Al precedente post, In veglia, è venuta a mancare (l’allusione alla formula funeraria è voluta) una considerazione fondamentale. Me ne sono accorta rileggendomi per correggere i refusi, e trovo indicativo che fra tutte abbia rimosso proprio quella.
Di che si tratti è presto detto: entrambi i miei zii erano stati vaccinati da poco o pochissimo (non ricordo se con la seconda o terza dose), mia zia soprattutto lo era stata il giorno prima, quando sono incorsi nei problemi che li hanno poi condotti alla morte aggravandosi repentinamente.
Al netto dei dettagli sulla loro salute che non possiedo e non me la sento di indagare, e del fatto che non eran giovincelli né perfettamente sani, anzi; resta e mi resterà un generico ma fondato dubbio sulla possibile correlazione dell’inoculazione (di un farmaco sperimentale e provatamente pericoloso, voglio ricordarlo) con:
la caduta a seguito di un mancamento e la defalliance neurologica (che pure potrebbe aver provocato la prima: è un gatto, anzi un serpente che si morde la coda) dell’uno;
lo sviluppo rapidissimo, oltre al malessere post-iniezione, di un’importante infiammazione alla gola (l’otorino ha detto che non si trattava di un linfonodo ingrossato, ma nessuno ormai può confermarlo), con conseguente immediato ricovero (e molecolare negativo) per eseguire una biopsia, battuta sul tempo dal cedimento cardiaco, dell’altra – un cuore certo provato da anni di sovrappeso a causa di problemi tiroidei, e che tuttavia fino all’altroieri, persino dopo la morte del coniuge, non aveva dato segni di danno.
Di tutto questo nessuno ha espresso il minimo sentore o rammarico. Non significa che non ne alberghi nemmeno un’ombra in nessuno dei miei parenti; ma allo stato delle cose, il mio lo tengo per me.
“E custodiva queste cose nel suo cuore” (cit.).
Un quadro che, se mi si fosse presentato qualche anno fa, seppure non toccando le persone a me più vicine (ma comunque molto care), mi avrebbe subito attivato contro ingiustizie, probabili negligenze se non danni nascosti sotto al tappeto o persino non considerati tali, e via dicendo.
Sono ora più saggia? Non saprei. Di sicuro non sono diversa: non considero meno grave, o rilevante, o indicativo ciò che lo è. Non mi nascondo di fronte alle mie responsabilità, anche se, di certo, non diffondo più all’altoparlante a passo di corsa in piazza (metaforicamente) né le mie né quelle altrui.
La gran parte di tanta – se non serenità – forza nel sostenere questa consapevolezza, e nel sopportare di non sviscerarla e chiarirla fino in fondo, mi viene per altro non da una mia impostazione ma dal Signore. E dai molti segni di “Provvidenza at work” che mi sta inviando.
Non è bene dunque ciò che è stato fatto, e parimenti non fatto, dagli uomini in questi frangenti; ma è cosa buona ciò che è accaduto: secondo destino, per vie differenti da quelle piane e diritte che ci costruiamo, nell’intima coscienza di ciò che stava per venire da parte di quasi tutti noi.
Può essere che la vaccinazione abbia influito, ormai non si saprà mai. Mi piace pensare che i tuoi zii, dopo aver vissuto insieme una vita, siano stati contenti di ritrovarsi così presto. Condoglianze, un abbraccio.
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È quello che penso anch’io.
Nel mio secondo e ultimo vocale per mia zia, che non ha fatto in tempo a sentire, le dicevo chiaramente che Dio sapeva cosa aveva nel cuore, cosa desiderava (pur non citando esplicitamente l’oggetto di questo desiderio: riunirsi al marito) e che se avesse chiesto, sarebbe stata ascoltata.
Del vaccino non sapremo mai e credo sia meglio così, non lo reggerei.
Di certo c’è solo che vivevano entrambi a Codogno e in due anni non hanno mai avuto problemi col Covid, nemmeno all’ultimo (il molecolare era negativo). Che fortuna, eh?
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Già…
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