Letture del 2022: qualche statistica

Ho già avuto modo di riprendere l’abitudine a commentare strada facendo le mie letture, citando alcune delle ultime fatte quest’anno (o meglio, ormai, lo scorso anno). Fra queste mancava l’ultimissima, terminata proprio il 31: Coordinate d’Oriente di Alessandro Perissinotto.
Ne scrivo brevemente sul sito Opac:

Molto bello, ricco senza diventare indigesto, ben strutturato e ben scritto – questo, nonostante le brutture dell’edizione Piemme: evidentemente non vogliono sprecarsi per un correttore di bozze decente.
Shanghai e Torino non sono mai state così vicine, così simili.

Il romanzo meriterebbe tuttavia qualche parola in più, perché davvero ha rappresentato un’ottima chiusura, inserendo nelle vicende anche una tematica che ultimamente mi sta molto a cuore: la combinazione tra disastri ambientali, morti bianche e irresponsabilità aziendali (le quali talvolta si combinano per altro, paradossalmente, con un senso collettivo della colpa dagli effetti estremi).
A tal proposito, consiglio l’ottimo Operaie, reportage di Leslie T. Chang sulle dipendenti delle fabbriche in Cina – qui trovate la descrizione ed il mio commento.
Vi lascio poi un paragrafo che mi ha divertito:

Da “Coordinate d’Oriente”, di Alessandro Perissinotto

Il primo libro letto nel 2022, invece – e francamente non credo ai miei occhi ed al mio file: mi pare un secolo fa – è stato Cosa faresti se di Gabriele Romagnoli, autore che di tanto in tanto torno a bazzicare e che conobbi negli anni acerbi della gioventù con le bizzarre Videocronache.

Cosa faresti se, nel tempo breve di una giornata o di un attimo, dovessi scegliere fra due alternative, ognuna critica, ognuna in grado di ridefinire l’idea di te stesso, di cambiare il destino tuo e altrui?
Una scelta irresolubile eppure necessaria, come quella di Laura e Raffaele, una coppia che desidera adottare un figlio e si ritrova a decidere in poche ore – una lunga, interminabile notte – se accogliere una bambina gravemente malata. O come quella di Adriano, che scopre da un video sul cellulare che il figlio, dopo aver preso in prestito la sua auto, ha investito un uomo senza fermarsi a prestare soccorso. Adriano, che da quando ha perso la moglie e il lavoro è incapace di decidere qualsiasi cosa, esce di casa per cercare fuori da sé, un passo dopo l’altro, una risposta: denunciare il figlio o costituirsi al suo posto per salvarlo? Mentre solo un istante viene concesso a Giovanni, il tassista Urano 4, per prendere la risoluzione più importante.
Seguendo quale ragionamento o intuizione, quale concezione del mondo e di sé, questi e gli altri personaggi, tutti sottilmente connessi fra loro, potranno compiere una scelta nell’arco di sei giorni e ripresentarsi insieme, nel settimo, per il giudizio finale? Nel divario fra essere autentici ed essere giusti temono di perdersi, perché ci sono nell’esistenza di ciascuno “deviazioni improvvise, circostanze inattese, scelte improbabili” davanti alle quali è impossibile quanto necessario farsi trovare pronti.
Un romanzo teso, coraggioso, in cui Gabriele Romagnoli sonda la coscienza dei suoi personaggi e attraverso le loro storie ci interroga, risveglia domande che ci costringono ad affrontare il buio e il caos dentro di noi, sollecita i dilemmi morali che ci rendono umani. Cosa faresti se, ti chiede a ogni bivio.

Avrebbero conservato verità differenti sulla decisione di quella notte, nessuna sarebbe sembrata loro innocente. Nessuna lo era.

Tra l’uno e l’altro, tra Romagnoli e Perissinotto, sono passati altri 181 libri.
Di questi, 24 (il 13,25%) li ho interrotti. Inevitabilmente, nella cifra rientrano alcuni dei peggiori, ed i peggiori tra i peggiori sono quelli che avevano suscitato alte aspettative: per esempio Che ne è stato di te, Buzz Aldrin?, di Johan Harstad, Micro di Michael Crichton (scritto però insieme a, e terminato da, un altro autore), Dirk Gently di Douglas Adams oppure, ancora, le avventure d’un romanziere con pinguino annesso di Andrei Kurkov.
La media è stata di 3 libri esatti a settimana.

