L’invasa

Così l’Arrotino mi descrive. E ben ci prende.

Foto di Ferdinando Scianna

Cade la pioggia

sulla tua landanima.

La tua terra santa

in balia delle invasioni.

Incendi e distruzione.

Poi cala una pace avvolgente,

fino alla prossima campagna.

Ti faccio mangiare l’insalata,

le verdurine nella pasta,

così te ne nutri.

Con la manina tieni

la forchettina.

Eccomi qua.

Il tuo salvatore.

Sono il crociato

del tuo inverno rivoluzionario.

La spada in alto

stretta nelle mani,

lo sguardo fiero.

Non mi fermerò finché

non sarai liberata.

Ma per te invasore

son pur io

perché prima non c’ero

adesso ci sono.

Povera bambina:

i miei buoni intenti,

il tuo mondo a ferro e fuoco.

La tua sottile ragnatela

a fatica

tiene uniti i pezzi.

La mia venuta sconquassa.

I mutamenti rovesciano.

Devi avere il controllo.

Il nuovo che entra

potrebbe annientarti.

Più entra

più ti dissolvi.

È il prezzo da pagare

per questo Male.

Quand’io non esistevo,

quando la tua terra era assediata,

in preda ai demoni,

quasi la preferivi.

Perché, seppur nella mestizia,

la conoscevi meglio.

Adesso invece c’è questo crociato,

alto e maschio,

che vuole salvarti.

In certa misura

per te

demone anche lui.

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7 pensieri riguardo “L’invasa

  1. L’insalatina è ottima per sciacquare la bocca tra la frittura e l’arrosto nei pranzi come Dio comanda, per il resto è priva di sostanze nutrienti e imbustata costa pure un fracco! Una vena poetica notevole il tuo Arrotino, lievemente ironica, e anche gozzaniana con quel manina/piccolina/insalatina. Se non altro si legge senza sforzo, tanti scrivono poesie che non si capisce una mazza!

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