Ti sdrai di fianco a me sul letto che sono appena riemersa dalla profondità dell’assopimento di piombo, tipicamente estivo, del primo pomeriggio.
Resto ferma per un po’, poi riprendo a muovermi e ad osservarti come mi piace fare, assorbendo studiatamente la tua immagine.
Ti lecco leggermente un punto esposto del petto e poi appoggio la testa nell’incavo tra spalla e pettorale: sento il cuore. (A volte in passato l’ho percepito rapido, ma non mi è mai capitato che saltasse il battito; è assai suscettibile ma non lo dà a vedere, lo tiene per sé).
L’ho sempre fatto anche con mio papà. Appoggiavo l’orecchio al torace e dicevo: “Cuoricino! Batte”. Con il piacere stupito, ancorché consapevole, di una bambina, lo stesso che provo ora. E’ sorprendente e mai stancante sapersi vivi. Ricordo molto bene quei momenti, ricordo che lui mi rispondeva: “Meno male!” con una risata divertita.
Poi non ho più potuto ascoltarlo.
“Tieniti da conto, trattati bene”, ti dico, riecheggiando un’altra voce.
Sei tutto quello che ho, sei tu la mia famiglia adesso.
Molti se ne sono andati, giusto ieri ci ripensavo vedendo passare in televisione il promo de Il piccolo lord, uno dei titoli immarcescibili dei nostri canali nazionali nonché film preferito di mia zia Michelina. Singola lacrima dall’occhio destro.
Vivere è gravoso.
Poi, senza provarci, riesci a scioglierti in un battito regolare ed esistere torna ad essere un fatto semplice, spontaneo.
❤
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😍😍😍😍
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