Solo 16 sul totale sono e-book (con l’unica eccezione di Un gatto alla finestra, di Hans Tuzzi – lettura di quelle alla buona, praticamente regalate ma inaspettatamente belle – ho preso in mano il Kindle negli ultimi mesi, quando lo zaino che mi porto sul lavoro s’era fatto in generale più pesante o comunque più voluminoso complici cuscini e felpe extra).
Sedici (16), un po’ pochi, i fumetti / fotografici / illustrati. La varietà va certamente a scapito delle categorie da me meno frequentate abitualmente. Vale la pena di segnalare i bei libri per bambini di Guojing, mentre gli ultimi prestiti dei volumi di Ferdinando Scianna me ne hanno fatto in tutta onestà disamorare.

Cito infine un solo audiolibro, ma veramente perfetto: Il ballo, romanzo breve della sempre impeccabile Irene Nemirovsky letto dall’altrettanto impeccabile, professionale ed intensa (nonché elegante quanto l’autrice) Sonia Bergamasco.

I titoli migliori

Veniamo alla ciccia.
Circa la metà delle mie letture (forse anche qualcosa di più) sono state di narrativa. Il restante si divide quasi equamente fra saggi veri e propri (ma anche reportage, inchieste, non-fiction in generale) ed i meno classificabili libri fotografici, cataloghi, manuali, oggetti ibridi… con una prevalenza, comunque, del primo gruppo.
Nella sezione non-fiction i miei preferiti sono stati:

La frontiera: Viaggio intorno alla Russia, di Erika Fatland
Consigliatomi da Pina Bertoli de Il mestiere di leggere. Potete trovare la sua recensione qui.

Se il sole muore, di Oriana Fallaci
Il difetto dei libri della Fallaci è che esistono in numero definito e limitato.

Sfrattati: miseria e profitti nelle città americane, di Matthew Desmond / Sfrattati, di Giuseppe Marotta
Il primo indaga la realtà americana, solo in parte diversa dalla nostra, seguendo per un certo periodo alcune famiglie nel loro peregrinare di casa di casa, di bettola in rifugio per senzatetto, approfondendo le dinamiche tra proprietari ed inquilini, tra inquilini e servizi statali, tra i diversi attori ed il mercato; immagino si possa definire un’opera di sociologia narrativa.
Il secondo, basato su aneddoti e riflessioni di un ufficiale giudiziario, è più empirico ed esperienziale, ma riporta anch’esso diverse vicende – viste dall’esterno e dall’interno alternativamente – calate, soprattutto, nel contesto italiano.

L’italia sotto i rifiuti: Brescia, un monito per la penisola, di Marino Ruzzenenti
Come già accennato, l’inquinamento ambientale ed il relativo danno alla salute pubblica e nello specifico dei loro dipendenti causati dalle (troppe) aziende pesantemente colpevoli, e consapevoli sta diventando uno dei maggiori temi d’interesse per me.
Ruzzenenti è uno dei personaggi più attivi nella denuncia di questi mali nella mia provincia. Pur essendo il libro datato (2004) resta tra i più accurati che io conosca al momento.

Il cielo oltre le polveri: storie, tragedie e menzogne sull’Ilva, di Valentina Petrini
Per l’appunto: al netto della critica sulla “posizione” della giornalista rispetto ai fatti raccontati, poi corretta, questa inchiesta rappresenta il giusto mix di vita vissuta personale, storie delle vittime, storia aziendale, approfondimenti tecnici e resoconti giudiziari.

L’ordine nascosto: La vita segreta dei funghi, di Merlin Sheldrake
Articolato come micelio, gustoso come polenta ai porcini, genuino come la terra. Vanta anche la più bella copertina dell’anno:

Un viaggio che non promettiamo breve: venticinque anni di lotte No Tav, di Wu Ming 1
Dei Wu Ming mi piace la capacità di diffondersi su un argomento, estendendo in ramificazioni potenzialmente infinite le vie che da esso si dipartono.
Per quanto mi senta lontana dal genere di attivismo che tendiamo ad associare a simili movimenti, l’autore ne ricostruisce storia e lineamenti in maniera vivida e credibile. Del resto, il movimento NO TAV ha molte diverse anime, e credo ci possa star dentro anche la mia, solitaria.
Così, da quest’anno, mi fregio volentieri d’una intera serie di titoli: no vax, no pass, no spid, no pos, no tav…!

