centro Ricerche Uomo Natura Cosmo. Una piccola fondazione indipendente che si autofinanziava (c’era una sede a Roma e una a Milano) di appassionati di vario genere: Ufologia, Esoterismo, E.S.P., etc… divisi in sezioni. Ad onor del vero eravamo abbastanza imparziali e non troppo fanatici e creduloni. Un paio di volte venne a trovarci anche Massimo Inardi….ahhh, ricordi di una passata gioventù! Poi finiti i soldi chiusi i battenti, ma in quegli anni mi sono divertito, facevamo anche collaborazioni con “Il Giornale dei Misteri” che non so se esce ancora…

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  3. P.S, Ho avuto modo di conoscere Rol alla fine degli anni ’70 (come giovane iscritto/sostenitore del C.R.U.N.C di Roma) e lo ricordo più come una persona convinta delle proprie doti che come un personaggio “granitico” come è stato dipinto. Indubbiamente grande affabulatore.

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