Tra i saggi della collana Human Ecology dell’interessante editore Aboca figura questo di Rachel Carson, originariamente pubblicato nel 1955: La vita che brilla sulla riva del mare, col lungo sottotitolo esplicativo: Le piante e gli animali che popolano i litorali rocciosi, le spiagge sabbiose e le barriere coralline.
Si tratta di un’edizione rinnovata, che conserva intatto il testo ma puntualizza i nuovi nomi e la classificazione scientifica aggiornata dei (pochi) organismi che l’autrice conosceva altrimenti.

La copertina e la grafica mi piacciono, sono semplici ma non retrò; il testo è accompagnato dalle belle illustrazioni in bianco e nero di Bob Hines (qui ne metto alcune a colori, trovate in rete):



Lo stile di scrittura della Carson, che avevo trovato efficace ma più pesante in Primavera silenziosa, è in questo caso davvero ottimo.
Il lessico specialistico è presente il giusto, puntuale ma mai invadente, e si combina felicemente con una prosa densa di lirismo dalle accurate descizioni; come in questo esempio:

Fulcro delle esplorazioni della naturalista (zoologa) è la costa marina in tutte le sue declinazioni e sfumature, che come un filo d’Arianna presenta, nella grande varietà delle sue forme, almeno un elemento costante, universale: la “zona nera”, quella fascia scura d’umidità che tutti abbiamo visto sulle rocce battute dai frangenti, e che non è solo un segno dell’altezza raggiunta dalle onde bensì, più nel concreto, il punto in cui si estendono le colonie di alghe azzurre – propriamente dette cianobatteri.
Vero portale tra un mondo e l’altro, centro di smistamento dinamico fra terra e mare, la costa pullula di vita; e non solo di vita “statica” in lentissima evoluzione, ma anche di vita in rapida trasformazione (in rapporto alle ere geologiche, delle quali pure la Carson ha una salda cognizione, con tutte le riserve che essa implica).
Di fatto, le rive marine ed in particolare le zone intertidali (quelle cioè di confine, esposte all’avanzata ed al successivo ritiro delle maree) sono l’habitat di quelle specie che stanno passando da forme perfettamente adattate ad un ambiente di origine, sia esso mare o terra, a forme “anfibie” e via via più resistenti e performanti nell’ambiente opposto.
Guardando la caletta verso il mare aperto, ebbi la forte percezione dell’intercambiabilità di mare e terra in questo mondo costiero di confine, come pure dei legami tra le forme di vita dei due ambienti.
Roccia, sabbia, corallo; queste le tre tipologie di costa esaminate – una per capitolo – dopo un’esaustiva introduzione generale, che torno a dire ricava da un materiale potenzialmente soporifero per il profano un racconto avvincente.
La lotta al Ddt venne dopo. In questo testo si trova una Carson biologa marina, con evidente attitudine alla docenza (era infatti in forze presso la Johns Hopkins e l’Università del Maryland, prima di essere assunta al Dipartimento federale di Caccia e Pesca); più spensierata forse, di certo felice immersa tra i più svariati abitanti pelagici – esseri umani, qui, non ne compaiono: quando l’ho realizzato, ho compreso da dove mi veniva quel senso di pace profonda portato dalla lettura.
Anche il ritmo dei paragrafi è sovrapponibile a quello dei cicli diuturni delle creature:
Nelle foreste sulla terraferma, di giorno, vi è un intervallo di quiete in cui i predatori riposano nelle loro tane e le creature più deboli e lente si nascondono dalla luce del giorno; allo stesso modo, lungo la costa, a ogni calare della marea arriva un momento di sonnolenta attesa.
(…)
L’oscurità riporta alla vita le giungle terrestri, ma la notte delle giungle di alghe coincide con la marea montante, quando l’acqua si riversa sotto la loro massa, scuotendo tutti gli abitanti di questa foresta dal torpore della bassa marea.
Più ancora degli organismi visibili, tuttavia, sono quelli minuscoli e microscopici – incalcolabili per numero – a garantire il sostentamento dei più grandi e dell’ecosistema litoraneo tutto:
La vita non vista, ancora di più di quella visibile, finì per dominare i miei pensieri, e alla fine le creature della folla invisibile mi parvero gli esseri più potenti della pozza.
E ancora:
Di ritorno, camminando sulle distese di quella spiaggia georgiana, ero sempre consapevole di camminare sui fragili tetti di una città sotterranea.
Di tutti i gruppi di dettagliati animali citati nel libro si trova in un’appendice la tassonomia.
Le rive, le coste ne sono piene; e l’accuratezza con la quale vengono descritti permette di visualizzare perfettamente quella che oserei definire la millefoglie organica di questi ambienti.


