Stamane tutto in regola, nel pomeriggio invece sono stata assalita da quell’ibrido di nostalgia e malinconia tipicamente domenicale – e pensare che la domenica vera ancora deve venire.
Sublime e sottile tristezza, appena accennata ma tenace.
Ho rievocato e riassaporato le sensazioni (perché sono quasi sempre sensazioni pervasive, più che ricordi strutturati) dell’infanzia, già di suo tempo per me per antonomasia della tristezza che odora di miele e del senso di lontananza da una festa, irraggiungibile, appena fuori dalla portata della propria presa.
Intanto il sole brillava nell’azzurro come brilla una mina nel terreno. Un’ape ed un moscone ne godevano i raggi, ognuno sulla propria porzione di ringhiera. Intontita, ho ceduto anch’io e mi sono lasciata scivolare sulla sdraio; dalla contemplazione attiva di giardinetti e case entro il mio scampolo di mondo all’assorbimento passivo della luce, dell’aria, dell’umidità del mio fiato.
Desidero poter sostare sulla soglia dell’edificio, al lavoro, per osservare il passaggio di auto, persone, attimi appena al di là. Vuota di desideri.

🥰😘
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