Sono in piedi su un marciapiede (nella realtà inesistente) che costeggia la Tangenziale Ovest di Brescia, nel tratto tra l’uscita di via Milano e l’incrocio alla caserma Papa. Aspetto che passi mia madre in auto – ora che ci ripenso, guidava forse la nostra vecchia Renault 5, ma bianca e non grigia – e, nel momento in cui lei mi raggiunge, si ferma così come altre due auto che le stanno dietro: nel sogno è un comportamento normale.
Non è normale invece che una quarta auto, procedendo al contrario verso di loro e non davanti a sé, si accosti al paraurti di mia madre e, dando gas, spinga l’intera fila in retromarcia. Nonostante gli altri fossero fermi, la manovra ha successo e fa sparire rapidamente tutti lungo la direzione di provenienza in tangenziale; io che non ho un mezzo perdo di vista la Renault e mi assale l’impotenza, la nostalgia.
Più tardi reincontro mia madre a casa, come nulla fosse accaduto, e le racconto di ben altri strani percorsi all’indietro sulla stessa strada, stavolta compiuti da me, che per un lungo tratto ho condotto controcorrente un grosso camion rosso. Le mostro persino la strada, ripresa dall’alto, sullo schermo del mio smartphone, incredula io stessa tanto di aver fatto questa follia (pur senza travolgere nessuno, incredibile) quanto di aver saputo manovrare così bene un mezzo enorme e pesante come fosse un’agile moto che si infila tra le macchine ferme al semaforo.
Ad ogni modo, sono tranquilla e non mi aspetto nessuna multa o altro intervento da parte delle forze dell’ordine.

Mi trovo, come spesso capita nei miei sogni, in un supermercato, stavolta interamente dedicato ai dolciumi. Quasi subito mi ritiro in un piccolo angolo riparato, un quadrato circondato da due frigoriferi e due scaffali, pieni di caramelle, confetti e sacchetti di altre minutaglie simili.
Studio con attenzione pesi e prezzi, scelgo tra tutti un cilindro di confetti verdi in vendita a un euro che intendo regalare a mia madre, poi rivolgo l’attenzione all’assortimento di liquirizia e di stringhe colorate, che so essere le sue preferite. Nessuno mi disturba durante l’ispezione, e so che sono libera di riempire quanto voglio il mio carrello, perché la merce è a mia completa disposizione.
Mi godo il tempo che ho davanti e la solitudine, la calma. Immagino la sorpresa di mia mamma e la pregusto come la sera di Santa Lucia.

Anche io ho cominciato da qualche anno a scrivere i miei sogni. Spesso è uno sforzo di razionalizzazione enorme, per dare una coerenza spaziale e temporale agli accadimenti. Volevo sapere se anche a te succede che , dopo qualche tempo, la memoria diretta del so,gno sparisce e restano frasi che sembrano scritte da qualcun’altro. Inoltre se non sono veloce a scrivere la mattina rischio di dimenticare tutto velocemente. A volte alcuni sogni mi sembrano straordinariamente pregni di significato, che invece davanti al foglio di carta diventa rapidamente evanescente. Viva le cose piccole.
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Uh, per quel che ne posso sapere (cioè in base a quelli che ricordo e in particolare a quelli che mi sono scritta) di solito una traccia, fosse pur minima, dell’atmosfera e del senso complessivo del sogno mi resta.
Certo, è sfumata e spesso col passare del tempo si perde quasi del tutto, ma ho visto che quando li annoto poi, rileggendoli, li rievoco molto più facilmente perché bene o male ho fissato e reso stabili almeno alcuni elementi principali. E’ un peccato che in questo modo perdano parte della loro dinamicità, però è anche vero che brandelli di sogni, ma anche delle emozioni e sensazioni connesse, tornano regolarmente a farmi visita. Ce ne sono alcuni che ricordo ancora, di bambina, e svariati tra questi e gli altri che addirittura ripeto più volte, sempre uguali ma con la consapevolezza già nel sogno di essere stata in quella situazione in precedenza.
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