Nella seconda parte, dedicata alle rive sabbiose, la competenza dell’autrice si spinge ad elencare i vari materiali che possono contribuire a creare tale prezioso prodotto (in senso lato, ma anche merceologico):
I materiali della spiaggia sono essi stessi intrisi di antichità.
La sabbia è una sostanza splendida, misteriosa e infinitamente mutevole; ogni granello di una spiaggia è il risultato di processi che risalgono agli oscuri esordi della vita o della Terra stessa.
Non meno approfondito è il discorso riguardo le coste arricchite dalle barriere coralline e dai loro sottoprodotti:
Piccole cavità e fori generati per dissoluzione si estendono sia sopra che sotto la linea dell’alta marea. In un luogo simile io sono sempre profondamente consapevole della vecchia barriera morta sotto i miei piedi e dei coralli i cui disegni, che oggi si sgretolano e si confondono, erano un tempo i ricettacoli elegantemente scolpiti di creature vive. Oggi tutti i costruttori sono morti – sono morti da migliaia di anni – ma ciò che hanno creato rimane, ed è parte del presente che vive.
… quale migliore conclusione per il libro, e per questo post?

Per leggere i miei precedenti articoli ad argomento marino e marinaresco:
> Sul mare .1: Avventura nell’artico, Arthur Conan Doyle
> Sul mare .2: L’isola del tesoro, Robert Louis Stevenson
> Sul mare .3: Il mare d’autunno
> Sul mare .4: Il mare d’autunno (bis)
> Sul mare .5: Long John Silver secondo Björn Larsson
> Sul mare .6: Giona, Ismaele, Geppetto.
> Sul mare .7: Le acque del Nord, Ian McGuire
> Sul mare .8: Vedi Venezia e poi vivi
> Sul mare .9: La cucina della filibusta, Melani LeBris
> Sul mare .10: Terrore dal mare, William Langewische
> Sul mare .11: Romanzo di un naufragio
> Sul mare .12: Sotto la soglia delle tenebre
> Sul mare .13: Scomparsi
> Sul mare .14: Solo
Bello davvero!!! Le illustrazioni sono davvero interessanti! E l’estratto del libro che hai preso come esempio fa venire voglia di prenderlo subito!
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Mi fa piacere averti ispirata! ^____________________^
E’ un libro da vivere come una passeggiata, o meglio una serie di passeggiate; se ti lasci trasportare puoi fare un rasserenante giro al mare anche stando a casa, tra una faccenda e l’altra ❤
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Il mare mi manca moltissimo e poterlo vivere un po’ mi farà immensamente piacere. E io amo i libri come questo; li amo pazzamente! L’illustrazione naturalistica è una delle mie passioni! E il mare lo conosco poco, quindi è ancora più appassionante.
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Grande! Le illustrazioni sono in bianco e nero, ma rendono bene.
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Le illustrazioni in bianco e nero sono a volte più belle di quelle a colori; dipende. L’importante è che rendano il soggetto e penso che questo illustratore sappia il fatto suo, dagli esempi che hai pubblicato.
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Oh sì. A me piace il bianco e nero, mi piace che l’insieme non sia troppo carico e stimoli insieme alle parole l’immaginazione.
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Mi piace tutto di questo post. Io che amo la grafica, le illustrazioni naturalistiche (e non solo), fauna e flora, insomma la natura tutta, mi sono bevuta il tuo post come una bibita fresca d’estate. Quant’è bella la Vita. Intorno a noi, un paradiso da godere. Anche la mia gattona Tea ne fa parte. Ron ron ron…
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E quanto bisogno abbiamo di paradiso! 🐾🐳🌾
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