Sarebbe più corretto intitolare il post in mezzo al mare, perché è in mezzo al mare anzi all’oceano (Indiano), immerso nelle onde indonesiane, che Brett Archibald – un imprenditore sudafricano con la passione del surf – è rimasto a mollo per 28 ore e mezza, prima di essere salvato.
In occasione del cinquantesimo compleanno di un amico, con lo storico gruppo di compagni surfisti della sua città aveva raggiunto le isole Mentawai (uno degli ultimi paradisi dei virtuosi della tavola) e si era imbarcato sulla Naga Laut. Non certo uno yacht di lusso, bensì una delle tante piccole imbarcazioni locali adibite al trasporto dei turisti.
Stavolta, però, la (dis)avventura non è stata causata dal mezzo datato e scassato (neppure la Barrenjoey di Tony Eltherington, che l’ha recuperato, era messa bene) o da un’imprudenza umana (anche se, va detto, come da lui stesso ammesso forse se si fosse aggrappato a qualcosa anziché limitarsi ad appoggiarsi alla, bassa, battagliola…).
Tutto è cominciato con un calzone.
Un calzone andato a male, e questo fa una fondamentale differenza: perché la spavalderia di un uomo ha spinto anche gli altri ad ignorare la puzza e l’aspetto poco affidabile dello stesso, dopodiché tutti e nove i surfisti si sono ritrovati a vomitarlo violentemente nei minuscoli cessi, in sacchetti e zaini, ed infine fuoribordo.
Dove, in seguito ad uno svenimento, finisce anche Archibald.

Se ha potuto sopravvivere per raccontarlo, oltre che grazie al passato da atleta (che tuttavia era di tipo diverso da quello necessario ad aiutarlo: le gambe più allenate delle braccia, da ciclista), è stato grazie alla decisione, alla tenacia ed all’intervento volontario del succitato skipper Eltherington, che non ha desistito dalla ricerca nonostante apparisse estremamente improbabile che potesse avere come esito un uomo stremato ma, comunque, ancora vivo.
Su questo punto, e a ragione, s’insiste molto nel racconto; Archibald insieme alla sua consulente di scrittura ha gioco facile nel ricreare la figura di Tony quale eroe moderno, caratterialmente difficile ma dal cuore grande, un uomo dal passato duro e per questo tanto più intransigente verso se stesso e gli altri.
Del resto tutta la narrazione ha un’impronta apologetica, a tratti miracolistica, che in genere mi infastidisce come tutte le esacerbazioni di cose in sé apprezzabili (diconsi: americanate). E tuttavia, non posso trascurare che proprio questa attitudine al pensiero positivo, contro ogni probabilità e senso della misura, ha permesso una risoluzione felice della vicenda. A prescindere dalla resistenza personale e dal desiderio di farcela, ha contato una simile forma mentis anche a livello collettivo, nazionale. Scrive l’autore:
Sa che non vi sarà nessuna reazione ufficiale a questo incidente. Le autorità intervengono raramente, a meno di grandi disastri, eruzioni vulcaniche o tsunami, e anche in quel caso gli interventi sono spesso disorganizzati e carenti. (…) In una terra dove i disastri naturali causano centinaia di migliaia di vittime, perché mai il governo dovrebbe occuparsi della sorte di un singolo uomo?
E anche:
Nelle due ore successive Lulu era rimasta seduta in pigiama nel suo studio, in casa, impegnata a cercare su internet i contatti di cui aveva bisogno. In modo frenetico aveva visitato un’infinità di siti indonesiani alla ricerca di autorità della guardia costiera o della marina, o di qualsiasi organizzazione che avrebbe potuto avviare un’operazione di ricerca.
Invece aveva trovato storie di imbarcazioni locali affondate in quelle acque, e dei loro passeggeri scomparsi, di intere famiglie annegate. Era rimasta sbalordita di fronte alla completa assenza di un’infrastruttura per la ricerca e il soccorso in mare. Se interi equipaggi e tutti i passeggeri di barche affondate erano stati abbandonati al loro destino, che possibilità aveva un uomo solo?
Già: se non vi è interesse nello stabilire la sorte di ricchi turisti in viaggio di piacere da parte di grandi compagnie occidentali, che si può dire dei paesi ben più poveri e socialmente fatalisti?

