Parole, parole, parole

Oltre alla fisioterapia, al centro di riabilitazione nelle ultime settimane ho fatto anche una valutazione neuropsicologica, ripetendo la batteria di test che già in due occasioni mi avevano somministrato e risultando non solo nella norma, ma persino sopra la media in almeno uno o due dei compiti cognitivi proposti.
Uno di questi mi è rimasto letteralmente appiccicato addosso.
Purtroppo, perché si presta bene a sfociare nella compulsione (mi succede solo di rado, ma càpita di non riuscire a fermarmi anche se la mente è stanca e meno produttiva).
Per fortuna, perché la cosa è rapidamente diventata una passione sfrenata, mi tiene occupata e soprattutto mi diverte.
Sto parlando di elencare parole. Sì, come nel gioco classico nomi-cose-città, con la differenza che i nomi (propri e di città) vanno esclusi, non conteggiati: sarebbe troppo comodo! Del resto, di parole ne esistono così tante ed in tali combinazioni che non serve davvero, e poi per lo scopo del test non occorre differenziarle per tipologie. Si tratta di vedere quanti termini che iniziano con la tal lettera (a me ne hanno chieste tre) si riescono a indicare in (mi pare) un minuto di tempo. Ovviamente è una prova di memoria, di concentrazione e di associazione, per quanto banale appaia in realtà per chi ha difficoltà in queste funzioni, magari a seguito di un trauma ma non solo, tanto banale non è.

Insomma, è finita così: che da un paio di settimane, ancor prima di alzarmi dal letto, scelgo una lettera che mi ispira e mi metto a sciorinare vocaboli. E vado avanti finché mi stufo o non mi viene altro: mentre mi vesto, in auto (stamattina al semaforo ho alzato il pugno al cielo e urlato TAMARINDOOOO!), ecc. Tra me e me, anche se mi piacerebbe onestamente trovare un altro fissato come la sottoscritta e, senza neppure darci un limite di tempo, stilare la nostra lista. In questo caso sarebbe utile ed interessante farla scritta, anche se scrivere è un’azione più lenta rispetto al pensare; ma passando dal test al gioco la velocità non ha più rilevanza.
Dizionario alla mano, così da verificare le parole delle quali non si è sicuri (non subito ma al termine, s’intende).
Spesso le più semplici mi vengono in mente per ultime.
Una curiosità: con la X sono riuscita a racimolare, da sola, soltanto 8 parole: xilofono, Xylella, xerografia, xeroderma (pigmentoso – è una malattia), xenofobo, xenofilia, xanthium (pianta), xenon (gas nobile). Aggiungerei Xanax (non lo conto perché è un nome commerciale… però dài, almeno lo cito, è un caro amico!).

Xenon

A proposito di parole e di psico-faccende, non posso non mandare un pensiero a quel paziente conosciuto nella struttura di Sant’Angelo Lodigiano, una delle meno orrende nelle quali ha vissuto mia zia.
Non ne rammento il nome, ma ho ancora presenti (e ce li avrò fin sul letto di morte, ne sono convinta) gli argomenti che preferiva, e con i quali tante domeniche mi ha salvato dal guardarmi troppo attorno e farmi venire il magone. Non che ne discutessimo come dotti ad un convegno, no: lui amava “lanciare per aria” i nomi legati all’interesse del momento, ed aspettava che io li intercalassi con altri.
Per lo più, con poche variazioni, elencavamo compositori musicali, campi di concentramento, fiori e piante.
Ciao, amico. Ci avevi già una certa età, ho proprio idea che adesso starai a farti due chiacchiere con Shostakovich. Con un garofano all’occhiello della vestaglia da camera. I campi li avrai dimenticati, non è roba da Paradiso, quella.

Dimitrij Shostakovich

Se leggermi vi ha fatto venire voglia di camminare per strada pronunciando ad alta voce decine di parole che iniziano tutte con la stessa lettera, con le mani dietro la schiena e lo sguardo perso del matto-da-romanzo, accomodatevi. Ci riconosceremo al volo.
Se invece preferite essere più discreti, potete scaricare sullo smartphone la app di gioco “Words of Wonder”. Attualmente sto al livello 470, ma ce ne sono migliaia O.o Ogni livello chiede di completare un cruciverba, ma non ci sono definizioni, bensì un cerchio con una serie di lettere da collegare per formare, appunto, parole compiute. Per altro, quelle corrette ma che non rientrano nello schema proposto si accumulano e danno come ricompensa delle gemme verdi da usare per chiedere un aiutino. Per renderlo più carino, gli sviluppatori hanno creato degli sfondi tematici con carte collezionabili relative a svariati luoghi caratteristici del mondo. 

È davvero addicting!

