Con l’eccezione degli orfani bambini, per il cuore l’età in cui è più duro sopportare la perdita di un genitore resta la giovinezza, io credo. Per una concatenazione di pensiero, mi è tornato alla superficie della mente alcuni giorni fa che ho potuto godere di mio padre solo per 27 anni; eppure così immenso era il nostro affetto reciproco, e per di più la simbiosi emotivo-intellettuale, che mi pare d’averne vissuti con lui il doppio.
A 34 ho poi perso mia madre. Tra tutti i problemi è stato ancora il respiro a fregarla e lasciarla a piedi, ogni volta che mi sovviene quanto allucinante sarebbe stato vivere l’ultimo atto quest’anno anziché lo scorso, un anno che ha un fattore potenziale di sopruso, impotenza e rimorso moltiplicato per mille, quasi svengo per il sollievo.
Ho trascorso al suo fianco, a curarmi di lei, 7 veloci ma densi anni. Abbiamo dato il nostro peggio ed il nostro meglio. In questo arco di tempo, abbiamo affrontato insieme 3 ricoveri: il primo fu colpa mia, il secondo la vide con il BPAP a stringerle la piccola testa perché non smettesse di respirare, il terzo fu l’ultimo, ma benedetto da operatori sanitari che hanno reso il passaggio un momento di pura grazia.
Con un rapido calcolo: 34 meno 9, poiché 9 ne avevo quando la trafila della malattia è iniziata, fa 25 anni di vita vissuta pericolosamente, ma con gioia.
E nonostanti i lutti mi ritrovo ora privilegiata a gestire questa nuova crisi da sola, sapendo i miei “salvi”, già nella pace. Non è poco.
Mi spiace per i tuoi. La tua osservazione (circa quello che si sono e ti sei risparmiata visto i tempi che viviamo) l’ho sentita fare anche a mio padre, di sua madre, mia nonna, che gli ultimi tempi li visse tutti in una clinica…
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In quello sono stata, siamo state fortunate.
Certo, non si tratta di equiparare il Covid19 all’Apocalisse finale: di situazioni complesse e drammatiche abbonda il mondo, ma quando la tua vita complessa e drammatica lo è già speri sempre che i momenti più pesanti non arrivino proprio quando anche tutto il resto intorno è al collasso, e non potrebbe aiutarti.
A mia madre avevo giurato (di mia iniziativa, perché lo sapesse, non per rispondere ad un suo timore) che non l’avrei mai ricoverata in RSA. Semplicemente, so che brutti posti sono e lo so da prima del virus. Adesso, poi, oltre agli istituti pure gli ospedali sono – per lo più – da evitare. Adesso che siamo in mezzo a questa magagna, voglio dire, non sarebbe cambiato niente: ci sono cose che non si possono gestire a casa propria, ma contrariamente all’apparenza sono poche.
E allora, capisci che morire un anno prima, ma in un modo che non ti lasci rimorsi o rimpianti, è davvero una benedizione.
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Hai ragione. ❤ Per quanto mi riguarda, è tutta una vita che mi preparo a quando morirà mia madre (cioé la persona che, nonostante tutto, mi vuole più bene al mondo, e sta bene in salute). Pensa, un periodo pensavo quasi di essere pronto. Ora credo che non lo sarò mai. Ma non serve pensarci…
Come stai? Da un paio di giorni mi sembri più silenziosa del solito…
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Davvero pronti non lo siamo mai, in effetti.
Ma sereni possiamo arrivare ad esserlo: lavorandoci tutta la vita.
Pensarci serve se si pensa per poi agire.
Non posso che invitarti (no: esortarti) a godertela, tua madre. E magari farle sapere per bene, concretamente, come Dio comanda, quanto le vuoi bene tu – perché immagino sia così. Il “nonostante tutto”, poi, rende la sfida più affascinante, e i successi più esaltanti.
Silenziosa? No, quando mai XD
Però sono molto rilassata.
E domani ti rispondo, promesso 😉
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Mia madre è la persona al mondo che mi fa più arrabbiare. Quando ce l’ho in casa non la sopporto per più di qualche giorno. E’ una donna del tipo che per quanto mi vuole bene sarebbe capace di mettermi di nascosto qualcosa nel cibo, così magari da ammazzarmi! 😀
Poi purtroppo è molto ignorante. Crede ciecamente nelle riviste femminili e nella televisione. Se una cosa invece gliela dico io tende sempre a non crederci!
Però è indubbio che mi voglia un gran bene, questo sì. Un periodo stava molto male per via di una situazione che si era scatentata in famiglia. Stavo molto male per lei anche io. Ed era un dolore molto brutto, perché non potevo far molto per mitigarlo…
Va bene, allora, son contento che sei bella distesa. Scrivimi con calma, ma non esagerare a prendertela comoda, che sta finendo il mondo e non ci resta poi molto tempo…
🙂
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Io e mia madre abbiamo imparato, dopo un sacco di scornate, a volerci bene e dimostrarlo – che se non c’è quello, il bene rimane ma così nascosto che può anche sembrare odio… mi vien da ridere, perché il suo primo ricovero, del quale dico che è stato colpa mia, è avvenuto dopo un litigio pesante al termine del quale (involontariamente, ma tant’è) le ho rotto un femore -.-
Negli intermezzi al pronto soccorso tra un ricovero e l’altro, per ipoglicemia grave: a momenti mordeva gli infermieri, figurati se dava ascolto a me. Una volta mi ha detto di sì, che non prendeva l’aspirina (che è un trigger per la nostra malattia), poi l’ho beccata in bagno con la mano nascosta dietro la schiena come un’adolescente, che tentava di imboscarsela -.-
Eccetera…!