Prima di questo, prima del recupero finale e reale, ci sono state altre due occasioni in cui Archibald è andato vicinissimo alla salvezza, è stato quasi raggiunto da imbarcazioni che però non l’hanno avvistato. Altre volte ancora, è giunto ad avere allucinazioni visive ed uditive, causate dal suo stato di prostrazione fisica, dello stesso tipo: a ritrovarlo erano i suoi amici sulla Naga Laut oppure una coppia di giovani pescatori a bordo d’una piroga da pesca; ma non sono mancati quelli che, su un antico veliero di legno, ha inteso essere gli spiriti dei marinai affondati in quelle acque.
Non sono mancate apparizioni o meglio segni divini, dei quali rende conto anche in questa intervista a cura del National Geographic (trovate altre testimonianze, video, in questa pagina del sito dedicato).
Ha incontrato, un po’ troppo da vicino, delle meduse (due volte, una delle quali un gruppo delle famigerate caravelle portoghesi), uno squalo l’ha spintonato, un gabbiano ha cercato di cavargli gli occhi (non riuscendoci, ma beccandogli malamente il naso).
Ma non tutti gli incontri inattesi si sono rivelati negativi: avvicinatosi alla terra (per la precisione a Sumatra) ha potuto osservare la magnificenza del fenomeno della bioluminescenza – se ne volete sapere di più, Sotto la soglia delle tenebre di Edith Widder vi farà da ottima guida.

E dopo?
Dopo – non ve ne stupirete – il sopravvissuto ha dato inizio ad una carriera parallela, di conferenziere motivazionale. Il libro, edito in Italia da Nutrimenti, ne è solo la punta, la rielaborazione durata tre anni del trauma.
Lo si legge in pochi giorni, anche perché ben strutturato per creare suspence. Tre punti di vista differenti si alternano (quello di Brett, quello dei familiari ed amici riuniti a casa sua, quello delle due barche impegnate nella ricerca) centellinando capitolo dopo capitolo gli avvenimenti, non lasciandone intravedere l’evoluzione successiva ma soltanto suscitando, istigando l’ovvia speranza. E speranza è quello che io ho provato, pur sapendo già che in una maniera o nell’altra l’intera storia s’era conclusa bene, essendo il protagonista a darvi voce.
⚓⛵
Per leggere i miei precedenti articoli ad argomento marino e marinaresco:
> Sul mare .1: Avventura nell’artico, Arthur Conan Doyle
> Sul mare .2: L’isola del tesoro, Robert Louis Stevenson
> Sul mare .3: Il mare d’autunno
> Sul mare .4: Il mare d’autunno (bis)
> Sul mare .5: Long John Silver secondo Björn Larsson
> Sul mare .6: Giona, Ismaele, Geppetto.
> Sul mare .7: Le acque del Nord, Ian McGuire
> Sul mare .8: Vedi Venezia e poi vivi
> Sul mare .9: La cucina della filibusta, Melani LeBris
> Sul mare .10: Terrore dal mare, William Langewische
> Sul mare .11: Romanzo di un naufragio
> Sul mare .12: Sotto la soglia delle tenebre
> Sul mare .13: Scomparsi
Ancora devo leggerlo ma ho avuto esperienze positive con la Nutrimenti, quindi mi aspettavo che fosse un buon libro 😉
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Devo ringraziare te per la segnalazione!
In attesa dei nuovi arrivi dalla biblioteca, questo e-book mi ha salvato 🆘
Ho cominciato a sfogliare il catalogo per la parte marinaresca, poi vedrò il resto.
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