Oggi si gioca

Sbircio Marito dalla soglia dello studio, sporgendo solo la testa, e mi chiedo quando se ne accorgerà.
Dondola il piede mentre ascolta Logico: gliel’ho girata ieri sera dopo averla incontrata a Don’t forget the lyrics, non la conosceva. Lo trovo bello. Ha una pacatezza naturale.

Ho ancora sulla schiena il calore non eccessivo del sole.
Siamo stati nel parco davanti casa, sulle panchine, a leggere; come è nostra abitudine. Paul Auster lui, Rita Bullwinkel io. Mi son fermata più a lungo, respiro aria di montagna anche se ne siamo ben lontani e voglio incamerarne abbastanza da ripulirmi. E’ l’autunno che rivernicia ogni cosa.
Le foglie sono più brillanti.
L’azzurro più terso incornicia una luna discreta, dai colori mimetici.

Più che strapparmi un sorriso, la bimba spinta sull’altalena dal nonno me lo fa germogliare senza che ne sia consapevole: si sostiene da sé, non lo scelgo e non lo sento come un movimento bensì come uno stato. Sono sorriso.
Bimba felice.
Io felice.
Oggi abbandono a terra i filtri che mi dividono dalla natura come un serpente si lascia dietro la pelle vecchia con la muta.

L’aria sa di montagna, ma io voglio andare sul mare.
Non al mare, sul mare.
Ieri ho letto Benito Cereno, e questa voglia l’ho rialimentata. La rilettura d’un fatto di cronaca marinara che offre non mi interessa, né mi ha convinto la conclusione o incuriosito la nota introduttiva che contrappone un’interpretazione ad un’altra. Mi interessano soltanto la bonaccia, gli alisei, i boccaporti e le incrostazioni d’alghe e sale, i legni e le vele, le profondità. E sì, naturalmente i pirati, le navi fantasma, i tesori.
Non amo l’ecosistema crociera, ciò che implica. E tuttavia, senza dubbio alcuno, vorrei andarci, in crociera. Il mare per sognare, per godere senza scomodità (o almeno solo con le già note, tollerabili scomodità civili). Il mare da acquario, ma anche da gabbia immersa in mezzo agli squali purché il tutto sia maneggiato e gestito da persone degne di fiducia; perché no, è finto e caramelloso ma anche questo io voglio.
E poi voglio, voglio, voglio: Gardaland ad Halloween, la mia festa preferita dopo Natale (da settembre in avanti, fino al termine dell’inverno, per me ogni giorno è Halloween). Magari due giorni, per fare con calma e ripetere anche tre, quattro volte certe ride. Da adulta con animo bambino, senza sperare che né io né il parco lo si sia davvero: consapevole del trucco e delle manomissioni, ma priva di rammarico e nostalgie. Si gioca oggi, con quel che abbiamo oggi.
E pure se mi sta sul belìn perché schifosamente politically correct, rivoglio Disneyland Paris. Con pacchetto all-inclusive non-plus-ultra.
Vi prendo con me solo se viaggiate a pacchetto, senza intralci, e sapete arrangiarvi.

La bimba alza lo sguardo seguendo il dondolìo dell’altalena.
Anch’io alzo lo sguardo sul cielo.
Passa un aereo, da turismo, basso; corpo bianco coda gialla.
Chiudo gli occhi: ci sono sopra.