Tranquillo.
Oggi sole, domani alla tastiera.
Ho avuto una rivelazione, Dio mi ha detto che fino a che non piglio il primo versamento della pensione il mondo regge 😉 Mi danno il tempo di spenderlo, poi si vedrà.
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Bene. Forse erano imparentate le nostre madri, visto quanto si somigliano. La mia però forse è un po’ meno violenta (almeno quel che concerne la violenza fisica). Si è limitata solamente una volta a tirarmi uno zoccolo, ma poi si è scusata… 😉
Ecco io non gliel’ho mai detto espressamente che la contraccambio (nonostate tutto) però lei lo sa benissimo, ne sono certo. Non sono di quegli uomini talmente incapaci di dimostrare un minimo di affetto da sentirsi dei falliti. Credo che un filino te ne sarai già accorta…
Me la devo tenere bene a mente la storia del femore rotto qualora un giorno ci si dovesse incontrare… 😉
Che intendi dire affermando che l’aspirina – che tra l’altro è l’unica medicina che prendo, ma solo quando ritengo che serva – è un trigger per la vostra malattia?
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Paura, eh? 😛 😉
No, nessuna violenza, a parte le sculacciate da piccola… sempre che riuscisse a prendermi.
Sono io, quella che ogni tanto dava in escandescenze… motivate, sì, ma comunque dannose per tutti. Eppure abbiamo superato anche questo.
Trigger è come dire un elemento scatenante, che può provocare l’esordio di una malattia oppure una recidiva, un nuovo peggioramento.
Ma non ho notizia di nulla di simile che riguardi l’acido acetilsalicico in altre malattie, eh – e a meno che tu ne abbia una rara, mitocondriale, neuromuscolare non credo che te ne debba preoccupare 😉
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Una cosa molto utile che ho scoperto sulla mia salute quando mi arrabbio è la seguente:
se mi arrabbio molto, ma NON urlo, mi posso riempiere di talmente tanta adrenalina che il cuore mi pompa su la pressione per giorni pure se fino a qualche secondo prima ce l’avevo rasoterra!;
se al contrario urlo, ne pago le conseguenze penso a libello coronarico, e insomma si rischia che poi uno si senta male.
Questo è quello che succede a me, che comunque ho un corpo tutto particolare che i medici non si spiegano (ne avremo di tempo per approfondire).
😉
Ahhh, adesso che ho scambiato con te qualche battuta giornaliera mi sento meglio. Anche questo mi fa stare bene. 🙂 ❤
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Toh: 😘
Mettilo da parte, ‘ché non sempre io ci sono ed ho voglia di interagire, meglio avere una piccola scorta.
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♡
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😊 🙂
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Hai scritto un bel post e te lo dico perché io sto crescendo una mia nipote che ha perso i genitori a 13 anni (ora ne ha 20). Spesso mi chiedo quali siano i suoi pensieri nei suoi momenti di solitudine, anche se nella vita di tutti i giorni è proprio lei che ci tiene in vita con il suo carattere gioviale. Tante volte quello che ci offre un’esistenza è difficile da capire, ma sono convinto che se nulla succede per caso, avremo qualche risarcimento per giustificare un compito che ci è stato dato, o che nella successione degli eventi, ritroveremo nelle infinite vite ancora da affrontare.
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Proprio così.
La morte dei miei non è in sé un evento positivo, ma in un modo per spiegare il quale mi occorrerebbero più parole e pazienza di quante ne abbia oggi da spendere, era una cosa necessaria e addirittura giusta.
Un abbraccio e una preghiera per tua nipote 😘
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Ti abbraccio
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Anch’io, cara! 🤗
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questa riflessione è molto amara.
Mi spiace. Davvero. 😞
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Ti ringrazio, ma non vuole esserlo.
Ha pure l’happy ending 😉
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Lo so che non vuole esserlo, ma perdere i genitori non dev’essere semplice. Ma tu lo sai benissimo.
In bocca al lupo!! 😊
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❤ No, facile non è di certo. Poi ogni volta che sembrava le cose dovessero farsi meno complicate e pesanti – per esempio, anche se è stato triste, dopo la morte di mio fratello: disabile grave – capitava qualcosa di nuovo… per fortuna li sento molto vicini, anche se non potrò abbracciarli nemmeno il mese prossimo alla riapertura… questa vita è tutta una quarantena!
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Mi spiace moltissimo. Anche per tuo fratello. Non poterli riabbracciare, ma sentirli comunque tutti vicini, è già positivo. Spero ti proteggano.
Sempre.
Non è molto, ma ti abbraccio anche io. 🤗
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Lo fanno, lo sento.
Abbraccio gradito ♡♡♡
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Credo di aver letto una sorta di “serenità” malinconica: quella strana sensazione amara che hai quando la tua testa decide di accettare una perdita. E credo sia anche quello che sto vivendo io, che ho perso mio padre a 18 anni.
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Malinconia, anzi nostalgia, ma serena; sì.
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