Ieri mattina sono stata a Codogno. Con tutta calma stavolta, senza corse né da Roma né da Brescia, a tombe già meno fresche e terra assestata.
Durante il viaggio di andata ho scelto dalla medesima playlist canzoni più neutre, ed evitato le più malinconiche o comunque doloranti – con la notevole eccezione di “Dust in the wind”, dei Kansas.
Ne ho approfittato per passare dall’altra mia zia a pranzo prima di venire risucchiata dal lavoro e fino a che non mi sarò abituata, ma lo scopo principale era salutare in tutta tranquillità gli zii.
L’ho fatto portandomi appresso l’utilissimo sgabellino Ikea per bambini (che uso per molte cose, tra le quali questa ed appoggiare la schiena al calorifero), e recitando – metà alla tomba dell’uno metà alla tomba dell’altra – la coronc”ina” detta dei Cento Requiem.
Come da titolo: esistono le corone di fiori, ma esistono anche le corone da preghiera, e di ogni tipo, non solo del classico rosario mariano.
Dal momento che nell’insieme le preghiere da riportare, che la compongono, sono svariate, vi dedicherò un post a parte nei prossimi giorni. Vi dico intanto che, come lascia intuire il nome, si tratta di sostituire ogni grano con brani e devozioni appositi, ed in particolare quelli solitamente riservati alle Ave Maria con appunto altrettanti Requiem Aeternam – con la differenza che le poste sono dieci anziché cinque.
Cosa ne penso?
Innanzitutto non è affatto lunga e noiosa come potrebbe sembrare; la si beve come un bicchier d’acqua seppure per ovvie ragioni il tempo tecnico necessario a pregarla non sia un’inezia: anche con una certa distensione, senza affanni da beghina, in un’ora secca cento Eterno Riposo con annessi e connessi li si spara.
Detto ciò, trovo che la preghiera per le anime purganti non sia abbastanza diffusa né tenuta nella debita considerazione. Voglio dire: è cruciale, per loro come per noi che ancora non siamo in quella condizione! E poi mi pare bellissima, nella sua semplicità. Adatta a rievocare, attraverso gli stadi della Passione, non solo generici ricordi bensì intere vite riconsiderate in chiave teleologica, le nostre mancanze ed omissioni come pure la speciale unità che crea la comunione dei santi. Un canale sempre aperto ad un dialogo vivo, che cambia il destino di chi ancora cammina in questo mondo come di chi è già alla tappa successiva.