Uomini e tortori

Mi alzo, sbircio dalla finestra della camera e chi vedo?
Sul graticcio che il vicino ha montato per permettere all’uva rampicante di fare il suo lavoro, cioè rampicare, sta appollaiato bello tranquillo e ben pasciuto un tortoro. Tortoro perché è maschio, maschio non perché li sappia distinguere (so distinguere merlo da merla, ma non altro), bensì perché a occhio ha la faccia da scugnizzo. Perciò ho deciso che è maschio.
Io lo osservo, lui osserva l’orizzonte, meditabondo, e non lo mollo finché non solleva il dolce peso e vola sopra il tetto di casa mia. Dieci minuti tutti. Intanto, sulla stradina che si inoltra nei campi, cammina solitario un uomo con cane.
Chissà se, questa primavera, la tortora (femmina) che lo scorso anno ha fatto e disfatto il suo nido sull’asta della tenda da sole del mio terrazzo tornerà a trovarmi.

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