Lui / Progressione geometrica

Di soprammobili a casa me ne son rimasti pochissimi, li posso contare sulle dita.
In salotto, ci sono due mensole occupate da oche ed elefanti.
Delle oche ci eravamo già occupati: le abbiamo disposte alternando due gruppi differenti, quelle di mia madre che allungano il collo verso il basso e quelle comprate con mio padre a Cortina, che rappresentano la nostra famiglia.
Gli elefanti, invece, vengono da Gardaland ed hanno ormai trent’anni (no, amore, non me ne sbarazzerò mai: sono un ricordo prezioso!). Una serie di cinque, dal più piccino al più grande – ovviamente una femmina capobranco – intagliati nel legno. Li avevamo acquistati al negozietto di souvenir adiacente all’attrazione Tunga, più nota col nome di Safari Africano, purtroppo smantellata da tempo.
Ebbene, questa famiglia di elefanti io l’ho sempre messa in fila in bell’ordine, tutti vicini che si toccassero, quasi, la coda dell’uno con la proboscide del successivo. L’Arrotino, invece, pare insoddisfatto di tale sistemazione, ed ha voluto tentare una soluzione diversa (che a me, lo confesso, non è che dispiaccia: solo non mi pare significativamente più bella): la progressione geometrica. Ossia, stabilita una distanza tra il primo ed il secondo elefante, la distanza fra il secondo ed il terzo sarà maggiore, quella tra il terzo ed il quarto ancora maggiore (mantenendo una proporzione); e così via.

Su una cosa siamo d’accordo: meno roba c’è in giro, meglio è.
Felici le coppie che possono dedicarsi a bisticciare sui soprammobili!

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