Per sempre dentro

Lo so, era ieri. Ma ieri avevo diverse cose da fare. Oggi, che è domenica, me la prendo ancora più comoda e lascio che gli afflati emotivi si depositino, che l’inerzia contemplativa prenda il sopravvento.

Mio papà è stato esumato lo scorso mese.
Ho potuto rivederlo, toccarlo (sì, siamo carne e diventeremo ossa poi cenere: anche queste cose siamo noi). L’operaio della cooperativa ed il custode del cimitero, persone intelligenti, mi hanno dato tutto il tempo di salutarlo. Non ero agitata, ma un po’ emozionata sì, e solo dopo essermi rialzata per andarmene ho pensato che avrei potuto, dovuto, essere io stessa a ricoprirne i resti nella bara di cartone coi lembi del tessuto. Non l’ho fatto, me ne sono dispiaciuta, ho razionalizzato pensando: Osserva ancora una volta il cielo, e che le tue ossa prendano aria.
La cremazione è d’obbligo poiché non c’è stata completa mineralizzazione. In settimana finalmente l’urna dovrebbe essere pronta, e lui tornare a casa, dopo diec’anni di nuovo insieme a mia mamma e mio fratello; nell’ossario di famiglia avrò un unico luogo da visitare.
La foto in ceramica a colori è già stata apposta: lui e lei si fronteggiano ai lati, leggermente inclinati di profilo come a chiudere e racchiudere noi, loro figli, all’interno. Mio fratello vicino a mia madre, ed un posto libero per me vicino a mio padre.

Lui mi ha fatta e cresciuta a sua immagine, nella maniera spontanea e libera con cui un ramo somiglia al tronco dell’albero dal quale gemma.
Non sempre e non al meglio riesco ad onorare la sua eredità, ma sempre questa mi appartiene, e nulla può sottrarmela.

7 pensieri riguardo “Per sempre dentro

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