Il ricatto europeo

Polonia e Ungheria difendono i nostri valori e lottano anche per noi

In nome dei «diritti civili», Bruxelles minaccia di negare gli aiuti post Covid
ai Paesi che difendono vita e libertà. Una vergogna

di Massimo GandolfiniLa Verità 9 luglio 2021

Photo by Tima Miroshnichenko on Pexels.com

Il monumen­to all’euro che si erge davanti alla Banca centrale europea è tutto un programma ed è anche il segno tangibile di un progetto pensato e me­ticolosamente compiuto ogni giorno in Europa: morta e sotterrata l’Europa del po­poli…, oggi conta e vale l’Europa del capitale e delle banche, cui tutto deve essere sottomesso, a cominciare dai principi e dai valori riguardanti la vita e la famiglia.
Non è per nulla esagerato dire che, in buona sostanza, la politica sociale imposta dall’Europa di oggi ha la sua bandiera nella negazione del diritto alla vita, nella distruzione della famiglia naturale e nella negazione della libertà di pensiero e dì religione. È in atto un pro­getto di «omogeneizzazio­ne» non solo delle culture, ma delle menti stesse e del pensiero, dei singoli e dei popoli, che con il pretesto della lotta alle discrimina­zioni, ha tutte le caratteri­stiche dell’indottrinamento ideologico perseguito con lucida caparbietà resa pos­sibile dall’onnipotenza po­litica sovranazionale, total­mente slegata da ogni vin­colo e controllo da parte dei cittadini e delle comunità nazionali. Non si tratta per nulla di un disegno nasco­sto, di una sorta di complot­to: chi vuole questo «nuovo ordine» non ha bisogno di complottare nulla, conside­rato che ha in mano tutto, denaro, banche, agenzie in­formative, mezzi di comu­nicazione, fino alla produ­zione legislativa che invade e annulla la stessa sovranità nazionale dei singoli popo­li.

È proprio di questi giorni la notizia che la Commissio­ne europea, in accordo con la Bce -agenzie di potere che nessuno ha eletto, total­mente slegate dai popoli con le loro istituzioni-, ha coniato un nuovo principio, chiamato «condizione di di­screzionalità», in base al quale deciderà arbitraria­mente se uno Stato mem­bro possa usufruire degli aiuti economici legati all’e­mergenza pandemia, sulla base delle sue politiche «inclusive» in ordine ai «diritti civili» di marca Lgbtq+. Nel mirino, Polonia e Ungheria, Stati colpevoli di contrasta­re l’aborto e la promozione dell’ideologia dell’identità di genere.
Secondo la Commissione, la Polonia va punita perché si è schierata a favore della difesa della vita dei bimbi «non perfetti», vietando l’aborto eugenetico, e l’Un­gheria perché si è schierata a fianco della libertà educa­tiva dei genitori, contro la pornografìa, la corruzione ideologica dell’iper-sessualizzazione precoce e per la difesa del pudore e dell’in­nocenza dei minori. Si va­dano e leggere le leggi tac­ciate di «discriminazione intollerabile» dì questi due governi (vedine il testo in questo post) onesti e coraggiosi e si scoprirà quanto buon senso e sapienza umana sono in esse rappresentati. quale genitore non vorreb­be che un suo figlio venisse trattato con tanta delicatez­za e riservatezza, difeso da­gli attentati della violenza fisica e intellettuale!

«Condizione di discrezio­nalità»; la solita manipola­zione linguistica, con l’ela­borazione di un linguaggio apposito, per nascondere una realtà ben più vergo­gnosa e profondamente an­tidemocratica, che sì chia­ma «ricatto»: chi si mette contro il «diritto d’aborto», suggellato sempre in questi ultimi giorni da quel vergo­gnoso documento denomi­nato «Rapporto Matic» – pensiamoci per un istante con lucida freddezza: l’uccisione di un bimbo inerme e indifeso, nel ventre mater­no, passa dall’essere una tragica realtà al diventare un diritto umano fonda­mentale!- e chi rivendica il diritto dei bambini ad avere una mamma e un papa, non può essere che uno Stato «omofobo», nemico dello «stato di diritto» (altra ma­nipolazione sconcertante!), sovranista bieco, e dunque indegno di ricevere aiuti per il proprio popolo!
O ti sottometti alla dittatura del pensiero unica o ti arrangi con pandemia e povertà!

Proprio in nome della ve­ra libertà democratica e dei valori che hanno costruito la civiltà europea, dobbia­mo dire che in questa Euro­pa proprio non ci ricono­sciamo, smettendo una vol­ta per tutte di riempirci la bocca con i parolonì dei «diritti civili», quando addi­rittura i più elementari di­ritti -vita e libertà di pensiero- vengono negati e sot­toposti a ignobili ricatti economici e sociali. Non mi interessa se Polonia e Un­gheria sono Paesi «sovranisti» o meno: il buon senso e la ragione mi dicono che sono Paesi coraggiosi che difendono ogni aspetto del valore della vita umana, il vero stato di diritto, rifiu­tando ogni ricatto a suon di euro. Magari l’Italia facesse altrettanto!

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