Sogni .40: Cecità

Non è la prima volta che sogno la medesima situazione, pur in un contesto e con dettagli diversi. Ricordo di averne scritto proprio in questa rubrica – qui.

Il fulcro è uno e molto semplice, netto: so’ praticamente ciecata.
Di una cecità particolare, però: bianca, bianchissima. In genere associamo alla cecità il colore nero profondo, pur sapendo che ve ne sono di varie e con effetti diversi. In questo caso ero cosciente che si trattava di una condizione temporanea, ma non la tolleravo, mi sforzavo di levarmela di dosso aprendo il più possibile gli occhi e insistendo per mettere a fuoco la visuale.
Niente: tutto bianco, lattiginoso, abbacinante di luminosità potenziata dalla midriasi pupillare. Una sfocatura che mi ha paradossalmente fatto pensare d’aver bisogno di dormire (eppure gli occhi li aprivo senza fatica, e non sentivo sonno); forse il mio corpo rifiutava di permettermi di andare avanti con le mie attività e voleva costringermi a fermarmi.

Un sogno “parlante”, in cui mi regalo l’indizio interpretativo dello stesso.

Le circostanze erano queste: camminavo lungo una delle strade che portano in paese, lungo un marciapiedi di morbida gomma blu (come quella dei tappetoni da ginnastica scolastici, infatti ci affondavo leggermente).
Finché non sono arrivata ad un incrocio mi ero sentita al sicuro, nonostante l’incertezza su ciò che avevo davanti e attorno, ma ora proseguire diventava rischioso. Proprio in quel momento una persona conosciuta, anche se non un’amica stretta, spuntava vicino a me. Ma più che aiutarmi la sua presenza non faceva che indispettirmi e rallentare il ripristino del normale stato delle cose.

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6 pensieri riguardo “Sogni .40: Cecità

    1. Beh, no.
      E’ vero che sono miope forte, ma casomai ho paura della sordità 😉
      E qui la cecità è una metafora, nemmeno negativa ritengo.
      Sui denti che cadono, so che c’è un’interpretazione precisa – ma credo da smorfia, non da psicanalisi… e in ogni caso non la ricordo 😀

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  1. Anche Saramago descrive la cecità, nel suo omonimo romanzo, come una nebbia bianca. Il velo da disvelare per vedere l’invisibile… accade anche in fase di meditazione, a volte, e chi ne sa più di me dice che non è un buon segno (ma nei sogni potrebbe essere anche una cosa bellissima, per quel che ne so io). I sogni ci pongono domande alle quali non sappiamo rispondere, perché le domande stesse non ci sembrano nostre. Ma tutto quel che è sogno, è più che mai nostro, ovviamente.

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