Dio che non esisti ti prego: Dino Buzzati, la fatica di credere, di Lucia Bellaspiga
Una bella spigolatura di testi dell’autore bellunese, sistematizzati per tema, che scandaglia la sua prosa alla cerca dei riferimenti (spesso velati, figurativi, indiretti) alla fede, alla vita dello spirito, al mistero ultimo. Riferimenti, invero, assai numerosi e limpidi. Edito dalla pregevole Àncora.

Naufragi: storia d’Italia sul fondo del mare, AA.VV.
Se come me siete assetati di storie marinaresche tragiche da dipanare come un buon giallo, in questa raccolta trovate vari spunti per immergervici.

Le verità sommerse, di Francesco Schettino e Vittoriana Abate
A proposito di naufragi… sì, Schettino ha scritto un libro, con la sua versione dei fatti della tragedia Concordia. Sì, lo elenco tra i migliori perché oltre a fornire informazioni corpose e dettagliate sugli avvenimenti del gennaio 2012 a bordo, e sugli atti e lo sviluppo del processo – informazioni che raccontano una storia molto diversa da quella che crediamo di conoscere – mi hanno svelato una persona profondamente rispettabile, professionale e mite d’una mitezza che io, nelle sue condizioni (carriera distrutta, prigione immeritata, processo mediatico, calunnie gravi) mi potrei solo sognare.
Il sincero dispiacere che solo ora, a dieci anni dai fatti, ho provato per il Capitano è secondo unicamente al terrore ed alla rabbia furente che mi invadono ogni volta che fermo il pensiero, anche per pochi secondi, sulle disperanti porcherie di cui sono venuta a conoscenza. Cito senz’altro il miserabile De Falco, colui che la stampa e la tv soprattutto ha venduto come eroe dall’inflessibile coscienza; ma sarei ingiusta se attribuissi meno colpe alla superficialità ed al pressapochismo di molti componenti dell’equipaggio; alla negligenza, avidità e malafede di Costa Crociere; alla parzialità ed incompetenza di svariati periti e legali.
Suona retorico, ma a questo punto inevitabile, ripetere (citando un gruppo Facebook): andrò in crociera solo se il Capitano sarà Schettino.

La mutazione, di Luca Ricolfi

Forse non tutti sanno che l’arte…, di Alessandra Redaelli
Ne avevo parlato qui.

Sotto la soglia delle tenebre: memorie di luce e vita nelle profondità del mare, di Edith Widder

La guerra di Hitler al cancro, di Robert N. Proctor

Passando alla narrativa, più nutrita: consiglio, ho amato, rileggerei questi altri:

  • Storie di spettri, di Mario Soldati
  • Stupore e tremori, di Amèlie Nothomb
  • L’ultima volta, di Doug Johnstone
  • Il padrino, di Mario Puzo
  • La scoperta dell’alba, di Walter Veltroni
  • Vernon God Little, di DBC Pierre
  • Via da qui, di Alessandra Sarchi
  • Paradisi minori, di Megan Mayhew Bergman
  • Fantasmagonia, di Michele Mari
  • Il seggio vacante, di J. K. Rowling
  • Bianco è il colore del danno, di Francesca Mannocchi
  • Tutti i racconti, di Flannery O’ Connor
  • La stiva e l’abisso, di Michele Mari
  • La vendetta del diavolo, di Joe Hill
  • Casa di foglie, di Mark Z. Danielewski (Zampanò)
  • Io vivrò, di Lale Gül
  • Un polpo alla gola, di Zerocalcare
  • Coordinate d’Oriente, di Alessandro Perissinotto (vedi più su)

Parecchi sono stati i libri pubblicati di recente, compreso l’autunno – inverno 2022. Tra i più datati invece figurano:
Pilota di guerra di Saint-Exupery (1942),
Ombre giapponesi di Lafcadio Hearn (che ho letto nell’edizione 2018 di Adelphi, ma è stato originariamente pubblicato, presumo tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900; qui un buon articolo in proposito),
Delitto e castigo (1866),
Jettatura di Theophile Gautier (1856),
Bartebly e Benito Cereno di Melville (1853 e 55),
La casa dei sette abbaini di Hawthorne (1851).

