Risvegli

La vita non è un film dice qualcuno, e io di sicuro non scrivo per parlare di quello con Robert De Niro e Robin Williams.
Il mio risveglio di oggi è stato buffo, assurdo, anche abbastanza traumatico.
Essendomi “calata” quello che confidenzialmente chiamo Il Pastiglione (ossia la quetiapina, antidepressivo prescrittomi dalla psy ormai quasi un anno fa quando, dopo aver avuto un paio di episodi inquietanti, le ho chiesto un supporto per non andare alla deriva) – che sto ormai assumendo saltuariamente perché mi fa dormire di brutto, e questo è piacevolissimo ma anche poco pratico nella vita quotidiana… essendomi calata il pastiglione, dicevo, mi sono risvegliata tarderrimo.
Alle 14.00 circa – ma era tutto programmato.
Al suono dell’ennesimo messaggio sul cellulare.
Segreteria telefonica… sicuramente è la Zecca, come un po’ colpevolmente abbiamo soprannominato questa donna che incontro spesso in biblioteca, incasinata forte, logorroica ed incapace di darsi dei limiti. Le troverò un altro soprannome, perché questo anche se dato in simpatia resta offensivo.
E invece no: non è lei. Non appena parte la registrazione, sento la voce di mia zia, la Volgarona (questa qui). Attualmente non so se si trovi di nuovo a casa, in ricovero di sollievo, o cos’altro. E che mi dice? Mi dice:

Deniseeeee, non ti ho più visto, fatti sentire per piacereee… hai capito? Ciao grazie.
Poverina, è rimasta da sola, suo papà è rimasto schiacciato dalla macchina […]

Così. La prima frase era diretta a me, la seconda l’ha pronunciata mentre armeggiava col telefono per chiudere la chiamata, parlando con non so chi, ho sentito una seconda voce ma non ho riconosciuto a chi appartenesse né le parole.
Mio padre è morto più di nove anni fa ed io il lutto l’ho gestito bene, ma certi particolari ancora adesso tendo a segregarli ed obliarli, perché quella merda umana di medico che ho incontrato in P.S., il certificato che mi è arrivato a casa con scritto “arrotato”, il pensiero delle stronzate scritte da un certo giornalista sul quotidiano locale e riprese da un mucchio di gente che non usa il cervello, i vestiti insanguinati che ho conservato per tre anni prima di riuscire a disfarmene e la pozza che ha lasciato anch’essa per anni un alone in fondo allo scivolo del garage non sono esattamente zuccherini.
Faccio fatica a guardare film che prevedano incidenti di un certo tipo.
Evito alcune parole che associo alla tragedia, e non amo nemmeno la parola tragedia.
Le trasmissioni o i libri che parlano di morti sul lavoro, anche se il mio sul lavoro non era, mi rimestano lo stomaco – pochi giorni fa s’è parlato della Thyssen-Krupp.
Era un venerdì promettente, ma è cominciato davvero in modo strano, eh?

L’inverno scorso, quando mia mamma stava messa male col piede ma ancora non dava segni di voler defungere, quando dissi alla Volgarona che per quella domenica la sorella sarebbe rimasta a casa tranquilla perché non poteva indossare scarpe né pantofole, lei mi rispose di metterle un sacchetto di plastica sul piede.
Eh già, e che ci voleva?
Non era mica malata mia mamma, mica come lei che non riusciva più a camminare (per propria colpa, avendo rifiutato cure e consigli che gliel’avrebbero evitato).
Eh, poverina.
Effettivamente, dopo aver allontanato tutte le persone a cui di lei importasse qualcosa sia pure poco, dopo aver maltrattato tutte le persone che aveva attorno e senza contropartita, ora è terribilmente sola. Poverina.

Io, invece, sono sola e profondamente sollevata di non doverla più vedere, nemmeno di striscio, nemmeno per una frazione di secondo.
Sola e libera da tutte le teste di cazzo che calcano il suolo di questa terra.
Sola, mai poverina, né di spirito né di compagnia.
I miei morti valgono ciascuno più di quanto lei valga da viva.
Amen e vaffanculo.

20 pensieri riguardo “Risvegli

    1. No, nemmeno per sogno.
      Ho goduto, invece, pensando che ovunque sia può guardarsi intorno finché vuole, non mi vedrà arrivare.
      E per domani ho già il mio consueto programma, carino e rilassante.
      Grazie, ricevo e trasmetto il tuo vaffanculo, che è prezioso. Un abbraccio, e mi raccomando: vai piano! 😉 🤗

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        1. Grazie! ❤
          E' senz'altro cominciata bene, sbrigando senza intoppi un paio di pratiche e ricevendo diversi complimenti per la chioma 😀
          E adesso pappa…!
          Buon pranzo e buon pomeriggio 🙂

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    1. Oh, non temere. Non mi dà fastidio, purché non si entri troppo nel merito del come, riguardo a mio padre.
      Per il resto, purtroppo la risposta è no. Non si preoccupa se non di se stessa.
      Ci fosse anche affetto nei suoi approcci, già sarebbe qualcosa. Ma non ce n’è, c’è solo egoismo. Lo dico a ragion veduta, conoscendola da più di trent’anni, non perché sul momento mi abbia lasciato basita.

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