Gli ambienti sono completamente diversi da quelli reali, ma so che mi trovo in servizio sul lavoro.
Con un gruppo di colleghi esco all’aperto, su un grande spiazzo erboso. Arriva un utente che aspettavamo, alla guida d’una Punto giallo zafferano vecchio modello, e iniziamo delle misteriose trattative.
Poco dopo l’azione si trasferisce di nuovo in interni. Chiedo ad S. le chiavi per aprire e preparare la Sala delle Aste (una novità rinfrescante rispetto alla realtà di Infanzia, Primaria e Servizi Sociali…), e mi avvio al mio compito.
Fatti pochi passi mi affianca uno dei pezzi grossi del nostro edificio (dirò così per non compromettermi specificando: potrebbe essere un assessore, un responsabile di settore, un dirigente, un p.o., ecc.), e proseguiamo insieme attraverso un dedalo di corridoi e porte che mi sforzo di memorizzare nella speranza di poter raggiungere la nostra destinazione anche da sola, in seguito.
Raggiunta la sala, vi troviamo una decina di altri colleghi che, seduti al buio sui divanetti posti lungo le pareti, osservano come al cinema un finestrone-schermo dal quale appare una grande, luminosissima, luna viola intenso. Ci accomodiamo su un divanetto rimasto libero a contemplarla affascinati. Indaco, orchidea, prugna si rincorrono sulla superficie patinata del satellite.
Viene il momento in cui, senza soluzione di continuità, la luna è scomparsa e cammino in un corridoio col superiore, col quale gradualmente e con costanza si sta intessendo una sottile fascinazione, via via più percepibile e reciproca. Usciamo dal corridoio su un alto terrazzo sopra il Comune, lui si infila un paio di guanti di pelle grigi e, di tetto in tetto, mano nella mano, balziamo avanti con la grazia di ballerini consumati. Sull’impiantito dei tetti delle case sotto i nostri piedi, uno spessore di riviste a colori, a pagina aperta.
Dopo tutti quei salti ci sta un po’ di attività fisica: se fosse basket, pallavolo oppure piscina non ricordo, ma ancora una volta eravamo insieme a un discreto numero di colleghi, ed è insieme a loro che ci rechiamo nello spogliatoio – uno, comune. Gli sguardi di intesa continuano, il desiderio di verificare l’interesse più forte. Così, mentre passo in un locale adiacente con l’intenzione di rivestirmi (sono infatti coperta solo da un asciugamano), medito sulla frase da pronunciare quando saremo noi due soli. Immagino un bacio lento ma deciso.
E mi sveglio.

[Nota a margine. Per mostrare il mio amante onirico all’Arrotino, l’ho googlato. Ma mi è uscito soltanto uno screenshot da una trasmissione in cui è stato intervistato, e, per San Shyamalan, somiglia ad un giovane Malgioglio 😆😅 Nella realtà: di viso non è affatto male, ma per quel poco che intuisco del suo carattere e/o del suo pensiero, ci litigherei dopo dieci minuti. Altro che bacio!]
…Ma così tu stessa hai dato un sostanziale indizio per sapere chi sia! :O
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Veramente no: hai idea di quanti tra assessori, dirigenti e responsabili ci siano, soltanto nel nostro edificio?
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Aaah, intendevi l’intervista.
Anche quella però è capitata a più d’uno.
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Quando siete arrivati sul tetto del Comune, ho capito che si trattava di un sogno. Solo lì… 😀
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Dal titolo no? XD
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Non lo avevo letto 😂
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Oh, ne ho una serie intera… e non è che un granello di tutti i film che mi faccio la notte!
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Sei brava. Io me li ricordo poco, solo se ci ripenso appena sveglia. E’ un ottimo esercizio quello di scriverli. 🙂
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Mi ci diverto non poco.
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Immagino; è un metodo prescritto da molti, quello di analizzare i propri sogni; lo faceva anche Fellini… e poi hai visto cosa ha combinato?! Ci ha fatto dei film che non passeranno mai di moda. 😉
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Già!
Un tentativo del genere lo feci una sola volta, con un racconto, che però non ha superato il capitoletto introduttivo.
In effetti, oltre a non essere versata per la narrativa, mi interessa di più lavorare di microscopio che di cesello, di analisi più che di fantasia (per la quale, sia chiaro, ho il massimo rispetto!).
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Ma lui non ha trasposto i sogni in arte; o meglio, non come forse hai inteso tu. No, lui ha solo lasciato che il subconscio affiorasse per prendere consapevolezza di ciò che in arte voleva produrre. Non è che ha messo i sui sogni nei suoi film… ci ha messo la sua parte più profonda che, se non l’avesse fermata al risveglio, nemmeno avrebbe saputo cos’era, com’era. La nostra parte inconscia non si fa vedere molto volentieri; Jung la chiamava “Ombra” non per niente. La si può intuire nello stato sonno-veglia, al risveglio, se ci si premura di allenarsi un po’ a coglierla. E’ un metodo di autoanalisi che aiuta l’intuizione e la creatività. 🙂
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Giusto, ammetto che Fellini lo conosco ben poco, di seconda mano.
Mi sa che anche rispetto alla mia Ombra ho una vicinanza, una consapevolezza più forte della media… non mi chiedo come sia fatta, perché determinate pulsioni le ho sempre di fronte.
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…meglio non sapere tutto, dell'”Ombra”; se si tiene nascosta, un motivo ci sarà! 😉
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Beh, sicuramente un bel sogno, ci si alza meglio al risveglio 😏
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Sì, pieno di tenerezza anche.
E poi, spesso chi sogniamo non corrisponde letteralmente alla persona reale, ma rappresenta altro, o altri.
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Sì infatti molti sogni vengono dal nostro inconscio.
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