(Tanto) rumore per nulla

Dalla newsletter di Evangelici.it n° 310

La Stampa, lo abbiamo notato in diverse occasioni, si accredita in maniera sempre più significativa come portavoce delle istanze lgbt. Posizione legittima, naturalmente, peccato che a volte la situazione sfugga di mano e l’occasione lasci il posto al pretesto. Come è avvenuto qualche giorno fa, quando la testata ha dedicato due pagine a quella che, senza troppi dubbi, si può far rientrare tra le notizie che non lo erano.

Il titolo della notizia, richiamata peraltro pure in prima pagina, lasciava intendere chissà quali sviluppi liturgici: si parlava della “chiesa dei diritti” spiegando poi che “la disponibilità di un prete a cresimare un trans diventa un caso e fa della città un laboratori per la società del futuro”. In un articolo margine viene citata l’esperienza tedesca (dove, non da oggi, la chiesa cattolica vive qualche tensione), e il tutto viene sigillato con l’intervento del teologo progressista Vito Mancuso, il cui intervento viene titolato con un esultante “Sacramenti e identità, così si afferma la lezione di Gesù. Per i tradizionalisti le nuove aperture non sono cristiane ma la libertà è solo la conseguenza di una rivoluzione iniziata duemila anni fa”.

Lo spazio concesso e i toni utilizzati farebbero credere di trovarsi di fronte a una notizia clamorosa; coloro che si sono presi la briga di leggere l’articolo (forse non molti, in tempi che vedono la prevalenza dello strillo) hanno scoperto che un transessuale “aveva dimostrato al parroco a cui si era rivolto di voler intraprendere un convinto cammino di fede”. L’intenzione espressa dalla persona che si è rivolta al prete non ha avuto seguito: “la cresima non è mai stata impartita”, ha spiegato il parroco. Anzi, per citare le parole riportate nell’articolo: “io quella persona non l’ho più vista”. E non perché qualcuno, come scrive il cronista, “ha storto il naso” – un riferimento, si converrà, piuttosto vago – anche perché altrimenti, vista l’aria che tira, il tono del servizio sarebbe stato ben diverso.

Nella vicenda non c’è stata nessuna preclusione: tutto si è limitato a una banale richiesta di informazioni (trapelata chissà come, viene da chiedersi) che non ha avuto seguito, senza polemiche né chiusure pregiudiziali. Si fatica, in tutto questo, a comprendere il senso del servizio, anche perché a metà articolo si precisa – per quanto en passant – che «i sacramenti (battesimo, comunione e cresima) quando c’è un vero cammino di fede nessuno li nega».

Insomma: notizie che non lo erano. Ma tanto è bastato al giornale per montare un caso, eleggere Torino a “laboratorio“, spiegare che “il tema dei diritti è tornato d’attualità” e ipotecare di fatto perfino l’arrivo del nuovo vescovo, che “potrebbe dare un ulteriore impulso alla questione” ponendo maggiore attenzione “alle persone che soffrono” (che, pare di capire, nel contesto non sono i malati di covid e i loro parenti, non sono i profughi ucraini e chi opera al loro servizio, non sono coloro che risentono della crisi).

Sia chiaro: una sofferenza non esclude l’altra. Fare il possibile per arginare i “discorsi d’odio” e insegnare “il senso di accoglienza”, come rileva il giornale torinese, ha una sua importanza nella società. Certo, viene da chiedersi se la soluzione “più interessante“, come viene definita, sia davvero «dire basta con i principi che salvano le principesse». Ma su questo preferiamo lasciare la parola a chi di favole se ne intende.

4 pensieri riguardo “(Tanto) rumore per nulla

  1. Ciao, vengo a rompere un po’ le scatole da te… 😉

    Ho sempre trovato assurdo promuovere l’ uguaglianza attraverso la divisione. Nella mia semplice logica mentale, più cose separate esistono, più è difficile renderle “uguali” e dare a tutte la stessa attenzione.

    Ora, se è relativamente semplice stabilire l’ uguaglianza fra due termini, quando si fa l’impossibile per crearne di nuovi, spezzettando il genere umano non più in due parti (donna – uomo) ma in tante diverse ognuna delle quali rivendica il suo diritto alla diversità… allora ci stiamo complicando la vita.

    Le “minoranze” sono insite nello stesso concetto di società, sono sempre esistite e sempre esisteranno, e sempre avranno le loro gatte da pelare… ma qui siamo già ad un altro livello, più complesso: parliamo di minoranze politiche, religiose, sociali, ideologiche, ma se andiamo a rompere le palle alla radice, alla cosa più semplice che ci sia al mondo, uomo e donna, zero e uno, yin e yang, positivo e negativo… beh, allora siamo scemi. L’insuccesso è garantito. Come pure i problemi. Problemi che ci saremmo volentieri risparmiati.

    Poi, sia chiaro, per me vale sempre il principio che ognuno è libero di fare quello che vuole. Ma quando lo fa con arroganza, quando cerca di convincermi che il problema sono io, quando in più si mette a fare la vittima, allora divento cattivo.

    Personalmente credo nella Natura. I meccanismi della Natura sono sovraordinati a qualsiasi legge, qualsiasi religione, qualsiasi ideologia. Per quanto possiamo fare nel tentativo di “storcerla” e modificarla per i nostri singoli e miseri interessi, questa vincerà sempre, semplicemente perchè neanche ci considera. Certe cose sono state stabilite e cosi sono e saranno, nei secoli dei secoli.

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    1. Un tempo (mica poi tanto: qualche decennio fa) si chiedeva di essere accettati e rispettati per ciò che si era. Ma quel che si era, non era messo in discussione.
      Maschio che si sente femmina.
      Uomo attratto da altri uomini.
      E via discorrendo.
      Non tutto ed il suo contrario contemporaneamente, che è come non esistere affatto in nessuna forma.
      Se la chiarezza delle forme e dei contorni è reazionaria, tale sono.
      Perché la forma è sostanza.

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