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19 pensieri riguardo “Parole, parole, parole

  1. Allora mi intrometto anch’io: xenomorfo, cioè il mostro della saga “Alien” ^_^

    Ti leggo solo ora ma qualcosa del tuo post deve avermi raggiunto ieri, perché d’un tratto – senza causa scatenante – mi sono messo a pensare al potere storico che hanno assunto le parole ripetute. Ah no, aspetta, mi pare che in un film una vittima si nascondeva a non so che assassino e per placare la paura si metteva a pregare.
    Un giorno mi piacerebbe approfondire, ma mi sembra chiaro che i mantra indiani, le preghiere buddhiste, i “sortilegi” ninja e le preghiere delle Religioni del Libro dimostrino come nell’essere umano la ripetizione di parole dia la sensazione di concretizzare quei concetti, come se la Parola si facesse carne…
    Nel tuo caso non è un semplice ripetere a cantilena bensì concentrarsi sulle parole, ma in questo caso a concretizzarsi è una maggiore consapevolezza mentale sulle parole stesse. Come se la Carne si facesse parola…
    Per finire, devo decidermi a rivedere “Pontypool” (2008), meraviglioso film su un virus che contagia il cervello mediante la parola: ripetere parole è uno dei modi per proteggersi e per capire se si è infetti o meno. (Vado a memoria, eh? Sono passati almeno quindici anni dalla mia visione)

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    1. Giusto, xenomorfo!!
      Affascinante la tua lettura della preghiera-litania-mantra, considerata anche in un “ciclo inverso”. E’ psicosomatica nella miglior accezione. E’ magia, direi.
      Mi citi un film di cui non ho mai sentito neppure parlare, ma indubbiamente attraente: infatti l’ho appena ordinato in biblioteca (ce ne sono ben due copie!).

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      1. Mi colpì molto quando ho letto che i ninja si caricavano di sedicenti “poteri” speciali previa recitazione di alcune formule: non bastava pensarle, quelle parole andavano pronunciate a voce alta. Non vorrei sbagliare né sembrare irrispettoso, ma credo che anche per le preghiere valga lo stesso principio, o almeno le persone che mi è capitato di veder pregare lo facevano parlando, non pensando. E’ come se fosse la voce a dare valore alla parola, a consentirle di concretizzarsi.
        Le prime tracce di quella procedura ignota a tutta l’antichità, cioè la “lettura per piacere personale” (completamente ignota a tutti i grandi saggi del passato), ci descrivono persone che leggevano a voce alta, come preghiere, testi che dovevano imparare a memoria. Non ricordo quale fu il santo che, indirettamente, ci ha lasciato testimonianza dei primi timidi tentativi di “lettura in silenzio”, e non borbottando a voce il testo.
        Come ti confermerà “Pontypool”, la voce è elemento fondamentale e veicolo di contagio universale 😉
        Oggi purtroppo il termine “meme” viene usato per indicare le sciocchezze della Rete, quando in realtà è stato inventato da Richard Dawkins negli anni Settanta come unità di misura dell’evoluzione culturale: se l’evoluzione biologica usa il gene, quella culturale – cioè veicolata tramite voce – usa il meme: parlare con qualcuno significa scambiarsi del materiale memetico, velocizzando evoluzioni che ai geni servirebbero millenni per compiere. Infatti il passaggio tra i primi Sapiens a noi è un brevissimo in confronto all’evoluzione umana precedente, quando cioè non eravamo ancora dotati di parola, eppure l’evoluzione culturale è andata avanti di milioni di anni, anche se dai dibattiti in TV non si direbbe 😀

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        1. C’è preghiera e preghiera, ma è certo che (almeno per il cattolicesimo, e in massima misura) l’uomo non soltanto ha, ma ancor di più è un corpo. La vocalità dunque una differenza la fa, quasi in un senso di “maggiore, più profonda e realizzata forma di esistenza”.
          La tendenza a pensare che la “versione” migliore e perfezionata dell’uomo sia eminentemente spirituale, disincarnata è un apporto tutto greco al cristianesimo, che anzi talvolta lo allontana dalla sua radice ebraica, assai concreta.
          Inoltre esprimere un concetto, un’esortazione, un’invocazione ad alta voce di fronte ad altri implica una responsabilità davanti ad una comunità, o anche soltanto ad un altro ente che la sappia raccogliere. Anche non ci fosse essere umano nei dintorni, l’effetto responsabilizzante agisce su chi pronuncia la formula.

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  2. Un gioco che a volte faccio tra me e me è quello di trovare canzoni in cui si trovi una parola appartenente a una data categoria, per esempio animali, fiori, città… insomma, è un po’ come il gioco che facevamo da ragazzini, però con le canzoni. Tutte le sere faccio dieci minuti di cruciverba in inglese, ora mi scaricherò la app “Words of Wonder”!

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    1. Wow, ai cruciverba in inglese non avevo pensato (d’altronde è da anni che lo uso sempre meno).
      Lieta di averti suggerito un nuovo passatempo, fammi sapere se ti piace! 😊

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        1. Ah! 😄
          Il pensiero della schedina mi riporta dolci ricordi (anche salati in verità) di me e mio padre al bar.
          Ma a me interessavano giochi e patatine, non il calcio.
          E poi guarda, un giorno ho deciso che dovevo pur tifare per qualcosa anch’io, e per scegliere la squadra ho guardato i simboli che mi piacevano di più sulle Pagine Bianche (altra chicca, altri tempi…).
          A me piaceva l’eleganza della signora coi capelli al vento, e così ho dichiarato in mezzo a un branco di manovali bresciani (tutt’al più milanisti) che tenevo per l’Atalanta 😂

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