Il testo più lungo e complesso? Casa di foglie di Danielewski.
Il più breve, molto ben riuscito in questa forma, Il comandante Oberdan di Giampaolo Simi.

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10 pensieri riguardo “Letture del 2022: qualche statistica

  1. Più di dieci anni fa, prima di venir colpito dal “blocco del lettore”, l’apice massimo della mia carriera è stato di 120 libri in un anno, record che hai stracciato senza pietà: massima stima e invidia in egual misura 😀
    Scherzi a parte, complimenti per il piatto ricchissimo e soprattutto variegato, con diverse chicche di cui prendere nota. Ed essendo io ormai drogato perso di audiolibri, che sono il perfetto compagno di viaggio del pendolare, mi segno quello che citi, letto dalla Bergamasco che adoro.
    P.S.
    Quand’ero pendolare coi mezzi pubblici avevo uno zaino con tutta casa dentro, visto che dovevo stare fuori per quasi tutto il giorno, e a un certo punto il peso del solo zaino cominciava ad eguagliare quello del mio corpo! Se all’epoca fossero usciti gli smartphone e gli ebook avrei sicuramente letto più di 120 libri in un anno 😛

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    1. Ahah, a voler essere precisi 181 + 2 (il primo el’ultimo) = 183 – 24 (gli interrotti) = 159 😉
      Spiace di non esser altrettanto appassionata di audiolibri (l’Arrotino ossia coulelavie molto di più), altrimenti potrei foraggiarti.
      E mi raccomando, quando attingi fammi sapere se qualche titolo t’è garbato. Non dico di scriverci un post (io stessa ne scrivo un decimo di quelli che medito), ma batti un colpo 🙂

      Lo zaino è diventato una specie di guscio di chiocciola, per me.
      D’estate ventilatorino, d’inverno stufetta (per ora non è servita); cuscino appoggia-chiappe (ora lasciato sulla sedia in pianta stabile, finché non me lo ciulano) e felpa aggiuntiva; libri (di solito due) ed eventuali riviste; due agende personali più quella per gestire gli appuntamenti sul lavoro.
      Eccetera.

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      1. Io al liceo senza saperlo anticipavo la mia vita lavorativa: nel mio zaino c’era di tutto. Ero uno di quelli che portano tutti i libri che servivano per la giornata – quando i miei compagni grasso che cola se portavano quello della materia più importante – ma poi prima di scuola passavo in edicola, e quindi giù fumetti e riviste: quando usciva “CIAK” capisci che le lezioni di scuola passavano in secondo piano, che c’era da sfogliare religiosamente la rivista ^_^
        Da adulto, dovendo fare qualcosa come 4 ore di viaggio al giorno, fra andata e ritorno, lo zaino doveva essere ancor più grande, con minimo due libri ad ogni viaggio (che spesso ne finivo uno in corsa), vestiario vario, pranzo al sacco, ombrellino d’emergenza e di tutto e di più. (Da medicine a cuffie, per anni ho portato con me un accendino pur non avendo mai fumato: non sai mai quando ti servirà del fuoco! ^_^)

        Ci sono stati però giorni in cui iniziavo un libro e scoprivo che era la cosa più odiosa del mondo, poi passavo al secondo che finiva in un lampo… ed era la tragedia! Facendo scalo a Roma Termini potevo fiondarmi nella grande libreria e saccheggiarla, ma non sempre c’era la possibilità, e a questo pericolo ho posto rimedio nel 2008, quando finalmente si sono inventati il primo PC veramente portatile, che aumentava di vari chili il peso dello zaino ma in cui c’era la qualunque! Potevo portarmi appresso l’intera Biblioteca di Babele e questo mi faceva stare tranquillo 😛

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    1. 😚😄
      Guarda, di solito mi attestavo sui 2 a settimana, ma stavolta ho fatto man bassa… son belle soddisfazioni! Tanta buona roba ❤️📚
      Ovviamente sono curiosa di sapere quali sono quei titoli 🙂

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