Sarà che si avvicina il momento di tornare al lavoro – no, scherzo: non esageriamo!, anche se effettivamente non si può dire che mi senta pronta. Sarà la bassa pressione con le temperature molto più gradevoli, ma scese di botto.
Fatto sta che ieri notte la mia mente ha prodotto un sogno tormentato degno di Lynch. Mia madre mi arringava, ostile, per certi mobili di casa – nove volte su dieci quando la sogno va così: un gran peccato. A mio padre cadeva addosso un armadio, con esiti fatali. E infine, pur senza litigare, rintuzzavo l’Arrotino, contrariata perché aveva lavato i pavimenti ma lasciato le finestre chiuse, così che quelli dopo ore erano ancora bagnati.
Risveglio duro e grigio, dunque.
Mi sale l’ansia, non esplosiva ma sottilmente nauseante. Mi alzo, cammino, vado pure a far la spesa, ma so di non essere a posto. Penso che avrei bisogno di altre tre settimane di niente, ma vero niente: libertà da qualsiasi impegno anche piccolo o commissione, silenzio profondo, natura e semplificazione all’osso di tutto. Ma ferie e congedo matrimoniale non han portato questo, che rimane un bisogno in attesa di essere soddisfatto.
A tratti mi sovviene un pensiero zen, che non mi infonde pazienza e desiderio di attivarmi, serenità nell’affrontare il solito quotidiano pieno di mille e più doveri, ma almeno me li fa sfiorare. Poi se ne va.
E dall’ansia scivolo gradatamente nella brain fog. Per fortuna la guida è un’azione pressoché automatica, perché per il resto i miei processi mentali sono piuttosto torbidi ed – appunto – annebbiati: continuo a perdere il filo del discorso, mi blocco a bocca aperta per minuti interi priva della cognizione di dove mi trovo e perché, formulo concetti ed azioni lentamente (potrei persino scriverli mentre mi attraversano!).
La nebbia col trascorrere dei minuti si dissipa un po’ e si trasforma infine in agitazione e poi in vera e propria irritazione: un’irritazione generale, nervosa, non dipendente dagli eventi esterni ma tutt’al più sollecitata da questi. Arrivo persino a bestemmiare, e questo dà la misura di quanto non sia in controllo. Collo e schiena sono tesi, le mascelle serrate: ho deciso, appena rientro a casa – a questo punto è questione di minuti – mi faccio la prima pasticchetta di Xanax, che ha sostituito il Lorazepam come medicinale al bisogno.
Con la pizza è andata giù benissimo, è piccina.
Forse doveva andar così comunque, ma la risoluzione dello stato alterato in cui mi sono alzata è rapida, parrebbe proprio aver avuto effetto. Vedremo alla prossima necessità se la cosa si ripeterà.

Quando ci vuole ci vuole!
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Ho appena preparato lo zaino per tornare al lavoro, domani. Nella tasca laterale ci sono il portapillole quotidiano del martedì (ho comprato il set in cui ogni giorno è staccabile dagli altri, fichissimo), con sertralina l-carnitina q10 e – esperimento recente – spirulina.
Poi ho il portapillole d’emergenza (un vecchio portalenti-a-contatto con i tappi a forma di ippopotamo azzurro): in uno scomparto il Moment, nell’altro lo Xanax.
Perché essere ossessivo-compulsivi può risultare funzionale! 😉
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La spirulina è una medicina o una canzone di Cristina d’Avena? 🙂
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Ahah XD
E’ un’alga, molto proteica e ricostituente 😉
Infatti sa di mangime per pesci rossi… O.o
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ah ah forse la davo anche al mio pesce rosso, faceva certi salti… 🙂
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I miei due, povere anime, hanno invece ceduto quella volta che mia mamma gli cambiò l’acqua nella boccia, ma la fece scendere gelata… ooops… ciao ciao, Billy e Molly O.o
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Sembra un posticino niente male!
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😀
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